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Atletica
Atletica, Olimpiadi Tokyo. Gianmarco Tamberi: “Barshim un grande amico, con un altro non avrei diviso la medaglia d’oro”
Gianmarco Tamberi ha commosso tutti con la sua esultanza dopo l’oro olimpico nel salto in alto in coabitazione con il qatariota Mutaz Essa Barshim; un calvario lungo cinque anni, messo alle spalle con una prova perfetta fino alla misura di 2,37 che gli ha permesso di mettersi al collo il metallo più pregiato delle competizioni sportive. Quest’oggi l’atleta azzurro è tornato a casa, ad Ancona, dove è stato accolto dall’abbraccio delle istituzioni.
Nel Palaindoor della sua città, affiancato dal padre Marco e dalla fidanzata Chiara, Gianmarco ha voluto sottolineare come il supporto esterno lo abbia spinto fino ad arrivare alla giornata dell’1 agosto: “Devo ringraziare tutti i presenti perché ognuno di voi ci ha messo qualcosa di suo nel percorso che mi ha portato a Tokyo. Ho attraversato momenti difficili, con l’infortunio e la condizione che al rientro non era quella di prima, ma volevo a tutti i costi tornare ai miei livelli e prendermi quella medaglia”.
Tamberi, dopo questa grande vittoria, vuole godersi il successo: “Ora l’asticella mi sembra 2,70 ma quando ho saltato la vedevo a 1,40… E in questo momento voglio godermi il successo. Non l’ho mai fatto realmente, perché ogni vittoria era una tappa verso le Olimpiadi. Qualcosa che mi stimola, è pensare che il prossimo anno a Eugene, negli Stati Uniti, ci saranno i Mondiali all’aperto. È l’unico grande evento in cui non ho ancora vinto”.
L’atleta azzurro ha voluto poi sottolineare l’importanza di Barshim nel suo recupero, soprattutto psicologico. Non solo avversari, ma dei grandi amici che hanno condiviso un momento meraviglioso delle proprie vite, tanto da ammettere che non avrebbe preso questa decisione con un altro atleta: “Per me è un grandissimo amico e con lui ho condiviso tutta la mia carriera, fin dai Mondiali giovanili del 2010, compreso l’infortunio. Sono stato anche al suo matrimonio, insieme a Chiara. E così a Tokyo, dopo l’ultimo errore a 2,39, per prima cosa mi è venuto in mente di andare da lui ad abbracciarlo. Una gara così la sognavamo da anni. In uno sport individuale, quello che può mancare è la condivisione della felicità. Con molti altri non l’avrei fatto, perché sono un agonista nato, e nessuno dei due aveva paura di perdere. Ma ero lì con un amico, e decidere di non proseguire con lo spareggio è stato solo un gesto di amore reciproco”.
Foto: LaPresse