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Via alle Paralimpiadi di Tokyo! Cerimonia d’apertura emozionante, l’Italia più numerosa di sempre vuol stupire

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“Rinascita”: è questo il termine più usato in avvicinamento alle Paralimpiadi di Tokyo. La pandemia Covid-19 mostra chiaramente i propri effetti in Giappone e nel mondo e il numero non trascurabile di casi giornalieri alimenta le preoccupazioni (oltre 20.000 positivi in terra nipponica secondo le ultime rilevazioni). Il tutto da associare a un contesto politico-sociale in cui la situazione in Afghanistan alimenta tensioni e divisioni.

I Giochi, da questo punto di vista, vogliono essere un segnale. Ci saranno 4.537 atleti con ogni tipo di disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva) provenienti da 167 Paesi di tutti i continenti per mandare un messaggio forte e chiaro: “Niente è impossibile, si può fare!“.

Lo sport come strumento per migliorare il contesto sociale per valori umani e solidarietà. Ora più che mai questi sentimenti possono essere il “vaccino aggiuntivo” contro i mali della contemporaneità. E’ un po’ questo che ha animato lo spirito creativo di Marco Balich, maestro di decine di cerimonie dei Giochi, che ha voluto rappresentare il tutto nella cerimonia apertura della rassegna paralimpica andata in scena quest’oggi.

Argomenti sociali fusi con il tema del “We have wings” (“Abbiamo le ali“). La metafora dell’uso delle macchine a supporto delle persone con disabilità è il filone caratterizzante della cerimonia. Attraverso questi strumenti, l’idea è quella di creare il vento che fa volare e raggiungere i propri sogni. Lo stadio, in questo caso, è stato rappresentato come un “para-aeroporto” con l’arrivo di tutte le delegazioni. “Tutti abbiamo le ali e possono riuscire a volare“: è questo il concetto chiaro evidenziato nel corso della cerimonia, suggellato da una ragazzina giapponese di 13 anni in carrozzina con un’ala sola.

All’Olympic Stadium le emozioni non sono mancate e i sorrisi degli atleti presenti hanno voluto dare proprio quel sollievo di cui tutti in un modo o nell’altro abbiamo bisogno. Alla cerimonia presente anche la bandiera dell’Afghanistan, in “segno di solidarietà” nei confronti degli sportivi che non saranno al via dopo che i talebani hanno preso possesso del Paese. Un messaggio importante che ha voluto dare il presidente dell’International Paralympic Commitee, Andrew Parsons. La bandiera afgana ha sfilato nello Stadio Olimpico sventolata da un rappresentante dell’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati.

L’Italia, che ha sfilato per 14ma ed è stata guidata dai due portabandiera Bebe Vio e Federico Morlacchi, si presenta all’appuntamento con il gruppo più nutrito di sempre, 115 atleti (numero che comprende Charlotte Bonin, guida di Anna Barbaro – atleta del paratriathlon – e il timoniere del 4+PR3 Mix Lorena Fuina), impegnati in 15 discipline con tanta voglia di stupire. Per la prima volta la partecipazione femminile sarà superiore a quella maschile: 63 atlete e 52 atleti. Per gli azzurri e le azzurre del taekwondo e del sitting volley si tratta dell’esordio a una Paralimpiade.

Sono complessivamente 69 gli atleti esordienti ai Giochi Paralimpici di Tokyo, 18 di questi fanno parte della squadra del nuoto. L’atleta più giovane dell’intera spedizione azzurra è Matteo Parenzan, del tennistavolo, 18 anni compiuti il 23 giugno scorso. L’atleta con più esperienza è Francesca Porcellato, stella del paraciclismo con un passato nell’atletica leggera e nello sci nordico, alla sua undicesima Paralimpiade.

La pioggia ha accompagnato i discorsi di rito. La prima a prendere la parola è stata Seiko Hashimoto, presidente del Comitato Olimpico/Paralimpico locale: “Il mondo intero ha dovuto fronteggiare una grossa criticità e voglio ringraziare tutti quelli impegnati in questa lotta. Offro il mio ringraziamento a tutti, alle autorità per lavorato così duro per aver realizzato i Giochi. Voglio rassicurare il popolo giapponese sulle misure di prevenzione legate al Covid. Oggi Tokyo fa la storia, diventando sede per la seconda volta delle Paralimpiadi 57 anni dopo. Da quando son iniziati i lavori, le nostre società si sono unite per concetti architettonici che fossero privi di barriere, speriamo che questa manifestazione aiuti a costruire un concetto vero di libertà. Lo sport ha questo potere. Gli atleti paralimpici condividono decisioni complicate e da parte mia avete un enorme rispetto. Voi rappresentate la speranza di andare oltre e noi a Tokyo 2020 faremo il possibile per dare questo messaggio“, le parole di Hashimoto.

A queste parole si è associato il presidente Parsons: “Non posso credere che siamo qui, ma è stato possibile grazie allo sforzo di molti. L’evento di sport più trasformativo sta per cominciare. Le autorità non hanno mai perso la fiducia, ringraziamo chi ci ospita per poter gareggiare. Grazie Giappone (detto in giapponese). Vi onoreremo per dare una nuova percezione delle persone con disabilità. Metteremo al centro dell’attenzione il miliardo e 200 milioni di persone con disabilità, sta a ciascuno di noi fare la nostra parte per rendere la società più inclusiva. La differenza è forza, facciamo in modo che il mondo post pandemico preveda la possibilità per tutti. Quando i Giochi sono stati posticipati, gli atleti paralimpici sono stati dei fari perché non hanno mai smesso di credere. Sono una forza della natura, la loro resilienza ha dato forza a molti. Dietro di loro c’erano i Comitati e le Federazioni per sostenerli. Ora è il vostro momento per mostrare al mondo la vostra determinazione. Se il mondo vi ha etichettato, è venuto il momento di cambiarlo. Voi siete il meglio dell’umanità, la verità, voi scegliete di essere i più grandi e le vostre attività potrebbero cambiare il destino delle vostre vite. Il potere dello sport è trasformare le comunità e da domani gli atleti paralimpici cambieranno il mondo ancora una volta“.

E dunque è spettato all’imperatore Naruhito dichiarare ufficialmente aperti i Giochi Paralimpici di Tokyo. Il sipario è calato con l’accensione del braciere effettuato da Yui Kamiji, bronzo nel tennis wheelchair, dalla specialista delle bocce Shunsuke Uchida e dalla sollevatrice di pesi Karin Morisaki.

Foto: LaPresse

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