Pallavolo
Pallavolo, Olimpiadi Tokyo. Julio Velasco: “Oggi due squadre di categorie diverse, Italia senza coltello tra i denti”
Julio Velasco ne ha per tutti. Dopo l’eliminazione dell’Italia femminile guidata da Davide Mazzanti nel torneo olimpico con il ko con la Serbia, il ct della Nazionale maschile nei trionfi mondiali del 1990 e del 1994 non è stato tenero con le azzurre.
Il tecnico argentino naturalizzato italiano è stato interpellato a ‘Best Of’, la trasmissione della Rai in cui si analizzano gli eventi sportivi delle Olimpiadi, e non è stato tenero: “Oggi sembravano due squadre di categorie diverse, un applauso alla Serbia. L’Italia non è mai entrata in partita, il segnale di questa Olimpiade è che questa è stata la terza sconfitta consecutiva, la seconda per 3-0. Quando sento Giulia Pisani (commentatrice tecnica) dire che la squadra non ha saputo reagire alle difficoltà, dico che in allenamento non puoi capire come farlo, senza giocare con squadre forti“.
Velasco non giustifica la giovane età del gruppo guidato da Mazzanti: “Dobbiamo avere fiducia nei giovani, ma non nascondiamoci dietro questo fattore. I giovani possono commettere errori dovuti all’inesperienza, ma non perché non giocano con il coltello tra i denti, altrimenti non sono né carne né pesce“.
“La partita con la Turchia ci ha illuso – ha proseguito Velasco – Quando vai in difficoltà non sai più come uscirne. Chiaro che esistono altri fattori, come la tua miglior giocatrice cha ha giocato molto, molto al di sotto del suo standard e questo crea altra sfiducia, ma questa partita non dipende da una sola giocatrice, è la squadra che non ha funzionato“.
Con queste parole, Velasco si rivolge in primis a Paola Egonu, su cui però non butta addosso la croce: “È umana come tutti. Non ha giocato partite al suo livello, ma non è mai uscita dal campo. A volte cinque minuti per tranquillizzarla possono servire. Chiedo una cosa: proteggiamo questa squadra, crediamo in loro non solo tifando ma anche senza utilizzare giudizi distruttivi. Però non va bene nemmeno dire nulla, perché poi i problemi emergono“.