Seguici su

Ciclismo

Ciclismo su pista, le bici rubate e ritrovate non potevano essere utilizzate. La spiegazione

Pubblicato

il

Sono state ritrovate le biciclette rubate alla Nazionale italiano di ciclismo su pista in occasione dei Mondiali di Roubaix (Francia) di settimana scorsa. Le bici appartenevano al gruppo degli  inseguitori e dei velocisti, assoluti protagonisti nel velodromo francese.

Fausto Pinarello, fondatore dell’omonima azienda di bici, ha rilasciato ai microfoni del ‘Giornale’: “In sostanza è come se avessero rubato una Ferrari F1. Sarebbe stato il colpo del secolo, ne avrebbero parlato tutti, ma non sarebbero di certo potuti andare in giro”.

Il creatore dei gioielli della nostra Nazionale ha continuato dicendo: “Molto probabilmente pensavano di trovare delle biciclette da corsa di serie. Anche loro sono speciali, ma sono facilmente smerciabili. Invece hanno portato via anche 12 bici che erano davvero fuori dal comune. Sono pezzi unici modellati sui corpi dei nostri fantastici quartetto dell’oro di Tokyo. Ho usato il paragone di un furto di una F1 proprio perché sono bici che non si possono usare in strada”.

Non è mancata la gioia del CT Marco Villa che ha evidenziato: “Ero contento di avere un parco bici per soddisfare gli junores ed under 23. Abbiamo rischiato di avere 12 bolidi in meno, l’equivalente di tre quartetti senza bicilette. Ora la notizia del ritrovamento è come aver vinto l’oro olimpico”.

Foto: Photo LiveMedia/Laurent Sanson

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità