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MotoGP, i promossi e bocciati del GP delle Americhe: Marc Marquez il Re del Texas, Quartararo prossimo all’iride

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E anche il ‘Luna Park’ di Austin (Stati Uniti) fa parte dell’album dei ricordi. La pista in Texas ha lasciato sempre quella sensazione di grande complessità e di sfida per i piloti, ma è chiaro che le asperità dell’asfalto hanno dato alla contesa dei connotati oltre quello che si può rappresentare con la parola ‘limite’. Vincitori e vinti sono noti e andiamo dunque a valutare chi è da promuovere e chi da bocciare.

PROMOSSI

Marc Marquez (Honda) – Dopo il test di Misano, la parola d’ordine era: aggressività. In uno dei suoi feudi Marc Marquez a mezzo servizio basta e avanza per dominare. Talmente sensibile è la differenza di feeling del centauro iberico con la concorrenza, che la vittoria non ha assunto proporzioni ancor più importanti solo per quel braccio destro che dei problemi ne crea. Dolore o meno, è arrivata la settima gemma in otto gare disputate su questo circuito. Il Re del Texas è sempre lui.

Fabio Quartararo (Yamaha) – Concreto e chirurgico. Il francese è l’unica Yamaha che va forte, ma è quella in ballo per il titolo. La sua guida di grande percorrenza è uno spettacolo e, nonostante le evidenti criticità in accelerazione, il secondo posto alle spalle di Marquez è una sorta di ipoteca per il titolo, mancando tre gare alla conclusione e avendo un margine su Pecco Bagnaia di 52 punti.

Francesco Bagnaia (Ducati) – Fa quel che può con i mezzi a disposizione. Non ha trovato il feeling di Aragon e di Misano Pecco, nonostante la fantastica pole del sabato. Il pacchetto non era sufficientemente competitivo per contrastare chi l’ha preceduto e il terzo posto texano è da considerarsi molto prossimo a una resa nella battaglia iridata, anche se a Misano Bagnaia vorrà concedere il bis.

Alex Rins (Suzuki) – Può valere per certi versi lo stesso ragionamento fatto per Marquez: Alex su questa pista va forte, ricordando la vittoria nel 2019, e il quarto posto dopo un periodo molto difficile è un segnale di ripresa.

Jorge Martin (Ducati Pramac) – Una partenza a fionda e un bel passo gara nella prima metà di corsa illudono. Subentra poi un calo fisico per problemi che l’iberico si trascina già da qualche tempo e un taglio alla curva-15 che porta al long lap penalty. Il podio va a Pecco, ma il giovane spagnolo è sempre più una realtà.

Enea Bastianini (Ducati Avintia Esponsorama) – Il romagnolo ci ha preso gusto e la versione ‘animale da gara’ si è fatta apprezzare. Dopo aver chiuso le qualifiche in maniera non positiva, Enea ha cambiato registro, correndo in modo decisamente convincente e andando in crescendo. La scaramuccia tra Miller e Mir poi è stata l’occasione da sfruttare per centrare un piazzamento (sesto) di grande valore.

Valentino Rossi (Yamaha) – Un quindicesimo posto non può essere salutato con il sorriso, ma di sicuro è qualcosa di meglio rispetto ai disastri di altri weekend. Un punto è arrivato per lui, su una pista molto difficile, va bene così.

BOCCIATI

Joan Mir (Suzuki) – Dietro la lavagna il campione del mondo 2020. L’entrata ai danni di Miller è un chiaro errore in una gara vissuta all’ombra del team-mate. Austin non da ricordare per lui.

Jack Miller (Ducati) – Decifrare la prestazione dell’australiano è complicato: primi giri letargici, rimonta furiosa e Barrichello’s style per favorire Bagnaia visto l’evidente calo di gomme. Il contrasto con Mir l’ultimo atto di una tipica corsa alla Jack, in cui trovarci un senso si fa fatica.

Franco Morbidelli (Yamaha) – Il 19° posto è da matita rossa, ma conosciamo le condizioni di Franky per cui è una bocciatura da interpretare. La condizione fisica non c’è e guidare una M1 con evidenti problemi di accelerazione non è semplice.

La pista di Austin – Non si parla di piloti, in questo caso, ma di un lavoro tecnico sul tracciato gravemente insufficiente: troppi pericoli. Necessari provvedimenti per non trasformare un GP in una sorta di rodeo.

Foto: Lapresse

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