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America’s Cup, riscoppia il litigio tra New Zealand e il suo Yacht Club: “Vogliamo la difesa ad Auckland”. Assemblea straordinaria

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La America’s Cup non smette mai di regalare sorprese e si rivela un continuo romanzo in grado di offrire colpi di scena, ribaltoni, screzi. L’ultimo litigio è in realtà il riacutizzarsi di uno scontro mai sopito tra Team New Zealand (detentore della Vecchia Brocca, difesa lo scorso inverno battendo Luna Rossa) e il suo Yacht Club di riferimento (ricordiamo che ogni squadra deve avere alle spalle un club, altrimenti non si può scendere in acqua). Il Royal New Zealand Yacht Squadron (RNZYS) ha infatti convocato un’assemblea straordinaria per il prossimo 9 dicembre. L’ordine del giorno è molto chiaro: “Mozione per difendere il trofeo nelle acque adiacenti alla città di Auckland“.

Si ritorna sul solito discorso: alcuni membri dello Yacht Club vogliono che la prossima edizione della competizione sportiva più antica al mondo, in programma nel 2024, si disputi in casa; il sodalizio guidato dal CEO Grant Dalton, invece, punta a una cosiddetta “offshore” (all’estero), per assicurarsi un maggiore introito economico. I Kiwi sono a corto di liquidità e per imbastire una campagna degna di nota, in modo da fronteggiare il colosso Ineos Britannia e Luna Rossa (oltre alle possibili compagini americane e altre novità), hanno bisogno di sostegni ed è per questo motivo che stanno valutando le ipotesi Cork, Jeddah e Valencia.

La situazione è paradossale perché a trovare i numeri necessari per convocare l’assemblea è stato Jim Farmer, ex direttore di Team New Zealand, ma Aaron Young, Commodoro dello Yacht Club, ha parlato di “conseguenze disastrose” se un sottofinanziato Team New Zealand fosse costretto a difendere la Coppa America ad Auckland.

Aaron Young è stato molto chiaro: “Potremmo perdere il trofeo e quindi precluderci la possibilità di una qualsiasi futura sfida in Nuova Zelanda. Comprendiamo e supportiamo il sentimento della petizione, ma la risposta non è così semplice. Le minacce legali non aiutano nemmeno a lavorare serenamente. Io ho sempre detto che è preferibile una difesa a casa, ma deve essere qualcosa di praticabile e al momento non c’è“. I Kiwi temono che senza abbastanza soldi, provenienti dalle generose candidature estere, non potranno trattenere i migliori velisti e hanno paura di essere meno competitivi rispetto agli avversari, rischiando la sconfitta.

Credit: ACE Studio Borlenghi America’s Cup Press

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