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Coppa Davis, il nuovo formato sfavorisce l’Italia. Con la vecchia formula saremmo stati i favoriti

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I giochi sono fatti. L’Italia è uscita di scena dalla Coppa Davis 2021 tra mille rimpianti. La sconfitta per 2-1 contro la Croazia al Pala Alpitour di Torino era in attesa, soprattutto perché non ci si attendeva una battuta d’arresto del genere da Lorenzo Sonego, sconfitto dal non irresistibile Borna Gojo (n.279 del mondo).

Gli azzurri, successivamente, sono stati riportati in linea di galleggiamento da Jannik Sinner, strepitoso nella propria rimonta contro Marin Cilic, ma poi il doppio come si temeva alla vigilia ha fatto la differenza in favore dei balcanici dal momento che la coppia Pavic/Mektic è la n.1 del mondo e si trovava a confrontarsi con un duo (Fognini/Sinner) non così collaudato.

Da quanto accaduto si può intuire che il format attuale della nuova Davis dia ancor più importanza al doppio rispetto al passato. Non è fare la scoperta dell’acqua calda: un tempo erano cinque match distribuiti in tre giorni, di cui quattro singolari e un doppio; nell’attualità è tutto più compresso e avere ‘l’arma segreta’ (del doppio) può essere anche un vantaggio dal punto di vista psicologico nella gestione del match.

In questo senso, si può pensare che con il vecchio format menzionato l’Italia avesse più chance. Al di là dell’assenza pesante di Matteo Berrettini, gli azzurri avrebbero potuto far leva maggiormente sul peso dei singolaristi, in modo da attenuare le deficienze citate, da attribuire anche a un Simone Bolelli indisponibile in corso d’opera.

Sonego avrebbe potuto avere un’altra chance per rifarsi e Sinner si sarebbe confrontato contro un giocatore come Gojo ampiamente alla sua portata, per fare un esempio sulla partita di ieri. Un discorso che sarebbe stato tale a maggior ragione se Berrettini fosse stato a disposizione. Con i se e con i ma non si fa la storia, ma l’analisi di questi aspetti è abbastanza chiara.

Foto: Tonello Abozzi / LPS

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