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Gigi Sgarbozza: “In 23 anni ho conquistato il pubblico. Caruso può vincere il Giro, Fortunato sarà la rivelazione”

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Luigi Sgarbozza, detto Gigi, dopo la carriera da corridore (ha smesso a 28 anni in maglia Commercio Petroli ndr) è rimasto nel mondo delle due ruote ritagliandosi un ruolo sugli schermi della Rai come opinionista e commentatore mettendo il luce il suo carattere – persona gioviale e sempre con il sorriso sulle labbra – che lo hanno fatto diventare un punto di riferimento del pubblico televisivo dei canali Rai.

Com’è nata l’idea di intraprendere la carriera del giornalismo?

“Ho smesso di correre da giovane ed ho fatto il rappresentate di commercio. In seguito ho deciso di intraprendere questa carriera e sono diventato giornalista pubblicista. La Rai ai tempi aveva i diritti di Eurosport e le trasmissione venivano trasmesse da Saxa Rubra, a Roma. Giorgio Martino un giorno mi chiamò chiedendomi una mano per il commento tecnico della Vuelta, e così provai per una settimana. In seguito a quella breve esperienza decisero di farmi un primo contratto di sei mesi. Era il 1997. Oggi, 23 anni dopo, sono ancora lì. Ventitré anni fa ebbe inizio la storia di Gigi Sgarbozza e sono molto appagato di quello che sono riuscito e continuo a fare: conquistare il pubblico italiano. Ancora oggi mi riconoscono per strada quando sentono la mia voce e questo mi rende felicissimo.” 

C’è qualche giornalista a cui si è ispirato?

“Non c’è un giornalista particolare, ma devo dire che Davide Cassani mi è stato di grande aiuto. Lo ritengo uno dei più bravi giornalisti.” 

Qual è l’aspetto più gratificante di questo lavoro secondo lei?

“Non mi sarei mai aspettato di diventare così amato dal grande pubblico. Poi c’è sicuramente qualcuno a cui non piaccio, ma è normale che sia così. Coloro che mi seguono vedono l’entusiasmo che metto in ogni trasmissione. Ancora oggi mi chiedo come ho fatto a diventare così popolare…” 

E quello più complicato invece?

“Per fare questo lavoro bisogna essere portati. Rimanere sempre aggiornati senza perdersi niente. E’ un lavoro che richiede una grande passione.” 

In questa stagione è tornato ai microfoni Rai dopo due anni di assenza. Le è mancata la Corsa Rosa?

“Tantissimo. Tornare a casa è stato bello e per questo vorrei ringraziare il Direttore Auro Bulbarelli per aver creduto in me ancora una volta.” 

Da dove nasce l’idea della lavagnetta su cui scrivere i favoriti di giornata?

Quell’idea è nata da Auro Bulbarelli e Alessandro Fabretti ed è stata un grande successo.”

Tra le varie edizioni del Villaggio di Partenza c’è stato un momento che ricorda in particolar modo?

“L’ultimo Villaggio di Partenza. Il pubblico non poteva avvicinarsi per i protocolli di sicurezza Covid-19, ma nonostante questo siamo riusciti a fare una bella trasmissione.” 

Il prossimo anno farà ancora parte della squadra Rai?

“Non lo so ancora, al momento non è stato definito niente.” 

Parlando invece di corridori, chi tra gli italiani secondo lei può essere un buon corridore da corse a tappe?

“Come ha corso Damiano Caruso l’ultimo Giro d’Italia è stato emozionante e secondo me il prossimo anno potrà puntare alla vittoria. Vincenzo Nibali torna a casa, torna all’Astana e potrebbe ritrovare il giusto colpo di pedale per puntare al podio in un Grande Giro. Lorenzo Fortunato è giovanissimo e ha entusiasmato tutti vincendo la tappa dello Zoncolan: la prossima stagione sarà una grande sorpresa. Infine dico Giulio Ciccone, nel caso in cui riuscisse a trovare le condizioni di tre anni fa può essere uno dei grandi candidati. La prossima per lui sarà una stagione fondamentale.” 

Nibali e l’Astana: una storia bellissima… 

“Torna a casa, ritrova Beppe Martinelli che l’ha seguito per molti anni. A parer mio la prossima stagione troveremo un Vincenzo ai massimi splendori ed io gli auguro il meglio.” 

Tra gli Under23 c’è qualcuno che secondo lei potrà farsi notare nei prossimi anni?

“Filippo Baroncini secondo me è un corridore che potrebbe fare molto bene anche tra i professionisti. Ci manca un giovane che possa lottare nei Grandi Giri ed è questo ciò che più manca al Bel Paese.” 

Abbiamo visto corridori come Filippo Ganna e Jonathan Milan andare molto forte sia su strada che su pista. Quanto è importante la multidisciplina? 

“E’ fondamentale. Ganna è un fenomeno e penso possa avere dei bei margini di miglioramento anche per le corse a tappe, la prossima edizione del Giro però è troppo dura per le sue caratteristiche. E’ il corridore italiano al momento più popolare insieme a Sonny Colbrelli.” 

Cosa si aspetta da Sonny Colbrelli? 

“Sonny è stato l’atleta che ha rilanciato il ciclismo in Italia. Alla Parigi-Roubaix si è superato facendo qualcosa di incredibile. Una grande emozione. Dalla prossima stagione mi aspetto la sua riconferma, e spero che possa avere più spazio in squadra e più gregari a suo servizio.” 

Daniele Bennati è il nuovo Commissario Tecnico della Nazionale. Secondo lei è l’uomo giusto?

“Assolutamente sì. Daniele è un ragazzo serio e con grande esperienza. E’ stato un direttore sportivo in corsa per anni. Dopo Cassani, la scelta di Bennati è la migliore che il Presidente Cordiano Dagnoni potesse fare.” 

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