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F1, GP Usa 2021: numeri, statistiche, curiosità. Che caos le gare in America! Però i successi di Lewis Hamilton sono una certezza

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Nel weekend il Mondiale di Formula Uno farà il suo agognato ritorno in Nord America dopo un’assenza lunga quasi due anni. Infatti la pandemia di Covid-19 ha causato una serie di cancellazioni per qualsiasi gara prevista sulla sponda occidentale dell’Oceano Atlantico. Cionondimeno, la situazione sta finalmente tornando alla normalità e domenica 24 ottobre potrà andare regolarmente in scena il Gran Premio degli Stati Uniti, gara dalla storia tormentata come nessun altra. Anzi, si può affermare che la situazione sia davvero caotica. È doveroso quindi provare a trovare il bandolo di un’ingarbugliata matassa di eventi Stars&Stripes.

Tanto per cominciare, bisogna ricordare come la 500 miglia di Indianapolis abbia avuto valore per il Mondiale di Formula Uno tra il 1950 e il 1960. Non si trattava del GP degli Usa, ma semplicemente la leggendaria Indy 500 assegnava punti valevoli per la classifica iridata. La prima edizione del Gran Premio degli Stati Uniti di F1 si tiene a Sebring, in Florida, nel 1959. Si tratta però di un insuccesso organizzativo che per il 1960 spinge i promotori a spostare la gara a Riverside (California), location che tuttavia non permette di migliorare la situazione. Si trova una stabilità solo insediandosi a Watkins Glen (New York), autodromo che diventa tappa fissa del Mondiale a partire dal 1961. Sino al 1975 non ci sono magagne, ma il periodo dal 1976 al 1988 è un vero ginepraio.

Nel 1976 infatti l’America raddoppia, poiché entra in calendario anche Long Beach (California). Questa gara assume la denominazione di Gran Premio degli Usa Ovest, mentre la prova di Watkins Glen si trasforma nel Gran Premio degli Usa Est. Tale situazione prosegue sino al 1980, anno in cui gli organizzatori di The Glen devono alzare bandiera bianca a causa dell’ingente indebitamento sostenuto per tentare di adeguare le obsolete strutture dell’autodromo.

Così, dal 1981 al 1984 si vive la paradossale situazione di avere più gare in America (tutte su circuiti cittadini) senza che nessuna di esse sia il Gran Premio degli Stati Uniti. Long Beach continua a organizzare il GP degli Usa Ovest sino al 1983. Per un biennio (1981-1982) si corre il GP di Las Vegas all’interno del parcheggio del Ceasar Palace, mentre nel 1984 si disputa un’occasionale Gran Premio di Dallas proprio nella metropoli texana. Nel frattempo, dal 1982 la città di Detroit entra in calendario con il proprio GP. Quest’ultimo rappresenta l’unico evento americano nel Mondiale di Formula Uno tra il 1985 e il 1988, ma rimane in tutto e per tutto il Gran Premio di Detroit.

Il GP degli Stati Uniti vero e proprio torna in calendario solo nel 1989, quando la sola gara Stars&Stripes trasloca a Phoenix (Arizona). Tale, ennesimo, circuito cittadino ha vita breve, poiché organizza solo tre edizioni. Così nel 1992, per la prima volta nella storia, la Formula Uno non corre in America. L’esilio termina nel 2000, anno in cui si torna a Indianapolis, ma stavolta con un vero e proprio GP su una pista ricavata usando metà ovale e un nastro d’asfalto costruito al suo interno. L’evento subisce un durissimo colpo dopo la farsesca edizione del 2005, alla quale partecipano solo 6 monoposto (quelle gommate Bridgestone), e abbandona la scena dopo il 2007. Passa un lustro prima che gli Stati Uniti tornino nel calendario iridato grazie al neonato autodromo di Austin (Texas), dove si corre tuttora.

Ricapitolando, in terra americana si sono disputate 69 gare valevoli per il Mondiale di Formula Uno. Di esse, però, solo 36 sono ufficialmente classificate come Gran Premio degli Stati Uniti, ovvero quelle di Sebring (1959), Riverside (1960), Watkins Glen (1961-1975), Phoenix (1989-1991), Indianapolis (2000-2007) e Austin (2012-2019).

