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US Open 2021, forfait di Serena Williams che prolunga ancora la sua assenza

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Dopo il ritiro nel primo turno di Wimbledon contro la bielorussa Aliaksandra Sasnovich, per Serena Williams non c’è stata più occasione di ritrovare il campo. E non ci sarà neppure agli US Open, dal momento che l’americana, che a Flushing Meadows ha vinto sei volte tra il 1999 e il 2014, è costretta a saltare l’ultimo Slam dell’anno.

Questo il comunicato rilasciato su Instagram: “Dopo attenta considerazione e seguendo il consiglio dei miei dottori e del mio team medico, ho deciso di rinunciare agli US Open per permettere al mio corpo di guarire completamente dallo strappo al tendine. New York è una delle più stimolanti città del mondo e uno dei miei luoghi preferiti per giocare, mi mancherà vedere i tifosi, ma supporteremo tutti seppur da lontano. Grazie a tutti per il vostro supporto e affetto continuativo. Ci rivedremo presto“.

Non sono rare le lunghe pause di Serena o comunque le assenze da un qualsivoglia Slam: il numero massimo di tornei maggiori consecutivi disputato è stato di 23 (curiosamente, così come quelli vinti) tra Wimbledon 2011 e gli Australian Open 2017. Ha saltato per infortunio dagli US Open 2010 al Roland Garros 2011, per gravidanza dal Roland Garros 2017 agli Australian Open 2018 e otto ulteriori Slam tra il 1999 e il 2006.

Sarà la terza volta che mancherà in terra newyorkese, dove sarebbe stata testa di serie numero 22. La sua uscita di scena lascia inevitabilmente un posto in più in tabellone, che verrà occupato da una lucky loser alla fine del terzo turno di qualificazioni. Agli US Open Serena Williams ha ottenuto, oltre alle sei vittorie, quattro finali, quattro semifinali, tre quarti, due ottavi e un terzo turno, senza mai uscire prima. E’ stato il primo Slam che ha vinto, nel 1999, ma anche quello che le ha negato la possibilità del Grande Slam nel 2015, quando perse nel penultimo atto contro Roberta Vinci. Questo non inficia il fatto che sia anche il torneo maggiore in cui abbia la più lunga striscia di successi consecutivi: tre, tra il 2012 e il 2014.

Foto: LaPresse

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