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Ciclismo, Silvio Martinello: “Tattica suicida del Belgio. Per il dopo-Cassani non vedo un progetto”

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E’ il momento di tracciare una riga e far quadrare le cose. E’ calato il sipario sui Mondiali 2021 di ciclismo su strada. La competizione nelle Fiandre, in Belgio, ha regalato tante emozioni grazie ad atleti e ad atlete di primissimo piano impegnati su un percorso duro che non ha dato tregua a chi ha preso parte.

L’Italia ha concluso in vetta al medagliere con 3 ori e 1 bronzo. Il sigillo di Filippo Ganna nella prova a cronometro individuale e le vittorie nelle prove in linea riservate alle donne Elite di Elisa Balsamo e in quella dedicata agli U23 di Filippo Baroncini hanno fatto sorridere il Bel Paese. Il tutto completato dal bronzo nella staffetta a squadre mista dove azzurri e azzurre sono saliti sul podio nella gara vinta dalla Germania davanti ai Paesi Bassi.

Risultati confortanti, ma la ciliegina sulla torta dell’iride nella prova maschile Elite dell’ultimo giorno è mancata. Nei fatti, il digiuno per il movimento nostrano si protrae ed il sigillo di Varese di Alessandro Ballan nel 2008 è sempre più impolverato. Una gara che ha sorriso al fuoriclasse transalpino Julian Alaphilippe, capace di fare la differenza rispetto a tutti per cuore e cervello.

Per analizzare quanto accaduto sulle strade delle Fiandre nella trasmissione Sport&Go2U di Sport2U (in collaborazione con OA Sport) condotta da Alessandro Aita, Giandomenico Tiseo e da Gian Luca Giardini, ci si è rivolti a una figura competente e qualificata come Silvio Martinello, cinque volte campione del mondo (due nell’americana, due nella corsa a punti e una nell’inseguimento a squadre), oro olimpico ad Atlanta 1996 nella corsa a punti, quattro volte vincitore della Sei giorni di Milano, per anni apprezzata voce tecnica in Rai e conoscitore come pochi del contesto ciclistico nostrano e internazionale.

Martinello, partiamo dall’analisi di chi ha perso ovvero il Belgio. La strategia ha lasciato perplessi e la sensazione è stata quella di aver sprecato una pedina importante come Evenepoel troppo presto. Lei cosa ne pensa?

Con il senno di poi diventa facile puntare il dito sulla tattica ‘suicida’ del Belgio. Al di là del fatto di aver sacrificato un corridore come Evenepoel che avrebbe potuto condizionare la corsa nelle fasi più importanti, la strategia belga mi ha sorpreso in negativo, in un contesto stupendo e su un percorso molto impegnativo. Il mio pensiero mentre vedevo la corsa è stato: ‘o in casa Belgio sono sicuri di avere in Wout Van Aert una certezza assoluta oppure stanno commettendo un grosso errore’. Quando Alaphilippe a oltre 50 km dall’arrivo ha effettuato il primo attacco al quale ha risposto brillantemente Colbrelli, Van Aert si è girato per cercare aiuto non avendo le gambe per seguire il francese e l’azzurro. Io lì ho pensato che questi hanno perso la corsa perché era un segnale evidente che il loro capitano non avesse le energie necessarie. Per cui credo che definire ‘suicida’ la loro tattica sia corretto e mi sembra altrettanto chiaro che ci sia stato un problema di comunicazione tra di loro perché mi pare strano che Van Aert abbia realizzato solo a 18 km dal traguardo di non essere nelle condizioni per vincere. Mi riferisco ovviamente a quando Alaphilippe ha piazzato lo scatto decisivo“.

Alaphilippe ha dimostrato ancora una volta di essere il campione che tutti descriviamo con questo bis iridato. Grande prestazione però anche della Francia che, come confermato dal CT Thomas Voeckler, ha voluto far corsa dura fin dalle prime battute?

Alaphilippe è stato l’autentico dominatore della prova, ma grande prestazione della compagine francese. Hanno cercato sempre di fare la corsa, mettendo in chiaro le cose. Se il Belgio ha sbagliato strategia, la Francia è stata impeccabile. Loro non volevano portare assolutamente Van Aert allo sprint“.

Tornando al Belgio, a suo dire, le critiche di Eddy Merckx nei confronti di Evenepoel si sono fatte sentire in gara?

