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Sci di fondo, Pellegrino e De Fabiani in Russia emblema del fallimento del sistema Italia, che però da qui può rinascere

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La Coppa del Mondo 2021-2022 di sci di fondo prenderà il via venerdì 26 novembre da Ruka, in Finlandia, e culminerà con i Giochi olimpici di Pechino 2022, programmati a febbraio. Per l’Italia si tratta di una stagione molto particolare, poiché sono state effettuate scelte piuttosto singolari. I Mondiali di Oberstdorf 2021 non potevano non lasciare strascichi, in quanto sono stati un’autentica catastrofe, dove per paradosso le debacle agonistiche hanno quasi rappresentato il contorno di uno scenario da incubo.

La rassegna iridata bavarese si è chiusa in anticipo, con il ritiro dell’intera squadra a manifestazione in corso. La ragione? Un paio di contagiati dal Covid-19 nello staff di supporto. La decisione ha messo in mostra una pochezza manageriale senza eguali. Per esempio atleti sani, o addirittura neppure presenti in loco, si sono visti negare la possibilità di partecipare all’evento, proprio perché l’Italia, unica delle 54 Nazioni partecipanti, si è ritirata in blocco. Mentre altri Paesi di primo piano, quali Norvegia e Slovenia, gestivano i propri casi di Covid con precisione chirurgica, l’Italia decideva di chiudere baracca e burattini, facendo una figuraccia senza precedenti.

Il tutto mentre il team, soprattutto quello femminile, veniva scosso dall’ennesima sequenza di faide interne tra atlete e staff tecnico. Insomma, uno sfacelo. Alla fine il direttore agonistico Marco Selle ha pagato per tutti ed è stato rimosso dal suo incarico, venendo sostituito dal “traghettatore” Alfred Stauder. L’allenatore Steo Saracco, persi i favori di chi lo aveva fortemente voluto, è invece stato declassato dal ruolo di tecnico di punta a quello di guida della squadra under 23, pomposamente definita “Milano-Cortina 2026” per questioni d’immagine, ma nella quale sono inseriti elementi privi di prospettive concrete in vista dei Giochi Olimpici di casa. Un rimpasto tecnico, che in realtà non cambia la sostanza, ormai irrancidita.

In tutto ciò, Federico Pellegrino ha deciso di salutare la compagnia. Il trentunenne valdostano si è portato dietro Francesco De Fabiani, chiedendo ed ottenendo di potersi allenare con il tedesco Marcus Cramer. Dunque i due azzurri di punta hanno svolto la preparazione aggregati ad un gruppo di lavoro della Russia. Questa situazione fotografa perfettamente lo stato di assoluta miseria agonistica in cui versa il fondo italiano del 2021, con la FISI costretta a pagare profumatamente una Nazione rivale affinché prepari i due migliori atleti azzurri ai Giochi di Pechino 2022.

Ovviamente i russi non si sono tirati indietro. Non tanto per ragioni economiche, quanto perché sanno bene che avere un punto di riferimento come Pellegrino in allenamento può essere utilissimo soprattutto per i propri sprinter, i quali hanno potuto confrontarsi ogni giorno con uno dei migliori al mondo nella disciplina. La domanda è se guadagnerà più Chicco dalla collaborazione con la Russia, oppure viceversa. Di sicuro male non farà a nessuna delle due parti.

Dunque ci avviciniamo al 2021-22 con Pellegrino e De Fabiani allenati dai russi, segno del fallimento di un intero sistema, che però non può permettersi di rimanere in rovina. Anzi, questa è l’occasione per risollevarsi.

I due uomini di punta hanno, di fatto, una squadra privata. Il resto degli azzurri può quindi essere seguito a dovere, assecondando le esigenze specifiche di ognuno. Un miglioramento generalizzato può dimostrare che non si deve andare in Germania per trovare tecnici capaci, ma che possono esserci anche dalle nostre parti, tanto da permettere alle seconde linee di brillare e rigenerare quel sottobosco interno al movimento oggi defunto. In campo femminile, invece, se c’è del potenziale è giunto il momento di tirarlo fuori. Le parole oramai stanno a zero, anche perché se si continua così, prima o poi non ci sarà più nessuno disposto ad allenare una squadra incapace di produrre qualsiasi risultato al di fuori dell’Opa Cup.

Insomma, la preparazione differenziata tra i due big ed il resto degli azzurri certifica una crisi sistematica acuta, ma al tempo stesso può essere una grande opportunità per ricominciare. Dopotutto, l’ora più buia è proprio quella che precede l’alba.

Foto: La Presse

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