Pattinaggio Artistico a rotelle

Perché il pattinaggio artistico a rotelle non è uno sport Olimpico? Tre ipotesi

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È la domanda delle domande, un vero e proprio tormentone che accompagna le gesta degli atleti, gli sforzi degli allenatori, i sacrifici dei genitori. Reicheggia sempre, ma diventa chiaramente amplificata ogni quattro anni: perché il pattinaggio artistico a rotelle non è uno sport olimpico?

Una domanda più che legittima, soprattutto per chi il pattinaggio lo vive in prima persona, e rimane straniato nel vedere durante la rassegna a cinque cerchi tanti sport considerati “minori” e magari “meno” spettacolari. Il senso di straniamento poi, a Tokyo 2020, è stato ancora più grande per gli appassionati di artistico vedendo lo skateboard, la prima disciplina rotellistica nella storia olimpica che, nelle intenzioni degli organi competenti, potrà servire da apriporta per molte delle altre affiliate alla World Skate.

Adesso che i Giochi della XXXII Olimpiade si sono conclusi, cerchiamo di individuare tre motivazioni chiare, ma chiaramente ipotetiche, per rispondere alla cosiddetta “domanda delle domande”, escludendo però a prescindere la politica sportiva, fattore di incredibile rilevanza in casi come questo.

1. ASSENZA DELLE GRANDI POTENZE

Diamo uno sguardo al medagliere di Tokyo 2020. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti (113 medaglie), seguono poi Cina (88), Giappone (58), Gran Bretagna (65) e ROC-Russia (46). Cinque Nazioni che, al momento, nel pattinaggio artistico a rotelle o sono davvero poco competitive come gli Stati Uniti (che da quasi una decade ha perso lo smalto del passato) e Gran Bretagna o, peggio ancora, praticamente assenti. A questi vanno aggiunti altri Paesi importanti, pensiamo ad esempio al Canada, dove fondamentalmente è praticato esclusivamente il pattinaggio di figura, oppure l’Australia. Pensare di poter partecipare ai Giochi con l’assenza di pattinatori quanto meno rilevanti di almeno una parte delle nazioni citate appare oggi davvero improbabile. Dopotutto, scandagliando nel dettaglio il medagliere degli sport che hanno debuttato a Tokyo, salta subito all’occhio e non a caso la presenza sul podio degli Stati Uniti (Skateboard, Karate, Arrampicata, Surf), del Giappone (Skateboard, Karate, Arrampicata, Surf), della Cina (Karate) e del Regno Unito (Skateboard). Sembra quindi necessario, prima di tutto, un allargamento della disciplina a livello geografico.

2. ECCESSIVA SUPREMAZIA ITALIANA

Il nostro di cavallo di battaglia. L’Italia del pattinaggio artistico è fortissima, al momento ancora la migliore al mondo; dunque è davvero un peccato non poter prendere parte ai Giochi visto che il medagliere risentirebbe in positivo dell’apporto dei pattinatori azzurri. Purtroppo però, l’estrema superiorità italiana in campo internazionale è stato e sempre sarà un problema gigantesco. Facciamo un rapido conto considerando, per comodità, soltanto le tre specialità “storiche” (libero, coppie d’artistico e danza tenendo dunque fuori gli obbligatori, la Solo Dance, i Gruppi e l’Inline), prendendo come punto di riferimento quanto successo nell’ultimo Mondiale, quello di Barcellona 2019. Nel singolo femminile abbiamo conquistato due medaglie (oro di Rebecca Tarlazzi, argento di Letizia Ghiroldi), nel singolo maschile una (oro di Luca Lucaroni), tre nelle coppie d’artistico (oro di Tarlazzi-Lucaron, argento di Esposito-Rossi, bronzo di Colucci-Garelli) e, infine, due nella danza (oro di Remondini-Morandin, bronzo di Silvia Stibilj-Andrea Bassi). Si tratta di otto medaglie complessive, di cui quattro del metallo più pregiato. Un numero eccellente ma non in chiave Olimpica: perché gli altri Comitati dovrebbero “regalare” all’Italia così tante medaglie (alcune certe in partenza) senza la minima possibilità di lottare almeno per un posto di lusso nel podio? Il problema chiaramente è estendibile anche ad altri due Paesi in grande ascesa, la Spagna (libero) e il Portogallo (danza). Nonostante la crescita della Germania e il buon livello di alcune Nazioni sudamericane (tra tutte Brasile e Argentina), il numero di medaglie in una eventuale Olimpiade sarebbe ancora troppo sbilanciato senza una concorrenza adeguata.

3. SPETTACOLARITÀ NON OMOGENEA

Si tratta del punto per certi versi meno critico dei tre, in quanto in tal senso il nuovo di sistema di valutazione, il Rollart, sta agendo già molto bene. Una competizione di pattinaggio artistico a rotelle per ambire alle Olimpiadi deve essere bella, avvincente, spettacolare, dal primo atleta che scende in pista fino all’ultimo. Noi in Italia siamo abituati bene, ma basta guardare i video dei Campionati del Mondo per rendersi conto che, ad oggi, il dislivello tra le Nazioni partecipanti è così ampio da risultare in alcune circostanze abissale. Uno sport olimpico non può permettersi un brutto spettacolo che, spesso, nei primi gruppi di lavoro (quelli per intenderci dei pattinatori dal livello più basso) viene puntualmente messo in scena, con atleti con caratteristiche tecniche deficitarie, alcuni in grande difficoltà anche con i salti doppi. In questo caso è opportuno fare un confronto con il pattinaggio di figura, dove sia ai Mondiali che alle Olimpiadi viene mostrato uno show godibile, con un avanzamento del livello adeguato e proporzionato di gruppo in gruppo, fino a raggiungere l’eccellenza. Nelle rotelle questo non avviene e, ancora oggi, la sproporzione tra gli atleti più bravi e quelli meno bravi è fin troppo netta, con un solco profondo, parlando di singolo, dall’ottava posizione in poi. Il Rollart, come detto in precedenza, fortunatamente sta pian piano dando i suoi frutti, allineando con la giusta tempistica anche i Paesi più indietro. In questo senso sarà molto interessante valutare lo stato dell’Arte sia in occasione degli Europei di Riccione che, soprattutto, ai Mondiali di Asuncìon.

Malgrado dunque un desiderio profondo da parte di tutti, il pattinaggio artistico a rotelle non sembra ancora pronto per fare il grande salto verso l’Olimpo. Ma siamo tutti sicuri, dal primo all’ultimo che, prima o poi, il sogno diventerà realtà. Ma una cosa è certa: servirà tempo. Molto tempo.

Foto: LaPresse

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    8 Agosto 2021 at 21:02

    Delle 3 la prima mi sembra la più probabile. D’altra parte, appunto, nei nuovi sport è difficile che gli anglosassoni non siano presenti. Il dominio del medagliere si opera anche attraverso questo “controllo”

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