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Atletica, l’effetto Jacobs: cavalcare l’entusiasmo con spirito di emulazione e investimenti

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9 secondi e 80 centesimi: lo scoccare rapido delle lancette ha regalato agli appassionati di atletica leggera in Italia qualcosa di unico e mai visto. Marcell Jacobs è entrato nella storia: mai nessun italiano aveva raggiunto la Finale olimpica dei 100 metri piani, la gara regina dei Giochi. Il nativo di El Paso ha saputo spingersi ben più in là: medaglia d’oro e nuovo primato europeo della distanza, togliendo di turno in turno centesimi di secondo al suo personale. Un sogno diventato realtà in quel 1° agosto che, insieme al sigillo di Gianmarco “Gimbo” Tamberi ha dato il via alle Olimpiadi dell’atletica leggera italiana.

Sì perché la rassegna a Cinque Cerchi ha avuto questi connotati. Si era abituati a recitare il ruolo delle comparse nella Regina dello Sport: a Londra 2012 Fabrizio Donato aveva portato a casa un bronzo nel salto triplo, mentre a Rio 2016 la spedizione tricolore se ne tornò a casa con uno sconfortante zero. Anni di processi e di discussioni e poi in Giappone qualcosa è cambiato perché cinque medaglie d’oro nella stessa edizione dei Giochi non si erano mai viste nella specialità. Ci si era fermati in passato a 3 (Mosca 1980 e Los Angeles 1984 caratterizzate entrambe dai noti boicottaggi di USA e URSS). L’atletica leggera, dunque, si è trasformata a sorpresa nel motore dell’intera spedizione italiana a Tokyo, tenendo conto che il 50% degli ori conquistati ha questa origine.

Il circolo virtuoso si è generato grazie ai sigilli di Jacobs (100 metri) e Tamberi (salto in alto), seguiti dalle affermazioni di Massimo Stano e Antonella Palmisano (20 km di marcia) e della 4×100 maschile. Il sunto complessivo parla chiaro: ben dieci finalisti, con Zane Weir quinto nel getto del peso, Nadia Battocletti settima nei 5000 metri, la 4×400 maschile settima, Filippo Randazzo ottavo nel salto in lungo, Alessandro Sibilio ottavo nei 400 ostacoli. A ciò vanno associati gli undici record nazionali.

In sostanza Stefano Mei, presidente della FIDAL, ha per le mani la possibilità di dar seguito agli exploit nipponici, tenendo conto della giovane età di alcuni interpreti come Sibilio, Battocletti e anche Gaia Sabbatini che, pur non qualificata per la Finale dei 1500 metri, ha saputo realizzare il secondo crono all-time in Italia su questa distanza, confermandosi in grande crescita dopo l’oro degli Europei Under23, rassegna nella quale l’Italia ha terminato in vetta al medagliere (6 ori, 5 argenti e 2 bronzi), anche in questo caso cosa mai accaduta prima. In questo discorso, ovviamente, non va dimenticata Larissa Iapichino che, senza uno sfortunato infortunio, avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi e mettere in mostra il proprio talento.

L’effetto “Jacobs”, se così lo vogliamo definire, è esploso nei Giochi e per valorizzare il tutto nel futuro serviranno investimenti. Stando ad alcuni analisti americani, la vittoria delle Olimpiadi dell’azzurro potrebbe valere circa 5 milioni di dollari. Dal solo main sponsor e da quello tecnico personale dell’atleta (Nike), il ricavato potrebbe ammontare a 3 milioni e mezzo di euro l’anno. Il velocista è una risorsa importante non solo per se stesso, ma anche per l’Italia. Stando ad alcuni dati di Eurostat riportati da momentofinanza.it, l’investimento tricolore è stato pari a 79,1 euro per abitanti nel 2019, contro i 119,7 medi europei, i 108,3 in Germania, i più di 200 in Francia e nei Paesi Bassi. Se si guarda quindi a livello percentuale, sul totale della spesa pubblica siamo, con lo 0,5%, tra gli ultimi.

I successi sportivi di quest’estate possono rappresentare una discontinuità. Per spirito di emulazione, molti dei giovanissimi vorranno darsi alla pratica e questi risultati “obbligheranno” le istituzioni a investire di più e meglio in strutture e competenze. Come riportato da Repubblica nei giorni precedenti, “Sport e salute”, azienda pubblica controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, investirà 16,8 milioni per rinforzare la disciplina alla scuola primaria. E ci saranno gli insegnanti specializzati: 76.500 le classi coinvolte. Nello stesso tempo, nel Recovery Plan (fonte Gazzetta dello Sport), 300 milioni saranno impiegati, di qui al 2026, per costruire in tutto 230.400 metri quadri di nuovi impianti sportivi e palestre nelle scuole, anche per combattere l’abbandono scolastico , mentre altri 700 milioni serviranno per ammodernare le strutture sportive e i parchi cittadini e ad aumentare la disponibilità di spazi per praticare attività sportiva, con attenzione particolare alle aree svantaggiate e alle periferie urbane.

A questo punto non resta che attendere gli sviluppi, con l’augurio che non ci si monti la testa e si sappia sfruttare al meglio il capitale umano a propria disposizione.

Foto: LaPresse

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