Vela
America’s Cup, Vasco Vascotto: “I NZ la faranno dove ci sono più soldi. Luna Rossa dovrà avere umiltà”
Vasco Vascotto è stato uno dei volti simbolo di Luna Rossa durante l’ultima America’s Cup. L’esperto velista triestino ha rappresentato un punto di riferimento all’interno del sodalizio triestino, mettendoci sempre la faccia, la simpatia e la sua rinomata competenza tecnico-tattica. Le sue doti di allenatore sono state cruciali per sostenere la campagna dell’equipaggio tricolore, capace di vincere la Prada Cup demolendo Ineos Uk e poi di tenere testa a Team New Zealand nel Match Race che metteva in palio il trofeo sportivo più antico al mondo (difeso dai Kiwi per 7-3 dopo l’iniziale battaglia fino al 3-3).
Vasco Vascotto ha rilasciato una lunga intervista a Stefano Vegliani durante l’ultima puntata di Sail2U, trasmissione realizzata da Sport2U in collaborazione con OA Sport. Il 52enne si è soffermato sulle emozioni vissute durante l’ultima inverno caratterizzato dalla Coppa America in quel di Auckland: “Ho portato a casa tre anni splendidi con tanti ragazzi, con tante famiglie e bambini. La Coppa America si vive 24 ore al giorno per tre anni e mezzo, conosci le persone più a fondo di quanto le conosceresti in qualsiasi altra avventura. È stata una Coppa speciale perché siamo riusciti ad avere un’armonia e un clima tale che si andava a lavorare volentieri e si tornava a casa volentieri, si cenava insieme: abbiamo conosciuto bambini che ancora non parlavano e poi quando siamo tornati a casa ti chiamavano zio“.
Il giuliano ha proseguito: “Per quanto riguarda la parte sportiva… Nello sport si impara ogni giorno, più quando si sbaglia che quando si fanno le cose giuste. Abbiamo imparato tantissime cose: che esistono le barche che possono volare (e già questo sembrava un miracolo rispetto a quello che pensavano quando è iniziata la Coppa), che possono anche essere manovrate e possono anche fare regate; abbiamo imparato anche un sacco di cose su come poter fare barche future che manovrino altrettanto bene ma che possano anche andare veloce. Il compromesso tra manovrabilità e velocità è essenziale per la Coppa America“.
Poi sul nuovo protocollo dell’America’s Cup, annunciato ieri con un giorno di anticipo (l’intervista è stata realizzata lunedì 15, ndr): “Uno dei punti di domanda che c’erano (prima dell’ultima campagna, n.d.r.) era sull’energia da produrre, fino all’ultimo era difficile capire se avevi muscoli a sufficienza per manovrare. Quando Luna Rossa ha deciso di navigare con due timonieri si riduceva ancora di più il numero. Se decidessero di ridurre il numero di persone a bordo, ma mettere che ne so dei motori al posto dei muscoli allora ci potrebbe essere più spazio a bordo per i tattici. Il fatto di ridurre gli attori di un film mi crea tristezza, ridurre i costi cercando di ridurre gli attori non penso sia la formula giusta. Se la pensi come una riduzione di peso e dunque poter volare prima è un altro discorso. La Coppa America però è bella con i grinder, coi tattici, con un sacco di storie che voi giornalisti riuscite a raccontare molto meglio. Avere solo un pilota che faccia un po’ tutto riduce quel fascino che la Coppa America ha sempre un po’ avuto“.
Le gare visto nel Golfo di Hauraki lo scorso inverno sono state stupende e il “sailor” concorda: “Le regate hanno sorpreso tutti, noi compresi. Anche noi tre anni fa non pensavamo di assistere a questo tipo di regate. Non pensavamo che non riuscissimo a fare tutto quello che poi abbiamo visto, abbiamo visto manovre di match race paragonabili a quelle del passato, solo che si fanno a 50 nodi. Noi non avevamo il tattico a bordo e il lavoro del gruppo è stato quello di mettere le chiavi in mano a Pietro Sibello che era anche il randista. Tutto perché era tornata a essere una regata e non soltanto una sfida di velocità, ma New Zealand qualcosina in più ce lo faceva“.
Inevitabile dare uno sguardo a quello che succederà in vista della prossima campagna d’assalto alla Vecchia Brocca: “Il mio futuro in Coppa America? Aspettiamo il protocollo. Mi sono lasciato in ottimi rapporti con Luna Rossa, appena sappiamo qualcosa ci troviamo per parlarne. Sarà una Coppa America molto difficile per Luna Rossa: abbiamo puntato molto sui giovani, la new generation ora ha tre-quattro anni in più e questo comporta dei problemi. I giovani si sono dimostrati eccezionali per capacità e impegno, ma quando sei vincitore di Prada Cup e finalista di Coppa America deve fare un passo indietro e ritrovare l’umiltà e la voglia di lavorare che avevi prima di raggiungere quel traguardo. L’esperienza di certe persone sarà importante, sarà un lavoro molto duro. Molto dipenderà dalla gestione del team“.
Resta invece l’incognita su dove e quando si disputerà la prossima edizione della prestigiosa kermesse velica, probabilmente un annuncio in merito verrà fatto soltanto nel 2022. Vasco Vascotto non ha peli sulla lingua: “Dalton (il CEO di New Zealand, n.d.r.) ha tutto l’interesse a trovare un posto che gli dia più soldi possibili, per un milione di motivi. Io rimango sul piano sportivo, altrimenti i maligni pensano male. Mi sembra una storia non bella il non difendere la Coppa a casa tua. La Coppa America ha un sacco di tecnologia ma un’enormità di romanticismo, il fatto di vincerla e difenderla a casa fa parte dell’evento. È importante capire dove vanno: queste barche navigano in un certo modo quando c’è acqua piatta, quando c’è onda (come in certe località tra quelle papabili per ospitare l’evento) allora le barche hanno altre caratteristiche e i foil e le forme delle barche rischiano di essere tenute in un velo di incertezza fino all’ultimo momento possibile e questo facilita chi sa chi alla fine dove andrà alla Coppa. Un conto essere sul Lago di Garda o a Valencia dove ci sono anche 1,5-2 metri di onda. Luna Rossa è fortunata ad allenarsi a Cagliari, dove può trovare entrambe le condizioni“.
L’elogio di Patrizio Bertelli, amministratore delegato di Prada e patron di Luna Rossa, è più che giustificato. Si fa un paragone anche su come la vela italiana possa crescere, cercando di trovare dei personaggi come hanno fatto altri sport alle nostre latitudini: “Bisognerebbe trovare il modo di clonare Bertelli, mal che vada sarà Santo: è stata una fortuna per tutta la vela italiana. Molti sono diventati velisti di Coppa America, altri si sono creati anche una possibilità di lavoro. Bertelli ha dato modo di creare una professionalità. Le risorse economiche si avranno quando si farà crescere sempre di più l’interesse attorno al nostro sport: non fossero passati dei personaggi molti sport sarebbero ancora nel dimenticatoio. Giani e Lucchetta per la pallavolo, Valentino Rossi per la MotoGP e via dicendo. La vela deve essere divulgata come state facendo e noi dobbiamo metterci a disposizione, noi dobbiamo essere interessanti perché qualora non lo fossimo allora ovvio che non arriverebbero gli investitori“.
C’è spazio anche per parlare di Ruggero Tita, fresco Campione Olimpico con i Nacra 17 e nella scuderia di Luna Rossa: “Stiamo parlando di un uomo eccezionale. Ruggero Tita andava bene negli Optimist, andava bene nei 49er, ha vinto la medaglia nei Nacra perché ha chiaro l’equilibrio giusto tra capacità, lavoro e divertimento. Questa è una nota che non hanno in tanti. Dovesse salire su Luna Rossa sono sicuro che si porterà dietro queste doti. Quando parli con Tita si parla di un confronto su cose tecniche. Ci sono certi che vanno aiutati a lavorare, altri non li devi aiutare a lavorare: Ruggero Tita sarà un grande velista, ha l’umiltà per tornare in acqua e fare bene di nuovo, è stato accompagnato da un grande allenatore ed è un asset della vela italiana“.
Una chiosa sull’intero movimento italiano della vela: “La Federazione deve essere brava che tutto non passi dietro a Ruggero Tita, ma bisogna creare delle basi solide. Spererei di vedere tante regate con velisti che fanno classi olimpiche e sempre meno che fanno classi secondarie: non penso che l’Italia vincerà il Mondiale di calcio se tutti ora inizieranno a fare calcetto…“. Di seguito il VIDEO dell’intervista rilasciata da Vasco Vascotto a Sail2U.
VIDEO INTERVISTA VASCO VASCOTTO
Foto: Lapresse