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Atletica, Alessandro Lamburschini sulle imprese di Jacobs e Tamberi: “Vittorie che danno credibilità”

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Le emozioni per quegli ori ancora sono vive nei cuori di tutti. Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi oggi hanno potuto fregiarsi di quanto costruito ieri, in una serata a Tokyo che potranno raccontare ai nipotini, co-protagonisti dell’evento sportivo più importante di sempre per il nostro Paese. Conquistare il metallo più pregiato alle Olimpiadi nei 100 metri e nel salto in alto nello stesso giorno è qualcosa che mai nessuno avrebbe potuto lontanamente immaginare.

Risultati che fanno bene anche a un’atletica italiana bisognosa di questi riscontri per dare convinzione e fiducia a tutto il gruppo, instaurando quel circolo virtuoso di cui si ha così tanto bisogno. Di questa idea è convinto Alessandro Lambruschini, medaglia di bronzo nei 3000 siepi ad Atlanta ’96 e tra gli esponenti più importanti della storia dell’atletica nostrana.

Gli ori di Tamberi e Jacobs? Hanno scritto una pagina di storia che cambierà l’atletica italiana. Vittorie così danno credibilità, danno modo di crederci di più per ottenere grandi risultati“, le parole del ‘keniano bianco’ all’Ansa, che esattamente 25 anni fa conquistò quel podio così significativo in una specialità nella quale gli africani dominavano e dominano tuttora.

Ricordo quasi tutto di quel giorno, dalla mattina appena sveglio, alla colazione e alla preparazione. Il pulmino che mi ha accompagnato allo stadio per il riscaldamento e tutti gli attimi prima dell’inizio della finale. Grandi emozioni. Conquistare una medaglia significa entrare nella storia. Io ero alla mia terza Olimpiade, chiusi quarto sia a Seul sia a Barcellona, quindi ad Atlanta dovevo fare qualcosa di importante“, ha raccontato Lambruschini.

Ricordo ancora che prima della partenza su un display fecero vedere le ultime due olimpiadi e quindi anche i miei quarti posti. Mi era venuta un po’ di ansia da prestazione per questo, ma ero anche molto concentrato e in forma. Ho vissuto sempre in giro per il mondo a contatto di realtà e culture diverse, quando questo viene a mancare soffri, fare qualcosa di diverso è difficile ma necessario“, ha concluso il classe ’65 nativo di Fucecchio.

Foto: Olycom LaPresse

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