Atletica
Atletica, perché il futuro di Filippo Tortu è nei 200 metri
L’amore sembra sbocciato. Quello che sembrava un amore impossibile, quasi rifiutato da una delle due parti, si è rinvigorito in una notte di fine estate in Africa. Filippo Tortu e i 200 metri si sono annusati, hanno pure litigato in passato ma adesso sembra davvero che sia cambiato tutto e che lo sprinter milanese, campione olimpico della 4×100, abbia prima di tutto convinto se stesso che la strada del mezzo giro di pista sia quella giusta quantomeno per una parte dello sviluppo della sua carriera.
In tanti, fra gli addetti ai lavori, hanno spinto Tortu, in passato, sulla strada dei 200 ma lo sprinter azzurro ha sempre voluto mettere davanti a tutto la sua predisposizione per lo sprint puro, andandosi a prendere una finale mondiale nei 100 metri, primo italiano dopo 32 anni. Nelle ultime due stagioni, però, Tortu non è riuscito a migliorarsi sulla gara più veloce e, mentre nel 2020, ha continuato ad essere il numero uno in Italia, battendo a più riprese Marcell Jacobs negli scontri diretti, quest’anno ha subito il sorpasso del compagno-rivale.
L’oro olimpico nella 4×100 ha consegnato a Tortu il titolo assoluto che andava cercando, la consacrazione di un atleta che, fin da giovanissimo, sognava di giocarsela con i grandissimi dello sprint, che ha iniziato a gareggiare in pista quando la stella Bolt era al massimo del suo splendore ed era un riferimento per chiunque affrontasse questa distanza. Allo stesso tempo il trionfo di Jacobs a Tokyo con quel tempo può aver spinto l’atleta brianzolo a farsi qualche domanda sulle sue reali prospettive nella gara individuale dei 100 metri, anche a livello europeo, dove per un certo punto è stato sicuramente fra i possibili pretendenti al titolo.
Sui 200 Tortu può fare benissimo, perché la resistenza non gli manca, in curva è in grado di competere con tutti i migliori della specialità e soprattutto il “traffico” di campioni, al momento, è sicuramente meno intenso (anche se i fenomeni non mancano) rispetto ad un 100 dove c’è da immaginare che gli Stati Uniti non staranno certo a guardare e la Giamaica uscirà dall’oblio in cui è entrata nel post-Bolt e dove i vari specialisti caraibici offrono spesso performance di altissimo livello.
Il 20″11 corso a Nairobi, alla fine della stagione, senza una grande preparazione specifica, rappresenta il secondo crono di sempre in Italia alle spalle di un certo Pietro Mennea. Un risultato che, già di per sé, permetterebbe all’azzurro di giocarsela per un posto sul podio in Europa e per una finale iridata o olimpica. Il tutto, deve essere ben chiaro, senza una preparazione specifica per la specialità. Tortu sembra essersi convinto a cambiare qualcosa nella sua preparazione per tentare la strada dei 200 metri, magari senza abbandonare il vecchio amore e capire se potrà essere in grado, in una grande manifestazione (il prossimo anno ce ne saranno due nel giro di poco più di un mese), di doppiare l’impegno: difficile ma non impossibile.
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