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Nuoto, il biennio nero di Gabriele Detti. Motivazioni intatte, ora la sfida più difficile: risalire la china a 27 anni

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E’ un Gabriele Detti che è uscito con le ossa rotte purtroppo dalla vasca dell’Aquatics Centre di Tokyo. I 400 e gli 800 stile libero olimpici hanno lasciato al livornese l’evidenza che la miglior versione di sé non c’era. Il sesto posto nella Finale delle otto vasche e l’atto conclusivo non centrato nell’altra specialità pongono l’accento su una situazione di difficoltà che la questione pandemica ha acuito, ma che di fatto non è nata nel 2021.

Riavvolgendo il nastro, i guai per l’azzurro sono un po’ iniziati da un problema alle spalla nel 2018. Un fastidio che l’ha costretto a un lungo periodo di stop e, mentre i suoi compagni facevano fuochi e fiamme agli Europei di Glasgow, lui era a leccarsi le ferite sperando di tornare quello che a Rio 2016 aveva vinto due bronzi nei 400 e nei 1500 stile libero e aveva vinto il bronzo iridato nei 400 sl e l’oro iridato negli 800 sl a Budapest.

Il colpo di coda c’era stato nel corso della rassegna iridata a Gwangju (Corea del Sud) con un bronzo di speranza, anche se in quel caso un po’ di rammarico c’era stato perché, con un po’ più di coraggio, si poteva puntare al bersaglio grosso. Partendo da questo aspetto, nell’ultimo biennio costellato da tante controprestazioni con l’unica eccezione dell’eccellente 400 sl nuotato al Trofeo Settecolli 2020, quello che è mancato è stato lo spirito e la consapevolezza di poter essere lì per vincere.

L’atleta che negli ultimi 100 metri montava letteralmente sull’acqua e faceva la differenza, ha lasciato spazio a una versione anonima e piatta, priva di forza. Spiace dirlo perché si è sempre al cospetto di un campione che a 27 anni deve ritrovarsi e non sarà facile. Dei discorsi dovranno essere affrontati da settembre e vedremo in che modo il toscano saprà ritrovare il sentiero perduto.

Foto: LaPresse

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