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Tennis, Matteo Berrettini: “La Laver Cup? Una esperienza meravigliosa, ho imparato tanto da Borg in questi giorni”

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Matteo Berrettini ha disputato una Laver Cup assolutamente da protagonista. Il nostro portacolori ha vissuto una esperienza di altissimo livello nella competizione ideata da Roger Federer. Il tennista romano, inserito nel Team Europe, si è aggiudicato la quarta edizione della Coppa, vincendo il suo match contro Felix Auger-Aliassime con il punteggio di 6-7, 7-5, 10-8, perdendo poi il doppio giocato in coppia con Alexander Zverev, per mano di John Isner e Denis Shapovalov.

Al netto dei risultati ottenuti al TD Garden di Boston, per il numero 7 del mondo questo avvenimento ha segnato, anche e soprattutto, una pagina di grande importanza a livello umano e personale. “Non ci capita mai quando siamo in Tour di cenare tutti insieme, ma sarebbe davvero bello farlo più spesso – le parole del tennista romano riportate da TennisWorldItalia – Ovviamente di solito giochiamo a livello individuale, ma è stato bello fare parte di una squadra come questa. Ci conosciamo tutti, più o meno, da tanti anni. Abbiamo raggiunto grandi risultati come squadra ma anche individualmente. Gli altri, ovviamente, molto più di me”.

Il nostro alfiere, finalista a Wimbledon, prosegue nel suo racconto dell’esperienza di Boston: Ho imparato tanto in questa settimana da Bjorn Borg e Thomas Enqvist; li ringrazio ancora per avermi dato questa incredibile opportunità. È stata una bellissima esperienza come ha confermato Andrey Rublev. Mi servirà per crescere ancora e spero di essere di nuovo qui anche il prossimo anno” .

Lo stesso Borg, uno dei giocatori che ha rivoluzionato il mondo del tennis, si è complimentato con Berrettini al termine del match contro il canadese. “Mi tolgo il cappello davanti a Matteo. Ero nervoso perché volevo assolutamente vincere il trofeo, ma allo stesso tempo mi divertivo a vedere i ragazzi giocare. Stiamo ammirando da vicino atleti che rappresentano il futuro del tennis e già solo questo mi fa piacere. Io e John McEnroe siamo diversi, certo. Lui parla un sacco, io invece sto più in silenzio perché penso di essere alla guida di giocatori che sostanzialmente sanno quel che devono fare in campo, essendosi affrontati in diverse occasioni. Io, dunque, penso più che altro a dare energia e motivazioni” .

Foto: Lapresse

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