Ciclismo

Gianni Savio: “Oggi un Nibali tra i giovani non lo vedo. Con la Drone-Hopper puntiamo al World Tour”

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Per Gianni Savio il ciclismo è il suo mondo da più di trent’anni. Un inguaribile romantico del nostro sport. Una presenza costante, elegante e garbata, che da sempre è stata abile a valorizzare talenti all’inizio della loro carriera professionistica: Egan Bernal, Davide Ballerini, Andrea Vendrame, Fausto Masnada, Mattia Cattaneo, giusto per citarne alcuni. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua casa di Torino per una chiacchierata di fine stagione, ma già con uno sguardo rivolto verso il 2022, dove il “Principe” sarà alla guida della Drone Hopper-Androni Giocattoli.

Gianni, come sta?

“Bene, molto impegnato con le solite questioni da risolvere ma sto bene grazie. In questi giorni sono a casa ma già proiettato nel 2022.” 

Com’è cambiato il ciclismo da quando ne fa parte?

“Io ho iniziato con la licenza di Team Manager nel 1985, con questa è la 37esima stagione che sono in questo mondo. Il ciclismo non è cambiato, ma stravolto. Ci sono stati miglioramenti continui. Un esempio? Ai miei tempi non esistevano i motorhome, ma solo ammiraglie e camper. Oggi è tutto molto più comodo e organizzato, soprattutto per le corse a tappe dove ci sono dei lunghi trasferimenti.”

Ad oggi ha qualche rimpianto?

“No, sinceramente no.” 

C’è qualche scelta che non rifarebbe?

“Sì, ma sono dettagli marginali. Prima di tutto io sono sempre stato un uomo libero e forse anche per questo qualcuno dice che non ho mai avuto ‘grandi sponsor’. Io dico invece che ho avuto sponsor intelligenti, dando a loro un’ottima visibilità oltre che soddisfazioni. Ho sempre diretto medie-squadre ma non sono mai riuscito ad avere lo squadrone”.

Ha lanciato una miriade di giovani: quali sono i corridori con cui è rimasto particolarmente legato?

“Michele Scarponi. Con lui c’era un grande rapporto di amicizia. Con lui in squadra potevamo usufruire di un valore aggiunto, non solo dal lato tecnico ma anche personale. Michele trasmetteva sempre allegria, lo ricordo triste in pochissimi frangenti come ad esempio per il podio sfiorato al Giro d’Italia nel 2010 dove chiuse quarto. Anche questi momentanei episodi di tristezza però venivano subito cancellati dalla sua ironia con cui interpretava ogni situazione. Michele aveva un sorriso accattivante, sapeva prendersi in giro prendendo in giro gli altri. Ora questo rapporto ce l’ho con il fratello Marco e la sua famiglia.”

C’è qualche corridore invece in cui credeva molto e poi non ha rispettato le attese?

“Ci sono stati corridori che ritenevo potessero fare e poi si sono persi per strada. Uno su tutti Josè Rujano: ad una grande qualità fisica non corrispondeva la stessa determinazione mentale.” 

Da questa stagione invece si sarebbe aspettato di più?

“Posso dire di essere moderatamente soddisfatto. E’ stata una stagione sfortunata perché abbiamo avuto molti incidenti ed infortuni, come nel caso di Santiago Umba e Andrij Ponomar. Nonostante tutto abbiamo ottenuto dodici vittorie nel corso della stagione. Inoltre al Campionato Italiano a squadre (la Ciclismo Cup ndr) siamo arrivati secondi, alle spalle della UAE Team Emirates, quindi primi tra le formazioni Professional.” 

Dal prossimo anno ci sarà la Drone Hopper-Androni Giocattoli. Com’è nata l’idea?

“La Drone Hopper è una nuova start-up spagnola che produce droni. Alcuni amici in Spagna ci hanno messo in contatto con questa azienda che opera nell’hinterland di Madrid a cui abbiamo esposto il nostro progetto che è stato subito accolto favorevolmente. Insieme abbiamo firmato un accordo quadriennale e quindi fino al 2025: i primi due anni saranno di una squadra Professional, poi vedremo…” 

L’idea del World Tour quindi è sempre viva?

“Con Marco Bellini abbiamo quest’idea. Mi piacerebbe arrivare nella massima categoria anche se ritengo che l’attuale World Tour sia da modificare. Diciotto squadre secondo me sono troppe, credo che quindici formazioni siano sufficienti e permetterebbero così la crescita di altre Professional. Con tutto il rispetto, le squadre attualmente in massima categoria, sono più forti delle nostre Professional, ma ritengo che alcune di esse non siano così forti da rappresentare il ciclismo d’élite.” 

La vostra idea sarebbe con licenza italiana o spagnola?

“Italiana.” 

Quali invece gli obiettivi per il 2022 con la Drone Hopper-Androni Giocattoli?

“Ogni corsa dobbiamo interpretarla mai come anonime comparse. Quando invece troviamo le squadre World Tour dobbiamo pensare ad un buon piazzamento, se poi dovesse arrivare la vittoria tanto meglio.” 

Tra i giovani italiani c’è qualcuno, secondo lei, che può diventare un corridore da corse a tappe?

“Attualmente un giovane talento per le corse a tappe non lo vedo. Ci sono tanti buoni corridori ma non talenti. Un corridore come Vincenzo Nibali tra gli attuali giovani non lo vedo, ma speriamo possa sbocciare.” 

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