Nuoto

Nuoto, Gregorio Paltrinieri menomato, ma presente: una scelta da rispettare

Pubblicato

il

C’era una volta il mezzofondo italiano che dominava in lungo e in largo. Fa specie dirlo, perchè “una volta” era appena ieri ma oggi l’Italia dei titoli e dei podi mondiali e olimpici dai 400 stile libero in su non c’è più per diversi motivi. Se da una parte c’è la debacle del gruppo allenato da Stefano Morini che si cosparge il capo di cenere sui social prendendosi tutte le responsabilità dei risultati non soddisfacenti del suo duo (Detti e De Tullio, anche loro lucidissimi nelle analisi post gara e da applausi nel non cercare scuse), dall’altra c’è un Gregorio Paltrinieri a cui è caduto il mondo addosso a metà giugno quando, in piena preparazione per una tripletta di podi che sarebbe stata storica, ha scoperto di avere la mononucleosi.

Una botta che avrebbe ucciso un bufalo imbizzarrito ma Paltrinieri non si è fatto sopraffare dalla sfortuna e dalla spossatezza che gli provocava una malattia così subdola. Gli sarà anche passata per la mente l’idea di lasciare tutto e iniziare a pensare a Parigi, dove arriverà a 30 anni, ma lui è uno abituato a non mollare, anche se tutto sembra girare storto. Ha curato la malattia, che ci mette mesi però a lasciare definitivamente il corpo che ha aggredito, ha ripreso ad allenarsi solo quando era sicuro che non ci sarebbero stati strascichi e, a differenza di quello che avrebbe fatto il 99% dei suoi colleghi e rivali, è partito per Tokyo con l’idea di fare le tre gare per cui si era preparato per cinque anni, con tanto di cambio di allenatore un anno fa.

Che non sarebbe stato il solito Paltrinieri arrembante lo si è capito dopo 50 metri della batteria. Ha fatto fare la gara agli altri, ha usato la prima parte per “annusarsi”, per controllare ogni sensazione, ogni movimento, ha sofferto, forse ha anche qui ha pensato che non valeva la pena soffrire ma ha sofferto, ha continuato a soffrire, ha cercato di superare il limite e alla fine ce l’ha fatta con un tempo che, due mesi fa, avrebbe schifato anche nell’ultimo degli allenamenti, quelli che fai con un braccio solo perchè non ne puoi più di vedere piastrelle tutto il giorno.

E’ in finale Gregorio Paltrinieri e, tirato il sospiro di sollievo, dice di essere soddisfatto e di aver dato tutto. E’ il ritratto della fatica, appare un po’ dimagrito ma nemmeno troppo. Se non sapessimo cosa ha avuto nei due mesi diremmo che è “tirato a lucido”. E’ in finale e scenderà in vasca anche se il rischio di vedere da lontano quella lotta per l’oro di cui sarebbe stato protagonista, come magari qualche volta è accaduto nei brutti sogni con Weelbrock e Romanchuk a giocarsi il titolo e lui ad assistere impotente, c’è eccome. Scenderà in vasca perchè l’istinto ad esserci, a partecipare è più forte di tutto e deve servire da lezione per tutti quelli che “cosa ci vado a fare tanto gli altri sono più forti.

Quando c’è una corsia in finale, c’è una speranza. Del resto a maggio a Budapest aveva sofferto in batteria nei 1500 dopo una settimana di acque libere. Anche lì il motivo c’era, anche lì avrebbe potuto mollare e ritirarsi, anche lì aveva strappato il pass per la finale per il rotto della cuffia, con il settimo tempo (a Tokyo l’ottavo) ma il giorno dopo se la giocò alla pari con Romanchuk, bravo a sopravanzarlo nel finale. Qui di giorni ce ne sono uno e mezzo per organizzare qualcosa. Se è andato a Tokyo è perchè un po’ di benzina in corpo ce l’ha, Greg e non dovesse avercela l’unica cosa da fare è alzarsi in piedi e applaudire, perchè quella che sta dando è più una lezione di vita che di sport. 

L’ultima considerazione parte dal parallelismo con l’altra campionessa immensa del nuoto italiano che domani va a chiudere la sua carriera olimpica con la quinta finale nei 200 stile. Se a Rio Federica Pellegrini fosse arrivata terza per un centesimo si sarebbe ritirata e non avrebbe regalato agli appassionati italiani le emozioni di Budapest e Gwangju e pure quella di questa notte, con tanto di pianto liberatorio. Un Paltrinieri non protagonista a Rio significa altri tre anni di un Paltrinieri deciso a compiere la grande impresa con tanta voglia di riscatto: a 30 anni (quelli che avrà a Parigi 2024) il fisico permette ancora qualche follia. Godiamocelo, questo grande campione, qualsiasi cosa faccia.

Foto: LaPresse

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version