Seguici su

Tokyo 2021

Tokyo 2020, i successi olimpici dello sport cubano

Pubblicato

il

Nonostante le difficoltà, lo sport cubano si è dimostrato ancora una volta all’altezza, superando Paesi con mezzi economici e demografici di gran lunga superiori.

Con sette medaglie d’oro, tre d’argento e cinque di bronzo, Cuba ha chiuso le Olimpiadi di Tokyo 2020 al quattordicesimo posto nel medagliere, tornando per la prima volta nella top 15 di questa classifica da Atene 2004. L’isola caraibica ha dominato la boxe maschile con quattro ori e un bronzo sulle sette categorie in programma, vincendo inoltre due titoli nella lotta ed uno nella canoa, ma tra gli sport medagliati figurano anche atletica, judo, tiro a segno e taekwondo.

Questi risultati hanno permesso a Cuba di classificarsi anche al primo posto tra i Paesi di lingua spagnola, visto che la Spagna ha chiuso 22ma con tre ori, ed al quarto posto tra quelli del continente americano, dopo Stati Uniti, Canada e Brasile (ma con lo stesso numero di medaglie d’oro di queste ultime due delegazioni).

Lo sport cubano è innegabilmente uno dei grandi successi della Rivoluzione che trionfò il 1° gennaio 1959: prima di allora, l’isola difficilmente raccoglieva medaglie olimpiche, e lo sport era un’attività riservata ad una ristretta élite, tant’è che gli atleti cubani erano quasi esclusivamente bianchi. La boxe, che oggi è lo sport nel quale Cuba si distingue maggiormente, non esisteva neppure, infatti il primo pugile cubano a partecipare alle Olimpiadi fu Esteban Aguilera a Roma 1960. Il peso leggero non conquistò la medaglia, anzi venne battuto sin dal suo primo incontro, ma fu l’iniziatore di una scuola pugilistica che successivamente avrebbe conquistato 78 medaglie, di cui ben 41 d’oro.

L’orgoglio che proviamo per i nostri atleti e per il lavoro promosso da Fidel è immenso”, ha dichiarato il presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez, facendo riferimento proprio alla grande importanza che Fidel Castro ha sempre dato allo sviluppo dello sport. Ciò è dimostrato anche dal fatto che la Costituzione Cubana riconosce lo sport come “diritto del popolo” all’art. 52.

Una creazione di Fidel Castro fu anche l’INDER (Istituto Nazione di Sport, Educazione Fisica e Ricreazione), incaricato di pianificare i programmi delle varie attività sportive in tutto il Paese e a livello internazionale, fondato nel 1961. Ciò portò Cuba, che allora era reduce dalle zero medaglie di Roma, a crescere costantemente nelle edizioni successive: una medaglia nel 1964, quattro nel 1968, e poi otto, tredici e venti nelle edizioni che seguirono, prima delle due mancate partecipazioni a Los Angeles 1984 e Seoul 1988.

Osvaldo Vento Montiller, attuale presidente dell’INDER, ha sottolineato come Cuba non sia mai uscita dalle prime venti posizioni del medagliere nelle edizioni alle quali ha partecipato sin dal 1972, rivaleggiando alla pari con Paesi che hanno molti più mezzi economici e demografici. Vento Montiller ha precisato anche come Cuba abbia ottenuto medaglie in sette sport diversi contro i soli quattro di Rio 2016, raggiungendo le prime otto posizioni con il 53,8% degli atleti schierati. Tutti questi risultati sono stati ottenuti senza l’innesto di atleti naturalizzati né di tecnici stranieri, mentre altri Paesi – Italia compresa – si avvalgono di campioni prodotti dalla scuola sportiva cubana.

Lo sport cubano può vantare oggi fuoriclasse di calibro internazionale, alcuni tra i più forti della storia nella propria disciplina di appartenenza. Pensiamo ad esempio al lottatore Mijaín López, che ha conquistato la quarta medaglia d’oro consecutiva nella massima categoria della lotta greco-romana, impresa precedentemente riuscita unicamente alla giapponese Kaori Icho. Ma tra le leggende va inserita anche la judoka Idalys Ortiz, alla sua quarta medaglia olimpica consecutiva tra le +78 kg, risultato che l’ha accomunata ad un certo Teddy Riner. Inoltre, Roniel Iglesias, Arlen López e Julio César La Cruz hanno tutti raggiunto il secondo titolo olimpico nella boxe, mentre il tiratore Leuris Pupo è tornato su un podio olimpico dopo il titolo di Londra 2012.

Siamo orgogliosi di vedere che il sistema alla portata di tutti promosso dal comandante in capo Fidel Castro Ruz continua a dare i suoi frutti, pur risentendo di carenze e limiti che molte delle nazioni sviluppate che abbiamo superato nel medagliere nemmeno immaginano”, ha detto Vento Montiller, facendo riferimento in particolare al blocco economico che da sessant’anni gli Stati Uniti esercitano contro Cuba.

Torniamo in patria con l’orgoglio di aver rispettato l’impegno contratto con il nostro popolo”, ha dichiarato a nome degli atleti il pugile La Cruz, intervistato all’aeroporto de L’Avana subito dopo essere sceso dall’aereo. “Al di là delle medaglie, il nostro posto nel medagliere ha riaffermato la forza del movimento sportivo cubano, collocandoci tra un’élite di Paesi sviluppati. Ogni partecipazione in una competizione è stata dedicata a chi ci ha sostenuto a distanza, anche a coloro che hanno combattuto la propria battaglia qui, contro il blocco statunitense, che non si ferma nemmeno di fronte a un’attività nobile come lo sport”.

Cuba ha già in atto un programma in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024 che ha come obiettivo quello di ampliare ulteriormente le discipline nelle quali il Paese può vincere medaglie. A Tokyo 2020, tutti i Paesi caraibici messi insieme hanno ottenuto 34 medaglie, ma di queste 15 sono ascrivibili alla sola Cuba. Inoltre, delle 19 medaglie vinte dalle altre isole, ben 15 provengono dall’atletica, con solamente la Repubblica Dominicana e le Bermuda che sono riuscite ad andare sul podio in altri sport, a dimostrazione del fatto che il sistema sportivo cubano rappresenta una grande eccezione nella regione per qualità e varietà.

In attesa di Parigi 2024, Cuba si prepara alle Paralimpiadi giapponesi con grandi aspettative. A Cuba, infatti, lo sport paralimpico è trattato alla pari di quello per normodotati, e gli atleti paralimpici si allenano nelle stesse strutture di quelli olimpici, spesso in concomitanza. Tra le stelle cubane alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 ci sarà anche la sprinter ipovedente Omara Durand, che vanta già cinque medaglie d’oro conquistate nelle due precedenti edizioni ed ha un primato sui 100 metri di 11”40, crono che le avrebbe permesso di sfiorare le semifinali olimpiche.

Foto: LaPresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità