Formula 1
F1, il salto di qualità della Ferrari con la nuova power-unit. 2022: sperare si può
C’è grande curiosità attorno alle prestazioni della Ferrari nelle prossime gare, perché l’impressione avuta in Turchia è stata quella di aver visto, per la prima volta dopo due anni, un Cavallino Rampante in grado di rivaleggiare con Mercedes e Red Bull. D’accordo, si è corso su un tracciato particolare in condizioni anomale, ciononostante è emersa la netta sensazione che la nuova parte ibrida della power unit abbia comportato un apprezzabile salto in avanti nelle performance.
Ci sono due indizi a corroborare questo sentimento. In primo luogo il giro in qualifica di Charles Leclerc, battuto di soli 69 millesimi da Max Verstappen. L’analisi della tornata ha dimostrato come il monegasco abbia pagato pesantemente dazio nel T1, facendo poi meglio dell’olandese sia nel T2 che nel T3, segno di come probabilmente la SF21 abbia faticato a mandare in temperatura le gomme (comprensibile, se si pensa che i tecnici di Maranello avevano optato per un assetto particolarmente scarico), ma che avesse tutto il potenziale per stare davanti alla RB16B. In seconda istanza va sottolineato il passo-gara delle Rosse. Nonostante le vetture fossero state settate con un occhio di riguardo per l’asciutto, si sono dimostrate in linea con le vetture in piena bagarre per il Mondiale anche in condizioni di pioggia.
Cos’è cambiato? Semplice, è arrivato il nuovo sistema ibrido, testato dal solo Leclerc in Russia e portato in pista da entrambi i piloti in Turchia. L’impressione è che l’innovazione comporti un balzo significativo verso l’alto. Anche perché probabilmente a Sochi non era stato ancora sfruttato appieno. Sì, perché nel GP disputato sulle coste del Mar Nero, i camera car del ventiquattrenne del Principato evidenziavano ancora il fenomeno del clipping, ovvero l’assenza di spinta da parte dell’MGU-K dopo un certo ammontare di tempo a tutto gas. Al contrario, all’Instabul Park la curva di potenza continuava a salire ed era comprabile a quella della Mercedes. Insomma, probabilmente in Russia si è verificato che tutto funzionasse a dovere, mentre in Turchia si è deciso di iniziare a esplorare totalmente il potenziale della novità.
Val la pena di ricordare come la nuova parte ibrida sfrutti una differente tecnologia sull’elettrolita della batteria, non più liquido o gel, bensì solido. I vantaggi sono molteplici, poiché si riducono ingombri e peso, aumentando invece la potenza. Sia chiaro, a Maranello non hanno scoperto nulla, perché questa è la nuova frontiera che tutti i costruttori stanno esplorando. Però, chiaramente, chi riesce a ottimizzare l’innovazione può godere di un vantaggio non da poco in termini prestazionali.
Ecco la ragione della frase ripetuta ossessivamente da parte di Mattia Binotto in merito alla novità. “Dobbiamo fare esperienza in funzione 2022”. Verissimo, perché per quanto la F1 sia sempre più legata alle simulazioni, certe dinamiche possono essere scoperte solo in pista. In un’epoca dove i test privati sono banditi, non si può che lavorare nel corso dei Gran Premi, unico contesto dove fisicamente si possono verificare le conseguenze delle vibrazioni, degli urti, delle ripartenze e di tutti i violentissimi stress a cui sono sottoposte le monoposto in condizioni di gara.
Tra il GP di Austin e quello di Abu Dhabi si attendono conferme delle belle sensazioni ricavate dalla Turchia. Restano sei Gran Premi da qui a fine 2021. Sei gare per accumulare quanti più dati possibili allo scopo di affinare la nuova tecnologia presentata nelle ultime settimane. Si tratta di un atteggiamento coraggioso da parte della Scuderia di Maranello.
Vedremo un Cavallino Rampante rivitalizzato già nel finale di stagione? Se così fosse, allora la speranza di una rinascita definitiva nell’annata ventura (dove la Ferrari deve tornare dove le compete, ovvero in lotta per il Mondiale) si farebbe concreta.
Foto: LPS