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Atletica, Antonio La Torre fa il punto della situazione: “Nostri successi non casuali, la mentalità è quella del ‘Si può fare!'”

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Così proprio non ce la si aspettava. Le Olimpiadi di Tokyo sono state senza dubbio, in chiave italiana, quelle dell’atletica leggera. I cinque ori ottenuti dalla spedizione tricolore hanno fatto saltare il banco e regalato delle emozioni indescrivibili.

Gianmarco Tamberi nel salto alto, Marcell Jacobs nei 100 metri piani, Massimo Stano e Antonella Palmisano nella 20 km di marcia e la staffetta 4×100 maschile hanno assunto i crismi dell’immortalità sportiva e di sicuro i filmati di questi trionfi saranno tra i più visti da qui alle prossime settimane.

E’ però il momento di fare un bilancio della situazione, considerando che una gara ancora resta nei Giochi, ovvero la maratona. A occuparsene è stato il Direttore Tecnico Antonio La Torre che ha parlato chiaro: “Ci siamo messi in un bel guaio (sorride), adesso inizia la sfida per mantenersi in questa nuova dimensione, o molto vicini. Ce l’ha insegnato Gimbo Tamberi, con la sua parabola sportiva e umana, come si fa. Da adesso in poi la mentalità deve essere che ‘si può fare!’, le parole di La Torre (fonte: Fidal).

L’avvicinamento l’abbiamo costruito bene, qui sono successi dei fatti esagerati ma non per caso: pensate a Stano e Palmisano che due anni fa abbiamo mandato in Giappone per studiare le condizioni che avrebbero trovato ai Giochi. I numeri ci dicono che il 65% di chi ha gareggiato ha superato almeno un turno. Con le staffette abbiamo realizzato 4 record italiani su 5, frutto di tanta pianificazione. Marcell Jacobs ha migliorato il primato italiano in ognuno dei suoi cinque turni di gara, e due volte quello europeo nei 100: credo possa essere l’uomo da battere per i prossimi tre anni se resterà se stesso. Tortu, un guerriero come non mai, l’abbiamo subito ritrovato dopo la semifinale, e non abbiamo mai pensato di spostarlo dall’ultima frazione della staffetta. Con Marcell, Desalu e Patta ha scritto la storia. Patta, ecco: abbiamo scelto di non fargli fare gli Europei under 23 per preservarlo in vista dei Giochi”, ha precisato il Direttore Tecnico.

Una Nazionale con tanti prospetti giovani interessanti. L’ha ricordato La Torre nel suo intervento: “Penso a Sibilio – vorrei che tutti avessero la sua, lasciatemelo dire, ‘cazzimma’ – ma anche a giovani donne già mature come Battocletti e Sabbatini. A Randazzo. Mi è piaciuto molto il quinto posto di Zane Weir, pieno merito a Paolo Dal Soglio per come l’ha portato a questa finale e sono certo che aiuterà tantissimo Leonardo Fabbri verso Parigi 2024. Non voglio dimenticare nessuno, per esempio Bogliolo e Osakue, altre neo primatiste, o un Re tornato ai livelli di Doha. L’Europa si è accorta di noi e considero cruciali gli Europei di Monaco del prossimo anno (in programma dopo i Mondiali di Eugene, ndr)“.

Idee chiare al pari di un rapporto molto trasparente con il presidente della Federazione Stefano Mei: “Da parte sua nessuna interferenza tecnica e totale carta bianca e fiducia, questo è stato importante. Non voglio neanche nascondere i problemi, cioè capire cosa sia successo a Crippa, oppure un mezzofondo veloce da rifondare, diverse gare dei lanci nelle quali siamo scoperti, la marcia che deve lavorare sul ricambio. Dallavalle sarà un elemento di classe mondiale assoluta, a Larissa Iapichino, qui assente, abbiamo dato tutto il tempo di maturare”.

Foto: LaPresse

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