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Ciclismo, Giulio Ciccone: “L’obiettivo per il 2022 è il Giro d’Italia, una occasione per testarmi”

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Siamo ormai ai titoli di coda del 2021, per cui Giulio Ciccone pensa già al prossimo anno. Dopo un 2019 nel quale si è segnalato alla grande, un 2020 complicato, ed una ultima stagione nella quale ha dimostrato con i fatti di essere tornato ad alti livelli, il corridore della Trek–Segafredo, appare ambizioso per il suo prossimo futuro. Cosa chiederà lo scalatore abruzzese al suo 2022? A quanto pare il sogno è solamente uno: la Corsa Rosa.

“A me questo Giro piace tantissimo, in primis perché non ci sono tanti chilometri a cronometro – le sue parole riportate da SpazioCiclismo.com – Ci sono anche tante tappe insidiose e parecchi metri di dislivello. Un Giro garantire maggiore spettacolo rispetto ad altre edizioni con più salite. Ci saranno frazioni molto mosse e può venire un giro più combattuto. Può essere una buona occasione per testarsi e capire dove posso arrivare”.

Ciccone prosegue nel suo racconto e svela il suo programma attuale: “Ho ripreso seriamente gli allenamenti da un mese e ho la testa già pronta alla nuova stagione, nella quale spero ci sia più fortuna ad assistermi. Quest’anno senza la caduta a tre giorni dalla fine, una top 5 era praticamente fatta. Perlomeno posso riprovarci, non mi voglio sbilanciare. Sarebbe un bicchiere mezzo pieno per me”.

Una top 5 che, in occasione dell’edizione 2022, non andrebbe a soddisfare il nostro portacolori: “Al contrario di quello che dicono gli altri, le prestazioni del 2021 sono state le più importanti per me, a livello di numeri. La maturità fisica c’è e sono sicuro che il mio motore è ancora buono ed è migliorato. A livello di numeri il 2021 è stato migliore del 2019, che alcuni dicono sia stata la mia annata irripetibile. È mancata solo la fortuna e il risultato finale”.

Il classe 1994 spiega anche il suo modo di correre aggressivo, con il quale rischia spesso di spendere troppo: “Sono partito al Giro che non ero capitano. Io ero il secondo, un po’ il jolly. Potevo giocarmi le tappe e decidere come muovermi. Gli attacchi sono stati fatti anche per ritrovare fiducia e condizione, per capire come stavo. Già dalla Vuelta ho cambiato il ruolo, sono partito da capitano unico. La condizione non era assolutamente la stessa del Giro, ma penso di aver corso abbastanza bene, senza aver fatto attacchi a vuoto. Lo stesso sarà al Giro e nelle prossime gare”.

Foto: Lapresse

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