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Rugby: Enrico Zaglio, a 90 anni ancora in campo. Il segreto della longevità: “Non sono pigro”

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Classe ’31, una laurea in ingegneria, una vita tra lavoro e Università, ma soprattutto una vita tra rugby e sport. Lui è Enrico Zaglio, nato il 15 giugno 1931 a Brescia ed è il più anziano tesserato alla Fir, ancora pronto a scendere in campo.

Iniziamo dal principio. Lei è classe ’31, ci racconti come ha conosciuto il rugby e come ha iniziato a giocare.

“I miei nonni abitavano a Livorno, dove nel ’45 sono arrivati gli americani con i primi palloni ovali. Io ero lì in vacanza e vedevo dei ragazzi del Cus Livorno giocare, li ho conosciuti e mi hanno insegnato. Io giocavo a calcio come portiere e quindi usare le mani col pallone era una goduria. Così quando sono tornato a Brescia, ero al liceo scientifico e un professore ha iniziato ad allenare una squadra scolastica di rugby. Io nel ’47 ho iniziato proprio lì. Facevo il tallonatore. Ho smesso l’ultimo anno di liceo perché in casa avevamo pochi soldi, ma io volevo andare all’Università e dovevo conquistare la borsa di studio per poter continuare gli studi. Dopo la maturità, avuta la borsa di studio, sono tornato a giocare nel Rugby Brescia”.

Dopo il diploma si è iscritto a Ingegneria, studiando a Pavia e Milano. Ha continuato a giocare a rugby durante gli studi?

“Sì, ho continuato a giocare sia nel primo biennio, sia a Milano. Qui andavo ad allenarmi con il Rugby Milano, che in teoria era una nostra avversaria, e poi il weekend andavo a giocare con il Rugby Brescia. Poi, purtroppo, ho dovuto lasciare per lavoro”.

Il rugby è la sua passione, ma so che non è l’unico sport in cui si è cimentato. Quali sono state le sue altre passioni sportive?

“Ho disputato una decina di volte la Marcialonga, amavo l’alpinismo e mi sono tenuto in forma così”.

Lei ancora oggi è un giocatore della “Poderosa Old Rugby Brescia” e per i suoi 90 anni ha deciso di festeggiare in maniera decisamente inusuale, cioè scendendo in campo in una partita. Che emozioni ha vissuto?

“La vecchiaia è una questione mentale. Quando uno invecchia diventa pigro, cioè non ha né voglia di fare né di reagire. Diventi vecchio. Io ho 90 anni e non mi sento vecchio. Festeggiare sul campo da rugby è stato stupendo, divertentissimo”.

Giocatore di rugby, atleta, ha lavorato in tantissime aziende, fino a poco tempo fa era docente universitario e ancora oggi collabora con uno dei suoi figli per nuovi progetti in campo elettronico. La domanda appare scontata, ma qual è il suo segreto per essere ancora così in forma?

“Avere voglia di fare. Io mangio bene, non bevo, non fumo, lavoro ancora, aiuto in casa, mi alleno. Vado avanti sempre cercando di essere il meno pigro possibile. Quando non ho voglia di fare qualcosa mi scatta l’allarme e mi metto a fare qualcosa. Ogni venerdì vado in campo ad allenarmi, anche se sono stanco e magari non ho voglia. Poi, glielo dico, bisogna pregare un po’ per ringraziare di essere ancora qui. Bisogna fare le cose anche per gli altri, non solo per se stessi e così si continua a essere vivi. Ah, il martedì non vado ad allenarmi perché canto nel coro polifonico di musica classica”.

Lei ha 5 figli e tantissimi nipoti. Una bella tribù. Ha passato la sua passione ovale a loro?

“A rugby ha giocato uno dei miei figli che oggi fa l’avvocato. Anche lui giocava con il Rugby Brescia come me. No, gli altri no, hanno fatto altri sport, alcuni hanno fatto la Marcialonga con me. Ma glielo dico, è bellissimo avere una famiglia come la mia. Sono sposato da 62 anni, vivo ancora con mia moglie e i nostri figli e nipoti vengono spesso a trovarci a turno. Il brutto, da anziani, è essere soli. Io non lo sono mai”.

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