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Masters1000 Indian Wells, Jannik Sinner e un ko ‘fisiologico’ nel percorso di formazione
Ammettiamolo, un po’ c’eravamo illusi. La prestazione all’esordio di Jannik Sinner contro John Millman al Masters1000 di Indian Wells aveva fatto pensare che l’altoatesino fosse particolarmente in palla in California e la sfida contro l’americano Taylor Fritz (ottavi di finale) alla sua portata. Niente di più sbagliato.
Lo statunitense ha sciorinato probabilmente la miglior prestazione dell’anno per continuità, mentre Jannik si è perso nelle solite contraddizioni di una prima di servizio che per larghi tratti del confronto non ha inquadrato il bersaglio (percentuale ampiamente al di sotto del 50%). Sinner sopravvalutato? N.14 del mondo che non rispecchia il suo valore, favorito solo da una fase di transizione?
I giudizi in un modo o nell’altro sono sempre troppo frettolosi perché ci si trova a parlare di un tennista in formazione. Certo, ieri ha giocato male, non ha gestito al meglio quando si è trovato in vantaggio e non ha sfruttato le chance favorevoli. Giusta la critica, ma comprendere i motivi del ko è un altro passaggio.
In quest’ottica appare chiaro che Sinner abbia fatto fatica e perso fluidità nei colpi per le problematiche in battuta. Ritrovarsi nella maggior parte del match senza ‘punti gratuiti’ con questo fondamentale l’ha costretto a degli sforzi supplementari, non associati a dei tentativi di variazione che solo nella fase finale del match si sono visti.
L’azzurro sta lavorando per inserire qualcosa di nuovo nel suo gioco e proprio nel movimento al servizio è evidente. Tuttavia, la sensazione è che nell’esecuzione del gesto ancora sia tutto molto meccanico e non naturale, provocando poi degli scompensi con i colpi di inizio di gioco. Tradotto: rendimento insufficiente con questo fondamentale e meno capacità di penetrare e variare con lo scambio.
Un discorso che rientra nella normalità delle cose di un giocatore in una fase di costruzione che, però, alla prova dei fatti ha vinto nell’ultimo anno nel circuito maggiore 37 incontri su 54 (pari al 70% circa), conquistando quattro tornei ATP. E’ giusto puntare già alle Finals, ma anche se quest’anno non dovessero arrivare sarà un dramma per il processo di crescita ancora in corso? Probabilmente no, visto che la maturazione è ben lontana.
Foto: LaPresse