Biathlon
Biathlon, fondamentale aiutare Vittozzi a scacciare i fantasmi. Hofer e Windisch puntano forte su Pechino 2022
Dopo esserci occupati di Dorothea Wierer e della sua preparazione, è doveroso allargare lo sguardo a tutta la squadra italiana di biathlon. Com’è andata l’estate e quali sono le prospettive per l’inverno? Restiamo sul settore femminile, perché oltre alla trentunenne altoatesina, il movimento azzurro avrebbe a disposizione un’altra potenziale protagonista di primissimo piano. Parliamo, ovviamente, di Lisa Vittozzi, la cui situazione si sta però facendo preoccupante.
L’esempio emblematico è rappresentato da quanto accaduto ai campionati nazionali estivi di Anterselva. Venerdì 10 settembre, senza Wierer tra i piedi, la ventiseienne veneta di scuola friulana domina l’individuale commettendo un solo errore su quattro poligoni. Sabato 11, nella sprint, con Dorothea fra le avversarie, Vittozzi implode e accumula 8 penalità su due sessioni di tiro. Insomma, inutile nascondersi dietro un filo d’erba, è evidente come ci sia qualche problema di natura psicologica. Ormai da marzo 2019 Lisa ha un tarlo nella testa, dimostrato dalla sua inquietante regressione nella precisione a terra, precipitata dall’86% dell’inverno 2017-18 al 70% del 2020-21. Un crollo del 16% nell’arco di tre anni che, si spera, abbia acceso una sirena d’allarme in merito al rendimento di colei che è destinata a essere la vedette del movimento azzurro a Milano-Cortina 2026. Già, perché se non si risolve questo nodo gordiano, non ci sarà condizione fisica in grado di supportare una condizione mentale troppo fragile. Dunque la preparazione da effettuare con Vittozzi non riguarda solo il piano atletico, ma anche e soprattutto quello psicologico. Questo è il campo di battaglia su cui si gioca il futuro dell’atleta, a cui chi di dovere dovrebbe fornire tutto il supporto necessario per uscire dal pantano in cui è finita.
Restando nel settore femminile, ci si è avvicinati all’inverno seguendo tre diversi percorsi. Michela Carrara e Rebecca Passler hanno lavorato con Wierer e Vittozzi, punti di riferimento cruciali allo scopo di alzare l’asticella. Dunque è verosimile pensare che siano considerate, almeno ai nastri di partenza della stagione, la numero 3 e la numero 4 nelle gerarchie interne. Se per la ventiquattrenne valdostana tale status può essere giustificato dai risultati, il ruolo della ventenne altoatesina è invece più un atto di fede sulla base delle performances del finale del 2020-21.
Partirà invece dalla “seconda fila” Irene Lardschneider, che si è preparata nella squadra Milano-Cortina 2026 assieme alle altre giovani più interessanti, comprese Linda Zingerle e Hanna Auchentaller, a loro volta in rampa di lancio come Passler. Sicuramente questo gruppo di lavoro ha avuto un approccio diverso alla nuova stagione, magari più rilassato, proprio allo scopo di conferire una maggiore tranquillità a chi ne fa parte. Infine non va dimenticata Federica Sanfilippo, la quale a 31 anni non ha ancora intenzione di alzare bandiera bianca. La veterana della Val Ridanna si è allenata in autonomia, seguita sia dalle Fiamme Oro che dalla nazionale francese (il compagno è membro dello staff tecnico transalpino), e appare decisa a lanciare un assalto a un pettorale olimpico. Chiaramente, per riuscirci, dovrà dimostrare di aver recuperato lo smalto del passato.
Spostandoci in campo maschile, si è seguito un approccio differente. Giustamente, considerata la diversa struttura dei valori in campo. Nessuna divisione tra squadra A e B, ma gruppo di lavoro unico per i “magnifici sette” del movimento. L’esperienza di Lukas Hofer, Dominik Windisch e Thomas Bormolini potrà indubbiamente fare da traino alla crescita di Tommaso Giacomel, Didier Bionaz, Patrick Braunhofer e Daniele Cappellari. Chi parteciperà a Pechino 2022 uscirà da questo manipolo di giovani, giovanissimi e uomini navigati. Per quanto visto nelle varie uscite estive, Hofer e Giacomel sono piaciuti parecchio, mentre Windisch, seppur tra alti e bassi, ha dimostrato di non essere ancora pronto per il carrello dei bolliti.
Ovviamente i Giochi olimpici avranno un significato diverso per i due altoatesini classe 1989. Lukas cercherà di coronare la carriera con una nuova prestigiosa medaglia, che verrebbe ottenuta a 11 anni di distanza da quella iridata di Khanty-Mansiysk. Invece Dominik punta a rinascere dopo due inverni con tante ombre e poche luci. Quale occasione migliore del contesto a Cinque cerchi, dove ha già saputo lasciare il segno nel 2018? Invece, per i due ragazzi del 2000, l’esperienza cinese rappresenterà una fondamentale tappa di avvicinamento verso l’edizione olimpica di casa di Milano-Cortina 2026, dove si potrà arrivare già rodati sul piano dell’impatto con i Giochi e con tutto ciò che rappresentano.
Foto: La Presse