Ciclismo

Riccardo Magrini: “Evenepoel vittima del personaggio. Bennati l’uomo giusto come ct. Ciccone e Masnada…”

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Correva in bicicletta, ma si è fatto conoscere per la voce. Da corridore a commentatore di Eurosport. In mezzo c’è lui, Riccardo Magrini montecatinese doc e classe 1954 che per il ciclismo è di tutto e di più. Magrini è stato corridore professionista dal 1977 al 1986, anni in cui vinse anche una tappa al Giro d’Italia ed una al Tour de France, direttore sportivo – tra le altre – nel 2002 della Mercatone Uno di Marco Pantani e nel 2004 nella Domina Vacanze di Mario Cipollini. Oggi è un punto di riferimento, una figura aggregante e competente. Riccardo Magrini sa farsi voler bene da tutti, ed è sempre stato così sin da ragazzo. Commentatore di Eurosport dal 2005 che l’ha preso per tenerselo ben stretto in tutti questi anni, ha creato un linguaggio tutto suo, fatto di “fagianate” e “miciole”, di “Veglioni del Tritello” o “catene incatricchiate”. Il “Magro” durante le telecronache prende per mano il telespettatore e lo accompagna per delle ore, raccontando di tutto, anche della sua famiglia allargata, dei suoi amici e delle sue passioni tra cui quella per i cavalli ed i risotti. Nessuno come lui: inimitabile.

Un 2021 straordinario per il ciclismo italiano. Qual è il bilancio dei nostri ragazzi?

“Direi che è un bilancio ottimo. Si può sempre fare di più ma è una buona base per ripartire dopo annate difficili. Sonny Colbrelli ha centrato due grandi obiettivi, l’Europeo di Trento e la Parigi-Roubaix a fine stagione che fanno per sperare in vista dei prossimi anni. Non solo Colbrelli però, ma penso anche ai grandi risultati che abbiamo ottenuto in pista sia a livello maschile che femminile. Questi ragazzi hanno dimostrato di come il duro lavoro paga sempre e che nonostante le difficoltà come la mancanza di velodromi coperti si possa riuscire ad ottenere degli ottimi risultati. Sulla strada invece mancano alcuni corridori – dico alcuni ma andrebbe bene anche solo un corridore – che possano prendere le eredità di Vincenzo Nibali, ma non sarà facile contrastare fenomeni come Pogacar e Bernal soprattutto nelle corse a tappe.” 

Quanti anni passeranno secondo te prima di avere un “nuovo Nibali”? 

“Bella domanda. Non ho la sfera di cristallo, purtroppo. Il tempo sarà galantuomo, come in tutte le cose. Nel prossimo futuro corridori con caratteristiche come Nibali non li vedo. Abbiamo ragazzi che possono fare bene come Fausto Masnada e Giulio Ciccone. Per quest’ultimo la prossima stagione sarà fondamentale perché darà le giuste risposte e si capirà se sarà in grado di sostenere certe pressioni. In finale di stagione di Masnada invece è stato ottimo, ma non sono ai livelli di Bernal, Roglic, Pogacar e via dicendo. A noi basterebbe, per ora, un corridore come Simon Yates.” 

Abbiamo vinto molto sia su strada che su pista. Quanto è importante la multidisciplina? 

“E’ sempre stata importante, non è una novità. Basta andare a vedere i tempi di Moser e Saronni. La pista ti permette di costruire una base anche per i lavori che poi si fanno su strada. Sono complementari. Viviani è stato un esempio, lo chiamavo “l’uomo con la valigia” perché era ed è tutt’ora sempre in giro tra le corse su strada e i velodromi. Dobbiamo ringraziare Elia e Marco (Villa ndr) per il grande lavoro che hanno fatto nell’ultimo decennio e che stanno facendo tutt’oggi. Hanno creato un gruppo vincente e molto unito e credo che sia uno degli aspetti più importanti per lavorare con serenità ed ottenere grandi risultati.” 

Nel momento in cui Ganna punterà alla Roubaix, rischia di perdere qualcosa a cronometro? 

“Essere un cronoman ce l’hai nel Dna. Non credo quindi che possa avere un calo di rendimento nelle prove contro il tempo dal momento in cui deciderà di puntare a qualche Grande Classica. La Parigi-Roubaix non è una gara semplice e va interpretata, ma a Ganna non si può chiedere sempre tutto. E’ un grande corridore e godiamocelo per quello che è e per i magici momenti che ci sta facendo vivere. Lasciamolo un po’ tranquillo…” 

Che cosa ti aspetti da Vincenzo Nibali in Astana?

“Viste le ultime stagioni di Vincenzo, forse con la Trek-Segafredo non si è mai sentito a casa, discorso diverso per l’Astana. Nibali dalla prossima stagione tornerà nella squadra con cui è esploso vincendo anche il Tour de France. Mi aspetto che faccia una bella stagione insieme a quella che per lui è come una seconda famiglia.” 

Cosa invece non ha funzionato nella carriera di Fabio Aru?

“Il cambio di squadra secondo me ha creato una serie di aspettative che non ha saputo gestire per vari motivi. Uno su tutti la sua sensibilità. Fabio è un ragazzo molto sensibile e quando ha avuto problematiche di rendimento ciò non ha funzionato a suo favore, penalizzandolo di conseguenza.” 

Ti aspettavi un anno così importante da parte del ciclismo italiano?

“Sinceramente no, non mi sarei aspettato questi risultati dopo un 2020 estremamente difficile. Siamo stati protagonisti in quasi tutte le gare anche grazie a dei ragazzi giovani come Andrea Bagioli e Davide Ballerini che a parer mio nelle prossime stagioni riusciranno ad ottenere grandi risultati.” 

Che cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

“Mi aspetto un ciclismo al livello di quest’anno, magari con ancora più inserimenti da parte dei nostri ragazzi. La consapevolezza di aver ottenuto grandi successi ci aiuterà anche nei Grandi Giri, soprattutto al Giro d’Italia. Per le grandi corse a tappe mi aspetto una risposta da corridori come Masnada, Ciccone, Nibali, Bagioli e Moscon.” 

Damiano Caruso saprà riconfermarsi? 

“Damiano è una sicurezza. E’ un corridore esperto e quando c’è da pedalare forte c’è sempre. Bisognerà capire se avrà maggiore libertà in squadra visto l’ottimo secondo posto al Giro. Per quanto riguarda il suo rendimento sono sicuro che sarà in grande forma, è un corridore che va forte su tutti i terreni e quindi penso che farà una stagione all’altezza delle sua capacità.” 

Che idea ti sei fatto su Remco Evenepoel?

“Evenepoel è un fenomeno, però è un po’ troppo vittima del suo personaggio. Secondo me deve imparare a parlare meno in corsa perché sbaglia ad attaccare i suoi compagni di gruppo. Ha già dimostrato molto ma deve stare attento. E’ uno dei giovani più interessanti e belli del panorama ciclistico internazionale.” 

Pare che Daniele Bennati sia il prossimo C.t della Nazionale. E’ l’uomo giusto?

“Bennati è un ragazzo che conosco da quando aveva 17 anni. Ho seguito tutto il suo percorso, ha saputo vincere ed è stato anche un’ottima spalla per i suoi capitani soprattutto con Alberto Contador. Ha un’esperienza a 360 gradi e questo è un fattore molto importante perché a livello psicologico è fondamentale per riuscire a creare un gruppo. Se non conosci certe sfaccettature non sai dove andare a sbattere la testa. Essere Commissario Tecnico è un ruolo impegnativo, perché senza gli uomini giusti non si vince e quindi bisogna essere in grado di selezionare bene i ragazzi. Il ruolo di selezionare credo possa farlo molto bene, ha smesso da poco e quindi conosce bene il gruppo così come gli avversari. Può fare un buon lavoro, con la speranza di proseguire la scia di successi vincenti di Davide Cassani che alla nostra Nazionale ha dato tanto e va ringraziato.” 

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