Ciclismo
Vuelta a España 2021, Fabio Aru ancora in top15: ora il sogno di chiudere con una vittoria di tappa
Ha fatto tanta fatica quest’oggi Fabio Aru nel corso della nona tappa della Vuelta a España 2021: il sardo ha perso le ruote dei migliori sin dai primi chilometri dell’Alto de Velefique, tagliando il traguardo in sedicesima posizione a 3’48” dal vincitore Damiano Caruso. Dal leader della classifica Primoz Roglic ha accusato 2’43”.
L’approccio del Cavaliere dei Quattro Mori, ad ogni modo, non cambia. Il classe 1990 sta affrontando l’ultima corsa della carriera con serenità e spensieratezza, senza l’assillo del risultato a tutti i costi. Peraltro questo primo scorcio della Vuelta ha ulteriormente chiarito quanto si era già intuito da tempo: Aru oggi è un corridore che può fare la sua più che dignitosa figura in una breve corsa a tappe, come d’altronde testimonia la recente piazza d’onore nella Vuelta a Burgos, ma il discorso cambia radicalmente sulle tre settimane, dove l’ultimo risultato realmente degno di nota risale al 5° posto al Tour de France 2017; da allora non è mai più riuscito a ripetersi sugli stessi livelli dopo aver lasciato la casacca dell’Astana.
Il sardo occupa al momento il 14° posto in classifica generale a 4’36” da Roglic. Se riuscirà a mantenere un livello costante, senza incappare in una crisi che può costare vagonate di minuti, non è escluso che possa completare la Vuelta nelle prime 15 o 20 posizioni. Un risultato discreto, che tuttavia nulla aggiungerebbe alla carriera di Aru, che la corsa a tappe iberica la vinse nel 2015.
Il sogno, a questo punto, diventa quello di chiudere in bellezza con un successo di tappa. Il distacco attuale, ancora piuttosto contenuto, rende complessa l’ipotesi di inserirsi in un tentativo di fuga da lontano. Se tuttavia dovessero accumularsi ulteriori minuti nelle prossime frazioni, ecco che per l’italiano potrebbe profilarsi la grande occasione. Aru non vince addirittura dalla quinta tappa del Tour de France 2017: quel giorno staccò tutti a La Planche des Belles Filles, compreso Chris Froome, ed indossò la maglia gialla. Sembrava l’inizio di un cammino meraviglioso, che avrebbe dovuto riservargli trionfi a grappoli negli anni a venire, in realtà si trattò di una sorta di canto del cigno. Ora Fabio Aru punta all’ultimo guizzo. Per salutare il mondo del professionismo, se non sui livelli che lo avevano reso grande, almeno da corridore ancora altamente competitivo.
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