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Indian Wells, Jannik Sinner ha mancato un’occasione. Nessun top25 in semifinale: non è mai successo dal 1990 in un Masters1000

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Non era mai accaduto dal 1990, in 280 eventi, che in un Masters 1000 vi fossero in semifinale tutti giocatori in quel momento esclusi dai primi 25 della classifica mondiale. Un dato statistico particolarissimo, che denota l’estrema variabilità di un evento non abituale per questi tempi che ha portato a conclusioni non abituali.

Per la verità, quasi tutti i giocatori che sono arrivati al penultimo atto hanno un passato di ranking migliore di quello attuale. Il caso più evidente di tutti è quello di Grigor Dimitrov: il bulgaro, nell’epoca in cui tra i primi due c’erano sempre Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic o Andy Murray, è riuscito a raccogliere risultati importanti, a trovarsi con costanza nei primi 10 e a raggiungere, nel 2017, il numero 3 del ranking ATP.

Quanto a Taylor Fritz, l’americano, che ha anche una storia umana totalmente diversa da quella degli altri che lo ha inevitabilmente influenzato negli anni, è un giocatore che intorno ai primi 30 naviga da tempo. Si è infatti issato fino al numero 24 a marzo 2020, appena prima che il Covid-19 fermasse tutto. Il georgiano Nikoloz Basilashvili, invece, a metà 2019 è arrivato fino al 16° posto a metà 2019. L’unico “nome nuovo”, nei fatti, è quello del britannico Cameron Norrie, che era già entrato con il best ranking di numero 26 nel torneo e ora sarà perlomeno numero 22, nella peggiore delle ipotesi.

Nel torneo delle stranezze, si può ben dire che siano stati in tanti a vedersi sbarrate le strade di occasioni importanti. Jannik Sinner, Casper Ruud e Hubert Hurkacz si sono ritrovati, in maniera sostanzialmente vicendevole, a non capitalizzare una situazione che vedeva cadere teste di serie importanti in continuazione.

Per l’altoatesino è stata fatale la giornata no con un comunque indiavolato Fritz, che sta emergendo come il nome più caldo del torneo viste le eliminazioni di Matteo Berrettini, del numero 2 d’Italia e del tedesco Alexander Zverev. Per il norvegese sembrava più dura la prova del sudafricano Lloyd Harris rispetto a quella dell’argentino Diego Schwartzman, e invece il “Peque” è tornato a ruggire sul veloce, salvo poi finire malissimo contro Norrie. Quanto a Hurkacz, aveva camminato benissimo fino ai quarti di finale, dove Dimitrov gli ha però imposto la legge di un torneo nel quale sta tornando a far vedere tutte le dosi di talento per cui è diventato famoso fin dai primissimi anni (parliamo di epoca 2008-2010).

Nella situazione in essere, oltre alla scalata di Norrie (che non giocherà la prossima settimana), si definisce un punto sostanziale: il divario Ruud-Sinner nella Race è rimasto identico, il che va a vantaggio dello scandinavo, mentre si è mosso in avanti Hurkacz. Ed è questa la notizia meno felice per il ventenne azzurro: i punti di distacco (stante l’assenza di Nadal) sono 360. Servono ormai risultati importanti tra Anversa, Vienna e Parigi-Bercy. Con un occhio anche agli altrui tabelloni, nel tentativo di dare all’Italia un secondo giocatore alle ATP Finals di Torino (stante il fatto che Berrettini non è ancora matematicamente qualificato, ma si trova nella più classica delle botti di ferro). Ma la settimana a Sinner ha regalato anche una cosa più che buona: il numero 13 nel ranking classico. Il che vuol dire altro passo in su verso quei tornei indoor che sa interpretare molto bene.

Foto: LaPresse

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