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Basket, Kevin Durant l’uomo delle finali olimpiche. Sfiorati i 30 punti come a Londra e Rio

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Un uomo si è rivelato grandissimo protagonista nelle ultime tre finali olimpiche. Kevin Durant se le è andate a prendere tutte, con un rendimento sempre a dei livelli superiori: 30 punti contro la Spagna nel 2012, 30 anche contro la Serbia nel 2016 e, infine, 29 contro la Francia pochi minuti fa.

Come lui, a livello di medaglie d’oro olimpiche da quando sono i professionisti della NBA a scendere in campo, soltanto un altro: Carmelo Anthony, che di campagne a cinque cerchi ne ha vissute quattro: Atene 2004 (con il bronzo dietro ad Argentina e Italia), Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016. Due destini diversi per loro, benché contrassegnati da una vicinanza di scelte al draft NBA dei loro tempi: terza per “Melo” nel 2003, seconda per “KD” nel 2007. Di quest’ultimo, peraltro, si tende troppo spesso a dimenticare un’altra serie di performance da togliere il fiato, quelle dei Mondiali 2010 in cui trascinò, letteralmente, Team USA alla vittoria.

Eppure quest’oggi per molto tempo è parso che Durant potesse essere sulla strada buona per mettersi a caccia di una giornata da leggenda: erano già 21 i punti all’intervallo. Il tutto condito dal tentativo di trovare la schiacciata che sarebbe finita su qualsiasi rotocalco dedicato alle Olimpiadi alla fine delle stesse. Non gli è riuscito perché qualcuno (Gobert) si è opposto, ma nessuno è rimasto seduto sulla sedia nel guardare una cosa simile.

Nel rallentamento dei due quarti conclusivi, però, a Durant è bastata una sola cosa per essere decisivo: la coppia di tiri liberi a otto secondi dalla fine con la Francia sul -3. Ma decisivo è anche stato il ragionamento di Team USA, che ha smesso di affidarsi solo e soltanto a lui, rendendosi conto che qualche opzione offensiva in più ce l’aveva, con tre nomi e cognomi: Jayson Tatum, Jrue Holiday, Damian Lillard.

Quella di oggi è la miglior maniera, per “KD”, per festeggiare un rinnovo quadriennale con i Brooklyn Nets da 198 milioni di dollari, che rendono l’idea del valore di uno dei migliori giocatori del mondo, e c’è chi direbbe che, prendendo in esame lo stato dell’arte attuale, sia veramente il migliore. In maglia USA, bastano pochi numeri per definirlo: è primo marcatore di sempre, come lo è per triple realizzate (con l’irreale 50.3%), tiri liberi realizzati e punti a partita. Fossero però solo i numeri a descriverlo, gli si farebbe un serissimo torto. Basta guardarlo per scoprire quello che si sa dal 2007 a questi livelli: siamo di fronte a un livello superiore della pallacanestro.

Credit: Ciamillo

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