Non saprei, può anche essere. Quando parla un personaggio del genere lo si ascolta sempre con attenzione, ma le sue esternazioni possono essere lette anche come una sorta di sprone per il ragazzo. Certamente Evenepoel è stato sacrificato e può aver perso un’occasione. E’ un corridore che tatticamente deve ancora imparare e si trova a correre contro avversari molto forti sotto tutti i punti di vista. Nei momenti in cui metterà a punto il tutto, allora saranno problemi per gli altri“.

Passando all’Italia, alcuni hanno criticato la strategia ‘attendista’ degli azzurri e ci si è riferiti alla fuga nelle prime battute dove non c’erano corridori nostrani, in una fase in cui c’erano state le cadute di Trentin e Ballerini. La sua posizione?

E’ stata una condotta onesta quella della nostra Nazionale, eravamo presenti con tre elementi nel gruppo che è andato a giocarsi il titolo. Nella fase iniziale abbiamo dovuto ricomporre il tutto, forse sarebbe stato più sensato non sacrificare Bagioli, ma era nel nostro interesse tener cucita la corsa perché Sonny Colbrelli è in una grande condizione. Le cadute di Trentin e Ballerini non sono state favorevoli, sarebbero state pedine importanti nel finale e avrebbero dato maggiori possibilità. A mio avviso una medaglia l’avremmo meritata. Un 7 / 7.5 i nostri lo meritano, hanno corso bene. Poi nel finale è diventato il campione del mondo il migliore di tutti“.

Martinello, i Mondiali in Belgio hanno rappresentato l’ultima recita di Davide Cassani da selezionatore e coordinatore delle Nazionali. Tanti lo hanno criticato per il mancato sigillo mondiale, lei da che parte sta?

Per parlare di Davide Cassani bisogna dividere il discorso in due: la figura del CT e quella del coordinatore delle Nazionali. Sicuramente il non aver vinto il titolo nei suoi otto anni è un dato di fatto, ma è altrettanto chiaro che sono arrivati quattro titoli europei consecutivi, i successi di Ganna e c’è l’argento di Trentin nel 2019. Tuttavia io ritengo che il lavoro più importante Cassani lo abbia fatto nelle vesti di coordinatore: lui ha cercato di portare avanti la multidisciplinarietà volendo dare un impulso diverso a tutti i settori e se vediamo i riscontri della pista di alto livello c’è di che essere soddisfatti. Ora io non so i motivi per cui questo rapporto sia stato interrotto, forse Davide paga la sua sovraesposizione. Il ragionamento che faccio io parte da una domanda: si vuole cambiare, ma qual è il progetto?”. 

Si riferisce alla mancata comunicazione di un piano al di là dei nomi che si stanno facendo?

I nomi fatti sono tantissimi, ma io non comprendo proprio l’impostazione. Io vorrei capire quale sia il piano d’azione, in quale direzione andare se si vuole mutare il corso. Io lo ammetto, ho condiviso quanto fatto da Cassani nel suo progetto di multidisciplinarietà, ma ora che siamo alla fine e si deve dare il via a qualcosa di nuovo: non intravedo nulla di solido al di là dei singoli citati per avere l’incarico di selezionatore. Si è detto di voler trasformare la Nazionale in un club World Tour? Benissimo, però al di là della promozione di un pullman legato a questo concetto io poco altro ho visto“.

Un movimento che, citando proprio il circuito World Tour, avrebbe bisogno di una società italiana impegnata a pieno regime nella massima espressione del ciclismo internazionale per club?

Sicuramente, questo potrebbe dare un mano e la Federazione potrebbe creare delle basi in questo senso. Tuttavia, è anche vero che Alaphilippe corre in una compagine belga e le squadre transalpine World Tour ci sono. Questo ragionamento può essere valido fino a un certo punto“.

Ma il profilo ideale nel ruolo di CT a suo avviso quale dovrebbe essere?

Non posso e voglio sbilanciarmi, visto che come sapete ho preso parte alle elezioni per diventare presidente di Federazione alcuni mesi fa e non mi sembra giusto fare dei nomi. Da noi si è spesso data molta importanza al passato del CT da atleta o al rapporto con i media e quindi i nomi che ora sto leggendo seguono questa direzione. Guardando all’altra faccia della medaglia, ovvero a una soluzione interna, la figura di Marino Amadori (CT degli U23 nota di redazione) potrebbe essere un’alternativa interessante, anche se il suo lavoro coi giovani è stato ed è molto importante“.

IL VIDEO DELL’INTERVISTA A SILVIO MARTINELLO

Foto: Olycom LaPresse

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