VITTORIE
Il pilota più vincente in assoluto è Lewis Hamilton, capaci di imporsi 6 volte. Il britannico ha primeggiato nel 2007, 2012, 2014, 2015, 2016 e 2017, trionfando quindi sia a Indianapolis che ad Austin. Il trentaseienne inglese deve però condividere il primato di affermazioni consecutive con Michael Schumacher, che a sua volta ha raccolto 4 successi di fila (2003-2006).
Comprendendo il già citato Hamilton, sono quattro gli uomini in attività ad aver già vinto in America. A Lewis si aggiungono Sebastian Vettel (2013), Kimi Räikkönen (2018) e Valtteri Bottas (2019).
Non ci sono successi italiani nel GP degli Stati Uniti, anche se è doveroso ricordare come Michele Alboreto abbia primeggiato nel GP del Ceasar Palace 1982 e nel GP di Detroit 1983.
Sul fronte delle scuderie, le più vincenti in assoluto sono la Lotus e la Ferrari, che hanno raccolto 8 successi a testa. Il team fondato da Colin Chapman si è affermato 3 volte con Jim Clark (1962, 1966, 1967) a cui vanno sommati i trionfi di Stirling Moss (1960), Innes Ireland (1961), Jochen Rindt (1969), Emerson Fittipaldi (1970) e Ronnie Peterson (1973). Per quanto riguarda il Cavallino Rampante, invece ci sono ci sono 5 vittorie di Michael Schumacher (2000, 2003, 2004, 2005, 2006) a cui vanno aggiunte le singole affermazioni di Niki Lauda (1975), Rubens Barrichello (2005) e Kimi Räikkönen (2018). Oltre al team di Maranello, tra le squadre attualmente impegnate in Formula 1, hanno già vinto il GP degli Usa anche McLaren (6 volte), Mercedes (5) e Red Bull (1).

POLE POSITION
Guardando alle pole position, si nota come questa graduatoria sia comandata ex aequo da Michael Schumacher e Lewis Hamilton, entrambi capaci di ottenere 4 partenze al palo. Il tedesco è scattato davanti a tutti nel 2000, 2001, 2002, 2006; il britannico invece lo ha fatto 2007, 2016, 2017, 2018.
Oltre all’inglese, si contano altri tre uomini in attività ad aver già realizzato almeno una pole position negli Usa. Se ne contano 2 per Sebastian Vettel (2012, 2013), 1 per Kimi Räikkönen (2003) e Valtteri Bottas (2019).
C’è una pole position italiana nel Gran Premio degli Stati Uniti. La realizzò Jarno Trulli nel 2005, quando poi l’abruzzese non prese parte alla gara poiché tutti i team gommati Michelin vi rinunciarono. Val la pena di ricordare che Bruno Giacomelli fu il migliore in qualifica a Watkins Glen 1980, ultima edizione del GP di Usa Est, mentre Riccardo Patrese firmò la pole position a Long Beach nel 1981.
Spostandoci sulle squadre, anche in questo caso c’è un pareggio tra Lotus e Ferrari, appaiate a quota 7. Tra i costruttori attualmente impegnati in Formula Uno, vantano almeno una pole position nel Gran Premio degli Stati Uniti anche Mercedes (6), McLaren (5) e Red Bull (2).

PODI
Sul fronte dei podi, invece, la graduatoria è comandata da Lewis Hamilton, che nel corso della sua carriera è stato capace di classificarsi nella top-three per 8 volte! Oltre ai suoi sei successi (1994, 1997, 1998, 2000, 2002, 2003, 2004), l’inglese si è anche piazzato secondo nel 2019 e terzo nel 2018.
Sono complessivamente sette i piloti in attività a vantare almeno un podio in America:
8 (6-1-1) – HAMILTON Lewis
4 (1-2-1) – VETTEL Sebastian
3 (1-1-1) – RÄIKKÖNEN Kimi
2 (0-1-1) – ALONSO Fernando
2 (0-1-1) – VERSTAPPEN Max
2 (0-0-2) – RICCIARDO Daniel
1 (1-0-0) – BOTTAS Valtteri

PILLOLE
– Solo Lewis Hamilton ha vinto il Gran Premio degli Stati Uniti propriamente detto con due team diversi (McLaren e Mercedes).
– Il britannico è peraltro anche l’unico ad aver primeggiato su due tracciati diversi (Indianapolis e Austin).
– Ovviamente, il numero di piloti capaci di imporsi su più piste differenti aumenta notevolmente se si guarda a tutte le gare americane. La lista comprenderebbe anche Carlos Reutemann (Watkins Glen 1974 e 1978, Long Beach 1978), Gilles Villeneuve (sia Long Beach che Watkins Glen nel 1979), Alan Jones (Watkins Glen 1980, Las Vegas 1981), Michele Alboreto (Las Vegas 1982, Detroit 1983), Niki Lauda (Watkins Glen 1975, Long Beach 1982), John Watson (Detroit 1982, Long Beach 1983), Nelson Piquet (Long Beach 1980, Detroit 1984), Keke Rosberg (Dallas 1984, Detroit 1985) e Ayrton Senna (Detroit 1986, 1987, 1988 e Phoenix 1990, 1991).
– Come si può notare, Carlos Reutemann e Gilles Villeneuve sono gli unici ad aver vinto entrambi i GP americani nella stessa stagione. Curiosamente, lo hanno fatto ambedue a bordo della Ferrari.
– Ad Austin in 4 occasioni (50,0%) il vincitore è partito dalla pole position.
– Però, sempre per quanto riguarda Austin, in 8 occasioni (100,0%) il vincitore è partito dalla prima fila!

Foto: La Presse

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