Ciclismo
Vuelta a España 2021, Egan Bernal non è quello del Giro. Adam Yates si candida a capitano della Ineos
Egan Bernal che stiamo vedendo sulle strade della Vuelta a España 2021 è molto più simile a quello della terza settimana dell’ultimo Giro d’Italia, che non a quello ammirato sullo Zoncolan e sul Giau. Certamente, non si può non considerare il fatto che il livello degli avversari che sta trovando sulle strade del grande giro spagnolo sia ben diverso rispetto a quello dei rivali con cui si è scontrato in Italia.
Se confrontiamo la prestazione odierna di Bernal con quelle di altri reduci del Giro, vediamo che Ciccone è arrivato con il colombiano, mentre Vlasov, che la Corsa Rosa l’ha chiusa al quarto posto, ha perso 1’30” da Bernal. E’ vero che i valori in campo, nel ciclismo, sono mutevoli, ma allo stato attuale delle cose non possiamo non prendere atto come gente quale Primoz Roglic, ma anche Enric Mas e Miguel Angel Lopez, siano atleti di livello decisamente superiore rispetto a chi ha fatto classifica al Giro.
Non possiamo poi non chiederci se il modo in cui Ineos sta correndo, in questa Vuelta, sia controproducente. Il sodalizio britannico ha provato a spingere sull’acceleratore in ogni frazione pianeggiante nel tentativo di aprire un ventaglio. E’ chiaro, però, che se vai a tutta in una tappa totalmente piatta, uno scalatore come Bernal accumula più tossine nelle gambe rispetto a un passista come Roglic. E se lo fai per più giorni, il colombiano, che peraltro tende a prendere molto più vento in faccia rispetto allo sloveno, rischia di arrivare alle montagne già stanco.
Ora la Ineos deve fare fronte anche a un bel dilemma: puntare su Bernal o su Adam Yates, che pare stare meglio del suo capitano? Il britannico, fin qui, ha corso da spalla del colombiano, ma stante la condizione del primo, meriterebbe di avere un po’ più di libertà. E’ anche vero, però, che se c’è un corridore che dovrebbe crescere da qui a fine Vuelta, quello è Bernal. Ciò che conviene fare a Ineos, ora, è lasciare il peso della corsa sulle spalle degli altri e temporeggiare fino all’inizio della terza settimana per capire a quali obiettivi possano realmente puntare i suoi leader.
Foto: Lapresse