Tokyo 2021
Olimpiadi Tokyo, il CIO sconsiglia le proteste degli atleti al momento del podio
“I podi non appartengono a nessuno”, queste sono le parole di Anita DeFrantz, vicepresidente del CIO, sulla questione delle eventuali proteste di qualche atleta ai Giochi Olimpici di Tokyo al momento della consegna delle medaglie. Una discussione scatenata dal Presidente della Federazione statunitense che, dopo aver appreso della volontà del massimo organo sportivo mondiale di sconsigliare ogni forma di manifestazione, ha risposto che anche il CIO dovrebbe cambiare il proprio approccio, dopo aver concesso le Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino, Nazione accusata senza mezzi termini di genocidio.
La risposta, come detto, è arrivata secca da parte di Anita DeFrantz, durante una recente intervista a ESPN: “I podi non appartengono a nessuno. Se sei abbastanza fortunato da salire su uno di quei gradini e riesci a immergerti in quel momento per il resto della tua vita, quel momento è tuo, certamente, ma non il podio”.
Ma, questo ammonimento, avrà successo? Nelle prossime giornate di gare vedremo diversi atleti che supporteranno i movimenti come Black Lives Matter o altri. Proprio per questo la regola 50.2 della Carta Olimpica ha a lungo proibito agli atleti: “…ogni tipo di dimostrazione o propaganda, sia politica, religiosa o razziale, nelle aree olimpiche”.
Il mese scorso, il CIO ha modificato le linee guida, consentendo ai concorrenti una maggiore libertà di espressione prima dell’inizio di un evento e durante le conferenze stampa. Gli atleti, tuttavia, non possono ancora fare una dichiarazione politica sul podio o durante la gara.
Nella giornata di giovedì, più di 150 atleti attuali ed ex, tra cui Tommie Smith e John Carlos, la cui protesta alle Olimpiadi del 1968 è diventata un simbolo del movimento per i diritti civili, hanno firmato una lettera esortando il CIO a non punire gli atleti che manifesteranno.
Foto: Lapresse