Formula 1
F1, la SF21 ha riportato la Ferrari sul giusto binario dopo il deragliamento con la sbagliata e obsoleta SF1000
Il Gran Premio degli Stati Uniti è stato il diciassettesimo del 2021. In altre parole, si è pareggiato il numero di gare disputate complessivamente nel corso del Mondiale 2020. Si può dunque effettuare un paragone lineare in merito al bottino della Ferrari rispetto alla passata stagione. A vittorie siamo pari, 0 a 0, ma quest’anno si contano 2 pole position, traguardo fantascientifico dodici mesi orsono. I podi sono cresciuti solo leggermente (4 a 3), ma è il numero di punti a dare la reale dimensione dei miglioramenti effettuati dal Cavallino Rampante. Nelle diciassette competizioni del 2020 ne sono stati raccolti 131; in quelle del 2021 siamo a quota 250,5, vale a dire quasi il doppio, per di più con punteggio dimezzato in Belgio. Inoltre, se lo scorso anno il team ha chiuso mestamente sesto il Mondiale costruttori, ora è in piena bagarre per arpionare il terzo posto. Certo, le Rosse non sono tornate a lottare per il titolo, ma quantomeno il progresso è evidente. Il motivo? Il fatto di avere a disposizione un mezzo meccanico al passo coi tempi.
Sì, perché aveva ragione chi ha bollato la SF1000 come una monoposto completamente sbagliata sin dalla sua concezione. Al riguardo, il deficit di potenza della power unit rappresentava senza dubbio un grosso problema, ma non era certo l’unico. Nel 2019, quando si trattò di intavolare il progetto 2020, in Ferrari si decise sostanzialmente di limitarsi a correggere i difetti della SF90, vettura il cui male principale era rappresentato dall’assenza di carico aerodinamico. La Scuderia ha quindi cercato downforce, trovando però solo drag, ovvero resistenza all’avanzamento.
Perché? Perché il Reparto Corse si è “distratto”, senza rendersi conto di come gli altri team stessero cambiando strada. Mercedes già nel 2019 aveva iniziato a esplorare nuovi sentieri sul piano aerodinamico, soprattutto in tema di muso e pance. In Ferrari non si è capito che la filosofia seguita dal 2017 stava evolvendo e si è perso il treno, perseguendo per una via che gli altri stavano abbandonando. La SF1000 è nata obsoleta. Per di più si pensava di poter contare su un motore molto più potente rispetto a quello avuto effettivamente a disposizione. È evidente come l’inchiesta FIA in merito alla power unit 064 abbia lasciato degli strascichi, in quanto la Rossa ha perso all’improvviso 65 cavalli. Questo perché il propulsore era stata concepito pensando di sfruttare zone grigie del regolamento poi chiarificate dalla Federazione Internazionale su impulso della Red Bull (la famosa controversia relativa al flussometro). La più classica ciliegina sulla torta è stata rappresentata dal fatto che una delle poche innovazioni della SF1000, cioè la scatola del cambio miniaturizzata, è risultata molto meno rigida del previsto, causando grossi problemi in termini di trazione e approccio alle curve.
Insomma, la SF1000 era una vettura superata dal punto di vista aerodinamico, dotata di una power unit nata su presupposti successivamente cancellati e la cui innovazione tecnica principale ha manifestato un grosso difetto di gioventù. In altre parole, a fine 2019 la Ferrari si è trovata lanciata in piena velocità su un binario morto, deragliando rovinosamente nel 2020. Il Reparto Corse ha quindi dovuto faticosamente e pazientemente raddrizzare il convoglio, con l’obiettivo di ripartire e recuperare il tempo perso dagli altri nel frattempo. La SF21 ha dimostrato come si sia tornati sui binari giusti e, in queste ultime gare del 2021, sta venendo utilizzata come un autentico laboratorio per accumulare quanta più esperienza in pista su soluzioni che saranno adottate nel progetto 672, ovvero la vettura del 2022. Sarà sufficiente per recuperare appieno il ritardo accumulato dagli altri, allo scopo di tornare a lottare per il Mondiale? La risposta arriverà nel giro di qualche mese.
Foto: Joao Filipe – LPS