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Basket, Olimpiadi Tokyo: la Francia ai raggi X. Sfida proibitiva per gli azzurri, ma…

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C’è chi l’ha definita la sfida più difficile di tutte in relazione ai quarti di finale, in misura anche maggiore rispetto a un teorico confronto con Team USA. Quello contro la Francia, per gli azzurri, è un quarto di finale che presenta delle notevoli difficoltà soprattutto vicino a canestro, soprattutto a causa di un nome che in NBA ha ormai acquisito un credito altissimo.

Si sta naturalmente parlando di Rudy Gobert, il centro degli Utah Jazz che è ormai ben noto per le sue doti difensive. Ai Jazz come al servizio di Collet non è lui il principale cardine offensivo, ma quel che conta è a rimbalzo (7.7 di media alle Olimpiadi, 11.3 nell’ultima stagione NBA in soli termini di regular season, diventati 12.3 nei playoff). E soprattutto, anche se finora non ha ancora avuto modo di dimostrarlo, c’è il lato delle stoppate che ha contribuito a renderlo per tre volte miglior difensore dell’anno nelle lega professionistica americana: si parla di un giocatore che dall’annata 2014-2015 non è mai sceso sotto quota 2 di media. Per gli azzurri sarà un problema anche perché sotto canestro si è sofferto in più di un’occasione, con l’Australia che ha spesso sfruttato quella debolezza per trovare diversi giochi con Landale e Kay.

Fino ad ora, il go to guy, per la squadra di Vincent Collet, è sempre stato uno: Evan Fournier. Finito nel corso della stagione passata ai Boston Celtics dopo quasi sette anni di Orlando Magic, in questa rassegna a cinque cerchi ha letteralmente demolito gli Stati Uniti con 28 punti e sta viaggiando a una media di 17.3 con il 38.1% dall’arco, e per le sue caratteristiche di guardia-ala è forse l’uomo più complicato da marcare per gli azzurri insieme, naturalmente, a Gobert.

I duelli più interessanti li potremmo vedere nello spot di play, dove l’estro e il genio dell’attuale MVP francese, Nando De Colo, si scontra con le grandi capacità di Nico Mannion di trovare numerose soluzioni offensive. E la questione del cambio non è da meno, con Thomas Heurtel (al centro di una vicenda complicatissima tra Barcellona, ASVEL e Real Madrid nell’ultima stagione) che darà fiato e minuti a De Colo, oltre a una prospettiva da 45% dall’arco, ma con la prospettiva di un Alessandro Pajola a cercare di mordere in difesa come ha sempre fatto finora.

Vale poi anche l’esperienza di Nicolas Batum, come pure la crescita di Timothé Luwawu-Cabarrot, l’uno ancora in grado di essere importante in NBA, l’altro che spazio dalla panchina se lo guadagna di là dall’Oceano. Frank Ntilikina è invece tornato dopo l’infortunio che ha messo fine alla sua stagione con i New York Knicks: ha giocato 19 minuti contro l’Iran, ed è da vedere se e quanto Collet lo rischierà contro l’Italia. E potrebbe risultare questo un piccolo anello mancante nella catena transalpina.

C’è poi la panchina, che è di più che buona qualità nella maggior parte dei casi. Guerschon Yabusele l’ha appena scelto il Real Madrid per rinforzare lo spot di ala grande (e troverà vicino a canestro Vincent Poirier, che in Eurolega sposta eccome), Moustapha Fall sarà il prossimo centro dell’Olympiacos, Andrew Albicy è uno dei punti fermi del Gran Canaria dalla stagione appena trascorsa. Completa il roster Petr Cornelie, ala grande del Pau Orthez che ha basso minutaggio.

Foto: LaPresse

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