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Ciclismo
Gianni Bugno: “Nibali può ancora puntare a tutto, deve dosarsi. Non è nella mia indole fare il ct”
Gianni Bugno, grande campione degli anni ’90, ha vinto il Giro d’Italia del 1990 tenendo la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa. Si è imposto in Classiche Monumento come la Milano-Sanremo e il Giro delle Fiandre, sfiorando Il Lombardia e la Liegi-Bastogne-Liegi. E’ stato il primo ciclista italiano nella storia ad aver vinto due Mondiali consecutivi, nel 1991 e 1992. 72 vittorie in carriera tra le quali spiccano nove tappe al Giro d’Italia, quattro al Tour de France e due alla Vuelta. Bugno è stato, e lo è tutt’ora, uno dei corridori più amati della storia del ciclismo, capace di far innamorare una Nazione intera.
Gianni, come stai?
“Bene grazie, non mi lamento.”
Sei da anni Presidente del sindacato mondiale dei corridori. Com’è messo il ciclismo? E quali saranno i prossimi obiettivi?
“Il ciclismo è messo bene, ci stiamo muovendo molto riguardo la sicurezza, un tema fondamentale non solo tra i professionisti ma in tutte le categorie.”
Com’è nata la tua passione per il ciclismo?
“E’ nata un po’ per caso, per divertimento. La bici inizialmente la usavo per spostarmi da un posto all’altro, poi è diventata un hobby e successivamente il mio lavoro.”
Chi ti ha insegnato il mestiere del ciclista?
“Sono entrato nella squadra ‘Ciclisti Monzesi’ e lì è iniziata la mia carriera, dove ho potuto imparare le basi come per esempio lo stare in gruppo.”
Chi è stato il tuo miglior gregario?
“E’ difficile fare un nome, tutti hanno svolto il loro lavoro egregiamente. Sono state tutte persone per me fondamentali.”
72 vittorie in carriera: te le ricordi tutte?
“No, assolutamente.”
C’è qualche vittoria alla quale sei più legato?
“Sinceramente no, sono tutte importanti.”
Due Mondiali consecutivi, nel 1991 e 1992. Dei due qual è stato il più bello?
“Sono stati tutti e due importanti. Nel primo ero protagonista, al secondo Mondiale invece nessuno si aspettava la mia riconferma.”
C’è un’immagine del Giro d’Italia, tra tutti quelli vissuti in sella alla bici o alla guida dell’elicottero, che ricordi in particolare modo?
“La gente, il pubblico a bordo strada che rendono questo sport meraviglioso. Il Giro d’Italia è la corsa che ti passa sotto casa e lascia impresse immagini bellissime.”
Hai qualche rimpianto?
“No, assolutamente. Tutto quello che potevo fare l’ho fatto…”
Com’è messo il ciclismo italiano?
“Direi bene, siamo sempre stati protagonisti. Forse è mancato il risultato al Mondiale ma non possiamo proprio lamentarci.”
A quali obiettivi può mirare Vincenzo Nibali?
“Farà gli ultimi due anni, penso. Sicuramente può mirare a tutto, Vincenzo è un corridore completo. Dovrà chiaramente dosare le sue forze e puntare ad un obiettivo particolare. Il prossimo anno cambierà anche squadra e credo sia importante per cercare nuovi stimoli.”
Arriverà la riconferma di Damiano Caruso?
“Quest’anno Damiano si è riscoperto nelle corse a tappe, ma è sempre stato un ottimo gregario per capitani di valore. Ha una bella esperienza e magari il prossimo anno punterà ancora più in alto rispetto al secondo posto al Giro d’Italia, ma chiaramente dipende anche da come programmerà la prossima stagione.”
Si sta parlando molto del “dopo Cassani”. Chi sostituirà secondo te il C.t alla guida della Nazionale?
“Sono stati fatti tanti nomi, non ne ho idea.”
Inizialmente anche tu sei stato uno dei papabili… Poi cos’è successo?
“Il mio nome è stato tirato fuori per caso ma non perché avessi intenzione di fare il Commissario Tecnico della Nazionale. Non è né nella mia indole, né nei miei programmi. Non ho mai fatto il direttore sportivo e non ho mai guidato un’ammiraglia quindi non me la sarei sentita.”
Quale consiglio daresti ad un giovane che vuole avvicinarsi a questo sport?
“Il ciclismo deve essere prima di tutto un divertimento, se poi diventa un lavoro tanto meglio ma bisogna divertirsi, questo è il segreto.”
Foto: Olycom.com