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MotoGP, Fabio Quartararo: “Un titolo che arriva da una progressione brutale partita nel 2018, per il 2022 vorrei più motore”
Lo champagne ha appena smesso di scorrere dopo i festeggiamenti per il suo primo titolo in MotoGP, ma Fabio Quartararo è già pronto ad analizzare quanto successo in questo suo splendido 2021 e, soprattutto, ad affrontare le sfide che gli riserverà il suo futuro. A soli 22 anni il pilota nativo di Nizza ha inserito il suo nome nel Gotha del Motomondiale e ha scelto questo momento per raccontarsi a 360° a Motorsport.com, parlando del Fabio Quartararo uomo e pilota, un “Diablo”, a quanto pare, solo di nome o, per meglio dire, solo quando indossa tuta e casco e sale in moto.
L’alfiere del team Yamaha Factory ha centrato l’ufficialità del titolo nell’ultima gara disputata, il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna. Un vero e proprio mix di emozioni. Una risalita complicata, con il suo rivale principe, Francesco “Pecco” Bagnaia, che sembrava pronto a vincere e ad allungare ancora la corsa al titolo. Tutto svanito con la caduta del ducatista e, a quel punto, sono potuti partire i festeggiamenti. Domenica appena tagliato il traguardo di Misano, il pilota francese però ha pensato ad una persona ben specifica: “A mio padre. Beh, anche mia madre, ovviamente, ad entrambi diciamo, a tutta la famiglia, ma soprattutto a mio padre. Per quale motivo? Per tutti i chilometri che abbiamo fatto insieme quando ero piccolo per poter correre. Non voglio dire sciocchezze, ma abbiamo percorso oltre 50.000 chilometri l’anno per allenamenti e gare, forse anche di più. Questa immagine è la prima cosa che mi è venuta in mente”.
Il pilota che fino a soli tre anni fa era un punto interrogativo in Moto2, con la nomea di “talento già svanito”, in poco tempo ha saputo cancellare tutto e, ora, vive lo status di campione del mondo: “E’ assolutamente pazzesco. Soprattutto se teniamo conto che nel 2018 ero davvero molto in basso. La progressione è stata brutale. Tutto questo mi darà una grande spinta per il futuro. In questo momento non riesco ancora a credere a quello che è successo, non avrei mai potuto immaginare che avrei potuto raggiungere questo risultato così in fretta, a soli 22 anni. E la cosa buona è che ho molti anni davanti a me per continuare a lottare e realizzare altri sogni”.
Il 2018, con un decimo posto finale nella classifica generale della classe mediana, ha rappresentato una sorta di punto di svolta per il nizzardo che, nonostante le difficoltà, ha cercato sempre di affrontare le sfide con il sorriso. “Sono sempre stato così, anche nei momenti più difficili sono sempre stato felice. Questa è la cosa più importante nella vita. In quegli istanti, nonostante non ottenessi i risultati che volevo, stavo facendo il lavoro che avevo sempre sognato. Penso spesso alle persone che fanno un mestiere molto duro, o a quelle che ogni giorno devono fare qualcosa che non gli piace. Questo è incomparabile per noi. Anche quando i risultati non erano buoni, ero felice nella vita”.
Tornando al presente, questo carattere così solare sembra avere pagato dividendi, con un coro di apprezzamenti che a Misano è letteralmente esploso: “Vedere i tifosi di Valentino Rossi e Francesco Bagnaia festeggiare il titolo con me, anche se me lo stavo giocando proprio con Pecco ed era arrivato nell’ultima gara di Vale in Italia, è stato veramente speciale. E’ qualcosa che porterò con me per sempre, ma non solo. Piaccio a tutti? Non lo so, ma sono davvero contento di vedere piloti come Marc Marquez felici per me. Sanno quanto sia difficile essere a questo livello. Domenica è stato il giorno più felice della mia vita, e una parte del motivo è questa”.
Dopo anni di attesa e poche gioie ora è arrivato il grande traguardo, il risultato che toglie ogni dubbio. Secondo il portacolori del team Yamaha Factory, tuttavia, non cambierà il suo modo di approcciare alle gare. “Sento la pressione prima della gara, ma quando sono sulla moto non la sento. Forse a Misano un pochino, perché sapevo di non poter commettere errori. Penso che questo mi toglierà un peso dalla mente nelle ultime due gare, ma l’anno prossimo ricominceremo. Non direi che lo farò da zero, ma quasi. Ma, sono sicuro, che sarò molto più felice”.
Da molte parti i complimenti sono arrivati, anche e soprattutto, per avere vinto con una M1 che non è mai apparsa come una moto invincibile, vedendo anche i risultati dei compagni di marchio. “La Yamaha di quest’anno non è molto meglio di quella dell’anno scorso, ma abbiamo trovato un feeling che mi permette di essere comunque più veloce. Quello che abbiamo migliorato di più è l’anteriore, ma alla fine la Yamaha ha sempre avuto il telaio più equilibrato. Direi che più che migliorare la moto dopo il 2020, quello che abbiamo fatto è stato recuperare qualcosa che avevamo perso lungo la strada. A livello personale penso che un anno fa a parità di condizioni non sarei stato in grado di vincere il titolo, ma sono sicuro che non avrei finito ottavo come poi è successo. Penso che nel 2020 la mia posizione logica sarebbe stata il terzo posto, però ho gestito le cose abbastanza male. Questo mi ha permesso di migliorare molto per poter vincere quest’anno”.
Il classe 1999 prosegue la sua analisi sulla scuderia di Iwata: “Non è stato un anno facile per noi, ma quando si attraversano i momenti difficili, si gode ancora di più se poi arriva il successo. Vedere tutti gli ingegneri e il Project Leader festeggiare il titolo a Misano domenica è stato un enorme contrasto con la prima gara dell’anno in Qatar, dove era tutto molto freddo. Si vede che lo stress e la pressione sono stati eliminati. Questo titolo ci permette di dimenticare tutti i momenti difficili che ha passato la Yamaha”.
In vista del 2022 l’auspicio è che non venga interrotto il trend della moto nipponica, con precisi miglioramenti: “L’unica cosa che chiedo è più potenza. Siamo stati in grado di testare il telaio 2022 a Misano e devo dire che funziona molto bene, ma quello che ci manca è la potenza. Quello che chiedo davvero alla casa madre è più velocità massima, per rendere la mia vita un po’ più facile nei sorpassi. Nella prima gara a Misano, se avessi avuto solo un po’ più di velocità massima, avrei potuto vincere”.
Ultima battuta su chi ha vinto a Misano 2 e che, con molta probabilità, tornerà a essere l’uomo da battere dalla prossima stagione: Marc Marquez. “Non vedo l’ora di battagliare con lui. Mi sembra che Marc sia in buona forma, ha vinto le ultime due gare ed è un esempio che ho seguito per molti anni. Mi piace come pilota e come persona, e le battaglie che abbiamo fatto nel 2019, anche se le ha vinte quasi sempre lui, le ricordo come i momenti in cui ho potuto imparare e divertirmi di più. Mi è stato permesso di dire che stavo correndo contro un otto volte campione del mondo”.
Credit: MotoGP.com Press