Atletica
Atletica, Gianmarco Tamberi: serve il salto della vita per fare scacco matto alle Olimpiadi. A pranzo la finale
Gianmarco Tamberi aspettava questo momento da cinque anni. Dall’infortunio subito a Montecarlo, nella notte in cui firmò il record italiano (2.39), il marchigiano aveva messo il mirino sulla finale del salto in alto alle Olimpiadi di Tokyo 2020. La pandemia ha ritardato di un anno la rassegna a cinque cerchi, ma ora finalmente ci siamo: oggi (dalle ore 12.10) l’azzurro proverà a essere protagonista con l’obiettivo di salire sul podio a cinque cerchi.
I salti visti in qualifica non sono stati convincenti dal punto di vista tecnico (superato 2.28 al secondo tentativo) e la marcia di avvicinamento ai Giochi non è stata brillante dopo il piccolo infortunio che ha compromesso la prima parte della stagione outdoor (al coperto ha vinto l’argento agli Europei indoor), ma il nostro portacolori ha il carisma e il carattere per tirare fuori il coniglio dal cilindro nel momento più importante.
Il ribattezzato Halfshave è estroso e potrebbe esaltarsi in questo contesto. Cosa servirà per andare a medaglia? Verosimilmente si deciderà tutto tra 2.33 e 2.35: queste le misure previste dalla progressione, con 2.30 che sarà già uno scoglio importante. Ci si scalderà con 2.19 e 2.24, si inizierà a fare sul serio con 2.27 prima dell’escalation finale. Gianmarco Tamberi se la gioca, consapevole che non sono ammessi errori e che bisognerà superarsi: il suo primato stagionale all’aperto è il 2.33 del Golden Gala, indoor si spinse fino al 2.35 della rassegna continentale. Se riuscisse a ripetere certe misure…
Gli avversari sono quotatissimi. Il favorito della vigilia è il qatariota Mutaz Essa Barshim: vero che in stagione non è andato oltre 2.30, ma stiamo parlando del campione del mondo in carica e di un fuoriclasse assoluto capace in passato di volare fino a 2.43, a due centimetri dal primato mondiale di Javier Sotomayor. Il miglior accredito stagionale, però, è del russo Ilya Ivanyuk, capace di un eccezionale 2.37 poche settimane fa: il 28enne ha vinto la medaglia di bronzo agli ultimi Mondiali ed Europei. Altro nome di lusso è quello del bielorusso Maksim Nedasekau, anch’egli issatosi a 2.37 in stagione. Il 23enne è conosciuto benissimo dall’italiano perché hanno inscenato un memorabile duello agli Europei indoor di marzo, vinto a 2.37 proprio da Nedasekau.
Sul podio iridato di Doha 2019, in mezzo a Barshim e Ivanyuk, c’era anche il russo Mikhail Akimenko, oggi autore di un buon percorso netto e presentatosi in Giappone forte di 2.33. Fa molta paura anche l’estroso statunitense Juvaughn Harrison: 2.36 lo scorso 14 maggio, ha appena 22 anni ed è in finale anche nel salto in lungo. Sono sicuramente meno considerati il canadese Django Lovett, l’altro americano Shelby McEwen, l’australiano Brandon Starc, ma sono comunque uomini capaci di 2.33 nel 2021. Meno quotati, ma in finale diventano tutti temibili, sono il neozelandese Hamish Kerr, il giapponese Naoto Tobe, il sudcoreano Sanghyeok Woo e il britannico Tom Gale.
Foto: Lapresse