Formula 1
F1, problema statistiche: come verranno conteggiate le pole della qualifica sprint?
Oggi a Silverstone assisteremo alla qualifica per la qualifica sprint che andrà in scena domani. Il format sperimentale prevede appunto una mini-gara di 100 km da disputarsi nella giornata di sabato, il cui ordine d’arrivo determina la griglia di partenza del Gran Premio vero e proprio alla domenica. Cionondimeno, è necessario stabilire l’ordine in cui le vetture scatteranno nella qualifica sprint. Al riguardo, Liberty Media ha deciso di utilizzare il format di qualifica in voga dal 2006, quello diviso in Q1, Q2 e Q3, anticipandolo però al venerdì.
Tuttavia, queste dinamiche generano una serie di problematiche dal punto di vista statistico, sentitamente sul tema della pole position. Nelle scorse settimane Ross Brawn è stato chiarissimo in merito a un fatto, ovvero che la pole position vera e propria sarà accreditata al vincitore della qualifica sprint. Dunque, chi passerà per primo sul traguardo sabato otterrà una pole position. Mossa coerente, perché la mini-gara mantiene il valore di qualifica al Gran Premio in sé. Applausi sotto questo punto di vista, perché la lettura data è quanto mai corretta.
Però è rimasta in sospeso un’altra questione. Ovvero, cosa ottiene il più veloce nella giornata del venerdì, quindi colui che parte dalla prima casella nella sprint race? Come deve essere conteggiata la “pole position” della qualifica sprint? Al riguardo non è stato detto nulla, ma conoscere la storia della Formula Uno può aiutare in tal senso. L’opinione di chi scrive è che la pole della qualifica sprint non debba essere conteggiata in alcun modo. La ragione? Esistono dei precedenti.
Non bisogna dimenticare come, dal 2003 al 2005, la F1 abbia vissuto l’epoca della superpole che a lungo è stata divisa in due sessioni. La prima, nel 2003 tenuta proprio di venerdì, vedeva i piloti scendere in pista seguendo l’ordine della classifica Mondiale e, dal 2004 in poi, la classifica della gara precedente. Tale sessione serviva esclusivamente per determinare l’ordine di partenza del turno decisivo, con la vettura più veloce che avrebbe avuto diritto a scendere in pista per ultima.
Ebbene, come si può notare, il concetto è assimilabile a quello che vivremo in questi due giorni. Si teneva una sessione di qualifica allo scopo di stabilire l’ordine di partenza delle qualifiche, proprio come ora. Certo, all’epoca si parlava di superpole e non di sprint-race, ma la situazione è esattamente la stessa.
Proprio per questo chi realizza il miglior tempo oggi non dovrebbe essere accreditato di nulla sul piano statistico. Dal 2003 al 2005 chi era primo al termine del turno preliminare non otteneva alcunché, semplicemente una pacca sulla spalla. Un esempio concreto? Quanti si ricordano che al GP di Francia 2003 il migliore al venerdì fu Jos Verstappen, papà di Max, a bordo della Minardi?
In quel caso la sessione del venerdì cominciò con asfalto bagnato, che però si asciugò progressivamente. Le Minardi, ultime a scendere in pista, poterono farlo con pneumatici slick. Il risultato fu di vedere Jos Verstappen rifilare più di 6” alla Ferrari di Rubens Barrichello! Però il pilota olandese non ricevette alcun riconoscimento statistico di quest’impresa, così come nessuno di coloro che fecero segnare il miglior tempo nella sessione preliminare.
Il precedente del 2003-2005 ci insegna, quindi, che il più veloce nelle qualifiche odierne si debba accontentare di essere ricordato come il primo del turno. Fine. Se si è deciso di essere coerenti e assegnare la pole position a chi taglia per primo il traguardo della sprint race, allora bisogna esserlo anche sul venerdì e non conferire nulla al più rapido di oggi.
Foto: La Presse