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Atletica, Olimpiadi Tokyo 2020: l’Italia e il circolo virtuoso del successo. Tamberi ha dato il via alla magia

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E’ tutto vero. L’Italia dell’atletica leggera continua a far sognare e si ha quasi paura di addormentarsi. I cinque ori olimpici, l’ultimo dei quali nella 4×100, sono troppo per chi come noi non è abituato/a a godersi queste gioie.

Quest’oggi altri due sigilli dorati: Antonella Palmisano, d’autorità, domina la 20 km di marcia, mettendo in riga tutte e le temibili cinesi sciolte come neve al sole sotto i colpi della pugliese, che così ha voluto replicare la stessa impresa del suo corregionale Massimo Stano; Lorenzo Patta, Macell Jacobs, “Fausto” Desalu e Filippo Tortu uniti per un sogno. Cinque metalli pregiati è roba da far spavento, roba da USA, visto il medagliere dell’atletica attuale ai Giochi.

Non era mai accaduto che l’Italia vincesse cinque ori in questa disciplina nella rassegna a Cinque Cerchi e per trovare una specialità che è riuscita a spingersi a tanto in un’edizione delle Olimpiadi bisogna spingersi ad Anversa del 1920 con la scherma (unico caso). Storie di un altro secolo che testimoniano la porta di un’impresa di proporzioni “bibliche”.

Ma come è stato possibile? La sensazione è che tutto sia nato da quella gara con Gianmarco Tamberi protagonista. Quel 1° agosto è cambiato tutto perché con l’oro di Gimbo nel salto in alto, il capitano ha dato l’esempio del “Si può fare, non dobbiamo temere nessuno“. Con questo spirito, nel giro di pochi minuti, Jacobs è diventato il primo azzurro non solo a essere in una Finale dei 100 metri, ma addirittura a vincere con il nuovo primato europeo di 9″80.

Qualche benpensante ha parlato di doping o di scarpe, ma l’energia extra è arrivata dallo spirito di emulazione e dalla convinzione di potercela fare. Così la marcia italiana è tornata ruggire, conquistando un successo assoluto che mancava da 13 anni ai Giochi, regalandosi una doppietta fantastica Stano-Palmisano. Nello stesso modo i quattro staffettisti hanno corso con l’idea che nessuno fosse imbattibile e gli altri dovessero inseguire.

Questa Italia gareggia con la voglia di stupire e anche così vanno letti alcuni miglioramenti sostanziali come quelli di Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli, di Nadia Battoccletti nei 5000 metri, di Luminosa Bogliola nei 100 ostacoli, di Zane Weir nel getto del peso, delle ragazze nella staffetta 4×100 e dei ragazzi nella 4×400 (finalisti olimpici e finalmente sotto il muro dei 4′).

Citazioni non causali di un circolo virtuoso più forte delle dicerie e delle chiacchiere di chi, con fare sospettoso e di parte, fatica ad accettare i riscontri sul campo, non considerando quanto la testa a questi livelli sappia fare la differenza. E, forse, non è ancora finita…

Foto: LaPresse

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