Golf
Ryder Cup 2021: USA-Europa, quelle rimonte così rare nella terza giornata. Americani al via dei 12 singoli con enorme vantaggio
La Ryder Cup 2021 si chiude con la giornata tradizionalmente più intensa, tesa, affascinante, difficile. Si tratta della domenica dei 12 match singoli, con tutti e 24 i giocatori in campo secondo una formula che è ormai invariata dal 1979. L’Europa dovrà partire da una situazione non particolarmente invitante (5-11): ha infatti passato tutto il weekend a soffrire notevolmente in virtù della grande forma degli americani e di momenti negativi di alcuni componenti europei.
La questione delle rimonte, in Ryder, ha un carattere di rarità: quasi sempre, dall’introduzione dell’attuale format, chi entra nei match singoli in vantaggio (quando c’è, perché ci sono state anche varie situazioni di 8-8) la spunta alla fine. Ci sono però le eccezioni che confermano la regola.
La prima di esse si poté apprezzare nel 1993: di fatto il recupero americano al Belfry cominciò già nei fourball del pomeriggio, dato che l’Europa ridusse il suo vantaggio da 7.5-4.5 a 8.5-7.5. Fu il giorno in cui l’assicurazione sul successo americano, avvenuto per 13-15 (con 4.5-7.5 nei singoli), giunse per mano di Davis Love III, che batté per 1 Up Costantino Rocca, allora alla sua prima volta delle tre che lo hanno visto protagonista (ebbe modo di rifarsi con la buca in uno a Oak Hill nel 1995 e battendo Tiger Woods in Spagna nel 1997).
E proprio parlando di 1995, fu in quest’occasione che l’Europa restituì il favore. L’eroe è di quelli che nessuno allora si sarebbe aspettato: l’irlandese Philip Walton, a parte tre vittorie sull’European Tour, nei Major non avrebbe mai trovato grandi risultati, ma ad Oak Hill il putt per la vittoria lo ebbe lui. E trasformò il 7-9 del secondo giorno in un 14.5-13.5 del terzo, battendo per 1 Up Jay Haas e restituendo la coppa al Vecchio Continente.
Nel 1999, invece, la rimonta degli States fu assai celebre. E non lo fu solo per la risalita da sotto 10-6, o per il putt mancato da Josè Maria Olazabal che consegnò a Justin Leonard il punto vincente (13.5-14.5). Si trattò, infatti, della “Battaglia di Brookline”, com’è diventata poi nota. Giocatori e tifosi americani si resero protagonisti di comportamenti duramente ripresi dagli europei, e dei quali si parla ancora oggi. I nomi chiave della vicenda, senza ripercorrerla nei dettagli: Olazabal, Andrew Coltart, Colin Montgomerie, Tom Lehman, tra andati oltre i limiti e chi ha dovuto subire.
2012, Medinah. Questo dettaglio è ancora vivo in tanti ricordi. Un anno era passato dalla scomparsa di Seve Ballesteros: l’Europa, a un certo punto, era sotto 4-10 prima degli ultimi due fourball vinti e del conseguente 6-10. Nell’ultimo giorno, però, successe letteralmente di tutto: Ian Poulter che si esaltò e caricò gli altri, affrontando il pubblico, Justin Rose che trovò un putt impossibile alla 17, Martin Kaymer che arrivò là dove Bernhard Langer nel 1991 non era riuscito, a mettere il putt corto valso il 14-13 al team del Vecchio Continente. Poi Francesco Molinari pareggiò con Tiger Woods e fu vittoria.
Stavolta per l’Europa è dura, e non poco: Dustin Johnson, Collin Morikawa sono tra i più in forma, e in linea generale gli americani possono contare sulla confermata forza della squadra, mentre solo nei fourball di ieri gli ospiti hanno avuto qualche cosa in più da persone diverse dalla coppia Jon Rahm/Sergio Garcia, oltre che da Viktor Hovland.
Questi i match singoli della domenica:
18:04 Xander Schauffele–Rory McIlroy
18:15 Patrick Cantlay–Shane Lowry
18:26 Scottie Scheffler–Jon Rahm
18:37 Bryson DeChambeau–Sergio Garcia
18:48 Collin Morikawa–Viktor Hovland
18:59 Dustin Johnson–Paul Casey
19:10 Brooks Koepka–Bernd Wiesberger
19:21 Tony Finau–Ian Poulter
19:32 Justin Thomas–Tyrrell Hatton
19:43 Harris English–Lee Westwood
19:54 Jordan Spieth–Tommy Fleetwood
20:05 Daniel Berger–Matt Fitzpatrick
Foto: LaPresse