Ciclismo
Ciclismo su pista, Marco Cannone: “Abbiamo i giovani per rilanciare la velocità. Marco Villa farà bene anche con le donne”
Quella di quest’anno per la pista italiana è stata una stagione che ricorderemo per sempre. Grandi emozioni che hanno coinvolto anche Marco Cannone, ex professionista (dal 1997 al 2002, ndr) e pistard, oggi al commento tecnico di Eurosport.
Una stagione da record per la pista italiana…
“Esattamente. Se dovessimo fare una scala da zero a cento direi che il bilancio dell’Italia è mille. E’ stato raggiunto il massimo dei risultati, a parte la parentesi europea dove c’è comunque stata un’ottima prova da parte di Jonathan Milan nell’inseguimento. L’ho detto anche in trasmissione, in una stagione come questa con il Mondiale così vicino bisognava “sacrificare” una gara, in questo caso l’Europeo. Direi che non possiamo proprio lamentarci. Sia i ragazzi che le ragazze sono stati straordinari.”
Più volte durante le telecronache hai definito la pista come Università del ciclismo. Potresti spiegarci meglio?
“La pista dà qualcosa in più. Chi non l’ha mai fatta fa fatica a capire che cosa stia succedendo. Ho ricevuto molte telefonate e messaggi per ringraziarmi, non tanto per il commento in sé ma per le spiegazioni e i dettagli tecnici che fornisco durante le telecronache. Per la semplicità che ci metto nel raccontare un avvenimento riuscendo così a trasmettere veramente quello che è la pista e quindi accompagnando il telespettatore in tutte le ore di diretta tv.”
Quanto è importante la multidisciplina?
“E’ fondamentale, soprattutto da giovani. La multidisciplinarietà ti serve anche a migliorare le attitudini di una singola specialità. La strada ad esempio ti aiuta a migliorare la resistenza, e quindi a far fondo, a differenza della pista che ti permette di sviluppare doti tecniche utili anche per le corse su strada.”
Un esempio?
“Il saper stare in gruppo. La pista ti insegna anche a ‘limare’, utile per riuscire a non perdere posizioni in gruppo.”
In questo periodo di off-season sei al commento dell’UCI Track Champions League. Cosa ne pensi di questo nuovo format?
“Sicuramente è un format molto interessante, accattivante, piace alla gente e ai corridori. Onestamente parlando però dal mio punto di vista corrono troppo poco gli atleti di Endurance perché fanno solo cinque chilometri di Scratch e quindi venti giri e poi una gara ad eliminazione. Come format avrei inserito una corsa a punti al posto dell’Eliminazione o quanto meno avrei alternato le specialità. Discorso differente invece per la velocità dove i ragazzi corrono molto e i velocisti non sono abituati a fare così tanti chilometri.”
In questi giorni si sta svolgendo la Sei Giorni di Gand, corsa al quale sei molto affezionato…
“La Sei Giorni di Gand è una delle Sei Giorni più belle, ma anche una delle più difficili: la pista è stretta e corta (circa 160 metri ndr), ma si sente un gran calore da parte del pubblico che è sempre molto presente. Il raggio della curva è molto stretto e quindi c’è una forza centrifuga che ti spinge contro la pista. E’ una gara per veri specialisti. Come Italia schieriamo Michele Scartezzini, corridore delle Fiamme Azzurre, che spero possa riuscire a trovare un buon colpo di pedale anche per i prossimi appuntamenti dell’UCI Track Champions League. Iljo Keisse è il favorito di questa Sei Giorni.”
In vista di Parigi 2024 cosa possiamo aspettarci?
“Ripetere il 2021 sarebbe un sogno, ma sappiamo bene che non è così semplice. Mi aspetto un avvicinamento all’Olimpiade molto metodico e con la consapevolezza che quello che è stato raccolto in questa stagione arriva da anni di duro lavoro, studio e botte sui denti. Mi aspetto dunque un avvicinamento più tranquillo dal punto di vista mentale con l’obiettivo di lavorare sempre al massimo delle possibilità. A Parigi 2024 manca relativamente poco perché ci sono solo due anni e poi la stagione olimpica. Nel 2022 inizieranno le gare di Coppa del Mondo che serviranno già per le qualifiche olimpiche.”
Chi sono secondo te gli italiani interessanti in prospettiva?
“Nel settore femminile a Tokyo abbiamo partecipato con un quartetto molto giovane, quindi in vista di Parigi possiamo crescere ancora e ottenere dei buoni risultati. Le ragazze si sono distinte in modo egregio durante tutta la stagione. Letizia Paternoster, Martina Fidanza, Martina Alzini, Vittoria Guazzini, Rachele Barbieri, Silvia Zanardi, Elisa Balsamo, Chiara Consonni e Miriam Vece sono le ragazze che oggi racchiudono il settore azzurro della pista e lo saranno anche nei prossimi anni. Ci saranno sicuramente dei nuovi innesti nelle prossime stagioni, ma lo vedremo strada facendo. In ambito maschile invece, oltre al quartetto e ad Elia Viviani, saranno Moro, Scartezzini e Boscaro i ragazzi su cui lavorare. Inoltre in fase di qualificazione olimpica, secondo me, Villa guaderà anche nuovi giovani. Mi aspetto quindi una rosa numerosa sia lato maschile che femminile da cui poter selezionare i migliori per arrivare ai Giochi al 110% della forma.”
Cosa è mancato invece nel settore veloce?
“Potrei dirti cosa è successo: l’Italia ha sempre avuto una grande tradizione in questa disciplina, che si è fermata a qualche anno fa. L’ultimo Campione del Mondo nella velocità risale a Ivan Quaranta nel 1992, da juniores. Roberto Chiappa ha proseguito a suon di piazzamenti nelle gare titolate e vittorie in Coppa del Mondo. Dopo di lui la famiglia Ceci ha continuato a seguire il settore veloce; oggi ci ritroviamo ad una ripartenza e abbiamo un buon gruppo di ragazzi giovani su cui poter puntare per far crescere questa disciplina che tanto ci ha visti protagonisti in passato. Un esempio? Matteo Bianchi, Mattia Predomo, Daniele Napolitano e Lorenzo Ursella, giovani molto promettenti che si stanno confrontando a livello internazionale ottenendo ottimi risultati.”
Marco Villa dalla prossima stagione guiderà oltre alla Nazionale maschile anche quella femminile…
“Da Villa si può solo imparare e lo dimostrano i risultati. A livello tecnico e tattico è un vero maestro, quindi credo che anche in ambito femminile potrà fare molto bene. Dino Salvoldi ha lasciato una grossa eredità con medaglie pesanti che ha saputo conquistare nel corso degli anni; e credo che Marco sia dal punto di vista tecnico che umano sia la persona giusta per prendere in mano quest’eredità.”
Foto: Lapresse