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Ciclismo, Ivan Quaranta: “Bennati l’uomo giusto come ct. Cipollini il n.1, Baroncini è pronto”

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Ivan Quaranta la sua gioventù l’ha un po’ bruciata. Ora insegna ai ragazzini a non scottarsi. Ivan, 46enne lombardo di Crema, negli anni ’90 è stato uno dei pochi velocisti in grado di battere il Re Leone, Mario Cipollini. Un carattere così forte che disciplinarlo era impossibile. Agli allenamenti ha spesso e volentieri preferito le discoteche. Tanto genio e molta sregolatezza: questo era il suo tratto distintivo. Oggi è papà di Samuel, diciannovenne che milita nel Team Colpack Ballan. Una volta appesa la bici al chiodo Ivan ha deciso di proseguire la sua carriera nel mondo del ciclismo: oggi è direttore sportivo al Team Colpack, tecnico al Comitato Regionale Lombardo (settore pista) e istruttore al velodromo di Dalmine.

Ivan come stai? 

“Sto sempre bene, grazie.” 

Quando correvi eri tanto genio e molta sregolatezza. Oggi invece?

“Molta sregolatezza, dici bene. Oggi faccio il direttore sportivo del Team Colpack, sono tecnico del Comitato Regionale Lombardo per quanto riguarda la pista e istruttore al velodromo di Dalmine. Cerco di trasmettere ai ragazzi la passione senza fargli fare gli errori che ho fatto io. Mi piace stare con loro, mi diverto e mi fanno sentire ancora giovane. Poi certo mi piace ancora fare qualche bella serata in compagnia di amici…” 

Hai qualche rimpianto? 

“A dire la verità, no. Ho sempre fatto quello che ho voluto, mi sono divertito e lo sto facendo ancora oggi. Di quello che ho fatto rifarei tutto. Forse l’unico rimpianto, se così lo posso chiamare, è quello di non aver continuato a fare la vita da corridore ancora per qualche anno, magari disputando ancora qualche Sei Giorni, anche se gli ultimi quattro anni da professionista (Ivan ha corso 14 anni tra i prof, ndr) sono stati molto pesanti, non avevo davvero più voglia di correre.” 

Sei stato uno dei pochi velocisti a battere Mario Cipollini. Oggi come sono i rapporti con lui? 

“Ottimi, lo sono sempre stati. Ci siamo visti anche di recente ad una gara internazionale juniores, ed è sempre bello rivedere un amico. Anche telefonicamente ci sentiamo spesso.” 

Chi è secondo te è il più grande velocista di sempre? 

“Senza ombra di dubbio Mario Cipollini.”

E non italiano?

“Mark Cavendish.” 

Chi è oggi il velocista che invece ti piace di più?

“Con il lavoro che ormai faccio da dieci anni ho visto crescere tutti i velocisti italiani e li conosco molto bene. Tra tutti direi Elia Viviani e Giacomo Nizzolo.”

Quando hai deciso di rimboccarti le maniche e intraprendere la carriera di allenatore?

“Un corridore che ha fatto una carriera come la mia potrebbe anche non lavorare. Io però ho sempre avuto una grande passione per questo sport e così ho deciso di rimanere nel mondo del ciclismo. Inizialmente mi ha coinvolto Stefano Pedrinazzi, al tempo vicepresidente della Cremasca, che mi ha chiesto se avevo voglia di dare una mano alla società. Oggi invece sono sempre a tutta e mi divido tra i vari impegni.” 

Vorresti rientrare nel mondo del professionismo?

“Ne deve valere la pena, ma sinceramente non ho più molta voglia di andare in giro per il mondo. L’ho fatto, mi è piaciuto ma al tempo stesso è pesante.” 

La testa conta più delle gambe? 

“In percentuale 60% le gambe e 40% la testa. Se non hai le gambe, puoi essere motivato quanto vuoi ma fai molta fatica. Prima di tutto serve il talento e quindi il “motore” poi con la giusta testa riesci sicuramente a migliorare.” 

Tra i tuoi ragazzi c’è qualcuno nel quale ti rivedi?

“Bella domanda. Direi mio figlio Samuel, in Colpack invece mi assomiglia caratterialmente Nicolas Gomez. Un esempio? Ha sempre il sorriso stampato sulle labbra, indipendentemente dal risultato. Io alla sua età ero così. Si diverte molto in bici e secondo me quando si è giovani è la cosa più giusta, al contrario sarebbe controproducente.” 

Com’è il rapporto con i tuoi ragazzi?

“In Colpack siamo cinque direttori sportivi con grandi competenze. Io forse, ma non è un vanto, sono un po’ più vicino a loro perché ho un carattere più spiritoso e giovanile. Sono lo “zio” della squadra e i ragazzi si confidano molto con me, pensa mi chiamano ‘ bomber’ .”

Racconti mai la tua storia di corridore? 

“Quasi mai. I ragazzi oggi, grazie ad Internet, sanno tutto di tutti. Quando mi chiedono di andare in discoteca? Prima devono vincere, poi arriva il divertimento. Come si dice, prima il dovere e poi il piacere. Una cosa però è certa: per vincere le corse che ho vinto io devi fare la vita da corridore ed allenarti, un Giro d’Italia non lo costruisci in discoteca.” 

Filippo Baroncini oro mondiale tra gli Under23. Lo hai seguito tu? 

“Sì, ma non solo io. Ho spinto anche io per volerlo in squadra e credo che Filippo in Colpack abbia trovato l’ambiente giusto per crescere.”

Lo hai sentito? 

“Sì la sera, una volta tornato in hotel. E’ davvero al settimo cielo e io sono molto felice per lui.” 

Che tipo di ragazzo è? 

“E’ un ragazzo serio, romagnolo, simpatico, bello e molto legato alla sua famiglia.” 

E invece in ambito ciclistico? 

“Diventa veloce quando la corsa si fa dura. Al Mondiale ha attaccato in anticipo ma secondo me avrebbe vinto anche in volata con una cinquantina di corridori. Ad oggi direi che è un uomo da Classiche, ma è giovane e quindi ancora tutto da scoprire. Il prossimo anno passerà alla Trek-Segafredo e sono convinto che sia pronto ad approdare nel mondo dei grandi, soprattutto mentalmente.” 

Qual è il tuo pensiero sul “dopo Cassani”?

“Penso che sia veramente difficile sostituire Davide, per tutto quello che ha fatto nel mondo del ciclismo e non parlo solo di risultati, ma anche della cura dell’immagine e dell’organizzazione delle corse. Davide inoltre ha una grande immagine, carismatica ed è molto conosciuto anche al di fuori del ciclismo. Si sono sentiti tanti nomi come possibili C.t, secondo me tutti hanno le competenze per poterlo fare, ma personalmente penso che Daniele Bennati possa essere la figura giusta.” 

Foto: Olycom.com

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