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Ciclismo, Filippo Baroncini: “Mi rivedo in Van Aert. Alla Trek-Segafredo rispetterò i gradi”

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Filippo Baroncini si è laureato Campione del Mondo Under 23 lo scorso mese nelle Fiandre, imponendosi grazie a un meraviglioso scatto nel finale e giungendo in solitaria al traguardo. Il 21enne romagnolo ha indossato con pieno merito la maglia iridata e ora si lancia con grande ottimismo verso il suo passaggio al professionismo, previsto per il 2022 con la casacca della Trek-Segafredo. Il promettente ciclista è stato ospite di Gian Luca Giardini nell’ultima puntata di Bike2U, il programma a cura di Sport2U in collaborazione con OA Sport.

Il romagnolo passerà professionista nel 2022 con la Trek-Segafredo e racconta di avere già un modello tra gli attuali ciclisti di punta: “Il corridore in cui mi rivedo è van Aert: guardando le sue caratteristiche e i risultati sono un po’ simili ai miei. Ho vinto la Pessano-Roncola che è per scalatori, ho vinto cronometro, non ho vinto volate ma so che ho uno spunto veloce e che c’è margine. Tra i dilettanti il livello in salita è alto, la differenza con i pro’ sta scemando perché c’è tanta fretta di colmare il divario tra i pro’ e i dilettanti, magari questa fretta porterà a bruciare qualche tappa e qualche corridore. Io preferisco un passaggio più graduale come il mio, passare da juniores a pro’ è un po’ troppo esagerato”.

Il 21enne torna a parlare del suo trionfo ai Mondiali: “Inizialmente nella testa mi frullava di tutto tranne che fossi Campione del Mondo, adesso ripensandoci mi viene la pelle d’oca, come quando ho indossato la maglia iridata. Ancora non ci credo: è una maglia che ho sempre sognato, è la maglia più bella in assoluto e ho cercato di onorarla fino in fondo perché merita. In gruppo mi hanno fatto dei grandi complimenti, hanno portato tanto rispetto e muoversi in gruppo era anche facile. Alla Bernocchi tra i professionisti mi hanno riconosciuto subito e ricevere i complimenti da certi atleti mi ha reso orgoglioso. Questo successo mi farà passare tra i professionisti con occhi differenti, magari con gradi differenti ma non ne abbiamo ancora parlato. Io sono consapevole che ci saranno delle gerarchie e seguirò quello che mi dirà la squadra: non cercano di farti bruciare, ma di farti crescere. Il ritiro ce l’avrò a partire dal 13 dicembre, avremo una decina di giorni circa in cui mettere le basi per il prossimo anno”.

Filippo Baroncini si è soffermato ulteriormente sull’impresa compiuta nelle Fiandre: “La mia vita è cambiata dal punto di vista mediatico, sono cercato un po’ tutti i giorni e il telefono squilla spesso. Io sono lo stesso di sempre, è cambiato soltanto quello. Dal momento in cui ho vinto la maglia ho cercato di vestirla il più possibile per me e per la squadra. Andava onorata, ho cercato la vittoria ed è arrivata anche quella. Ho colto il successo al Del Rosso, vincerlo col mio compagno Gazzoli ha avuto ancora più gusto. Poi la stanchezza si faceva sentire, nelle ultime gare ero più d’appoggio alla squadra perché volevo dare una mano a chi ancora non era riuscito a vincere“.

L’azzurro ripercorre i suoi inizi: “Io ho incominciato a nove anni, un po’ per scherzo. Vedevo i ragazzi girare in un anello vicino a casa, mi sono informato ed è nata la passione. Prima facevo calcio e ciclismo, poi da esordiente ho fatto la scelta anche perché portavo a casa dei premi e mi gratificava. Mi sono sbloccato a partire dal campionato esordienti, lì ho capito che potevo fare di questo “gioco” il mio lavoro. È uno sport che ti dà tanto, che ti forma anche nella vita. Ho sempre avuto il vizio di partire da solo nel finale, a partire dagli juniores ho affinato la mia tecnica ed è quella valida: così c’è più gusto. L’anno scorso ho fatto scelto di andare alla Colpack per fare un salto di qualità, era la squadra ideale visti i loro risultati precedenti e le persone che hanno fatto crescere negli anni come Ganna e Colbrelli. Mi hanno fatto crescere dal punto di vista mentale e mi hanno fatto credere nei miei mezzi, il che mi è servito per fare quello che ho fatto“.

Quest’anno c’è stato anche il secondo posto agli Europei di Trento: “Avevamo preparato bene la gara con la Nazionale, non sono piazzamenti casuali ma li avevamo preparati prima del Tour de l’Avenir, dove non ho vinto ma ho ottenuto buoni risultati. Avevo vinto all’Etoile d’Or dove ho avuto la consapevolezza che avrei potuto fare bene perché c’erano corridori molto forti. Ho la fortuna di essere un corridore completo che va bene su tutti i terreni, quando mancano 10 km è la mia distanza ideale per fare l’attacco. Al Mondiale lo ho fatto, su uno strappetto. La settimana prima avevo fatto la Coppa Sabatini e mi sono trovato a battagliare con grandi nomi, quando ero entrato nella fuga mi ero detto cosa ci facevo lì, non sono abituato a queste cose tra i professionisti, ma poi ho pensato di potermela giocare e ho fatto un quarto posto che mi darà consapevolezza per il prossimo anno“. Di seguito la video intervista completa a Filippo Baroncini.

VIDEO INTERVISTA A FILIPPO BARONCINI


Foto: Federciclismo

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