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America’s Cup, Max Sirena attacca Team New Zealand: “Bravi a dire tanto e niente. Passano per i più leali e invece…”

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Team New Zealand ha ritardato l’annuncio su data e località della prossima America’s Cup. I Kiwi avevano promesso la comunicazione il 17 settembre, ma arrivato il fatidico giorno X non si è saputo nulla: i detentori della Vecchia Brocca hanno deciso di prendersi altro tempo per valutare al meglio le varie candidature e per tenere aperta la porta alla flebile possibilità di mantenere l’evento ad Auckland, vista la lettera del milionario Mark Dunphy (ma su questo fronte la vicenda è decisamente poco limpida).

Una melina oggettivamente poco rispettosa nei confronti degli appassionati di vela e degli avversari di Team New Zealand, che aspettano di conoscere i vari dettagli della prossima edizione della competizione sportiva più antica al mondo in modo da poter allestire la propria campagna.

Luna Rossa, sconfitta dai Kiwi per 7-3 nella finale dello scorso inverno, aspetta alla finestra insieme a Ineos Uk (Challenger of Record) e agli statunitensi. Max Sirena, skipper del sodalizio tricolore, si è soffermato sugli ultimi sviluppi attraverso alcune dichiarazioni rilasciate durante il Salone Nautico di Genova e riportate da La Stampa: “I neozelandesi sono bravissimi a dire tanto e non dire niente. Non sappiamo dove si terrà la Coppa, quando, con che regole, con quante e che barche“.

Il velista ha proseguito: “I Kiwi passano per essere i più leali del mondo, ma poi si giocano le loro carte al meglio, come è giusto che sia. L’America’s Cup è questo, ed è anche il bello del trofeo. È difficilissimo vincere ed è per questo che in fondo ci piace e ci ossessiona”. Max Sirena si è così tolto qualche sassolino dopo le tante frecciate ricevute durante l’ultima Coppa America, con la speranze che Dalton e compagni si muovano e prendano le loro decisioni su dove regatare (verosimilmente nel 2024): Cork (Irlanda), Jeddah (Arabia Saudita), Barcellona/Valencia (Spagna) e la minima possibilità di Auckland sono le opzioni sul tavolo.

Foto: ACE Studio Borlenghi America’s Cup Press

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