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MotoGP, il malinconico crepuscolo di Valentino Rossi. I numeri del Dottore nel 2021

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Mancano tre gare al termine del Motomondiale 2021 e, con esso, alla fine della carriera di Valentino Rossi. Il Dottore si sta trascinando stancamente verso Valencia senza riuscire in alcun modo a lasciare il segno. Infatti il quarantaduenne di Tavullia è stato un’autentica comparsa nell’annata ormai prossima alla conclusione, tanto da risultare pressoché trasparente, eccezion fatta per un paio di barlumi, caratteristici (non a caso) del crepuscolo.

I numeri non mentono e sono impietosi. Valentino attualmente è 21° nella classifica generale del campionato, cioè ultimo tra i piloti titolari. Alle sue spalle troviamo solo centauri occasionali, ovvero supplenti ad interim o wild card. Rossi ha raccolto 29 punti in quindici gare. Una miseria, se si pensa che il fratello Luca Marini ne ha marcato uno in più pur essendo un esordiente e gareggiando con una moto vecchia di due anni.

Il dato più raggelante è però un altro. Tutti i titolari hanno arpionato almeno un piazzamento nelle prime sei posizioni, eccezion fatta per il Dottore, che invece non è mai andato oltre l’ posto nel caotico GP d’Austria, caratterizzato dall’acquazzone che ha sconvolto la classifica. In quel frangente il veterano di Tavullia ha deciso di rimanere in pista sotto la pioggia con le slick negli ultimi giri, anziché rientrare ai box per cambiare moto. Una mossa giusta strategicamente, tanto da issarlo brevemente in terza posizione, prima però di alzare bandiera bianca nei confronti di svariati avversari, compresi il già citato Marini e Iker Lecuona, a loro volta restati con le gomme da asciutto su un tracciato sempre più bagnato. Il fratellino ventiquattrenne e il ventunenne spagnolo si sono quindi rivelati più efficaci in condizioni di aderenza precaria rispetto a chi, in passato, ha saputo dettare legge in ogni dove e con qualsiasi condizione.

Insomma, a conti fatti Valentino era già un ex prima ancora che la stagione cominciasse. Non lo sapeva ancora nessuno, però. Dopotutto la prima parte dello scorso anno non era stata così malvagia. La sera del 13 settembre 2020 Rossi era sesto nel Mondiale, ex aequo con Maverick Viñales e a soli 16 punti dal battistrada iridato Andrea Dovizioso. Da lì, però, si è verificato un crollo verticale. Tre cadute di fila (compresa quella del Montmelò, a secondo posto acquisito, che ha fatto sfumare il 200° podio della carriera nella classe regina), lo stop per Covid-19, il finale d’annata anonimo e il triste 2021. Purtroppo, nello sport come nella vita, quando si va avanti con l’età si può avere un tracollo repentino.

Tre gare, ecco quanto manca alla fine dell’epopea di Valentino Rossi da pilota. Tre GP alla conclusione di un 2021 privo di mordente, indegno epilogo di una carriera leggendaria, che meriterebbe un canto del cigno all’altezza del passato. Proprio per questo è doveroso citare i versi di apertura di “Do not go gentle into that good night”, la più famosa vilanelle di Dylan Thomas:

“Non andartene docilmente in quella notte tranquilla,
gli anziani dovrebbero accendersi e infuriare al serrarsi del giorno;
infuria, infuria, contro il morire della luce”
.

Già, chissà che per il Dottore, al serrarsi delle tenebre agonistiche, non possa esserci spazio per un’ultima fiammata, prima che la fiamma si spenga definitivamente per chi, tra il 2000 e il 2009, ha saputo essere indiscutibilmente il migliore di tutti.

Foto: MotoGPpress.com

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