Pattinaggio Artistico

Pattinaggio artistico, Kamila Valieva è un gioiello, Chen raddrizza il tiro. Le impressioni di Skate Canada

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Conferme, passaggi a vuoto e qualche sorpresa. Skate Canada, la seconda tappa del Grand Prix di pattinaggio di figura svoltasi lo scorso fine settimana a Vancouver, ha soddisfatto la maggior parte delle aspettative, riservando però in alcuni casi dei colpi di scena, in positivo e in negativo.

La mattatrice assoluta della rassegna è stata soltanto una, e ha un nome, un cognome e una data di nascita ben precisa: Kamila Valieva, 26 aprile 2006. Alla prima uscita nel circuito in campo Senior, la russa seguita da Eteri Tutberidze ha fatto letteralmente piazza pulita, registrando a poco meno di un mese dal Finlandia Trophy due nuovi record, 180.89 punti nel libero e 265.08 nel totale. Numeri a dir poco mostruosi, maturati grazie alla corretta realizzazione del triplo axel, specie nel libero, dove il difficile elemento è stato inserito per la prima volta nella storia femminile insieme a tre ottimi quadrupli, il salchow e due toeloop, il tutto realizzato rigorosamente con le braccia alzate durante la fase di rotazione.

La fuoriclasse, come Zagitova nello scorso quadriennio, ha l’obiettivo di monopolizzare all’esordio nella massima categoria tutte le gare possibili, Giochi Olimpici compresi. Una sfida non impossibile. Ad oggi infatti le uniche candidate a poterle mettere il il bastone tra le ruote sono soltanto due, per ragioni diverse: stiamo parlando di Alexandra Trusova, che se atterra cinque quadrupli nel libero diventa imprendibile, e della migliore Anna Shcherbakova, oggettivamente inferiore tecnicamente ma dotata di un’attitudine mentale talmente eccezionale da poter riuscire nell’impresa. Ma c’è un aspetto in più a favore della giovanissima stella, ovvero quello di essere in possesso del famoso pacchetto completo, aspetto che fa cadere in una botta sola tutti gli stereotipi del caso: non si può dire infatti che sappia solo saltare (come si dice di Trusova) o che non sia competitiva sotto il profilo tecnico (come si è detto a lungo di Kostornaia) né tanto meno che sia ripetitiva, critica (insensata) che talvolta colpisce la Campionessa Mondiale in carica. Si ha difficoltà inoltre anche a trovare nel suo pattinaggio una certa immaturità, perché a quindici anni domina una musica come quella del “Bolero” senza alcun problema, risultando credibile e convincente.

La maestosità della performance di Kamila Valieva poi si misura tutta nella distanza con Elizaveta Tuktamysheva, seconda classificata con una performance praticamente perfetta e tutta all’attacco, contraddistinta da sette tripli tra cui due axel. Risultato: 32 punti di differenza che, in modo evidente, sottolineano una superiorità straordinaria oltre che evidente agli occhi di tutti. E a proposito di Tuktamysheva e di evidenze, sembra proprio che ci sia stato uno scavalcamento in ordine gerarchico tra lei e Alena Kostornaia, certamente autrice di alcune imperfezioni ma decisamente sottopagata nelle componenti del programma, fattore che l’ha inchiodata in terza posizione con un margine forse eccessivamente importante.

Tra le altre partecipanti impossibile non citare la grande prova di Mai Mihara, poi quarta classificata, e l’ennesimo passaggio impreciso di Wakaba Higuchi, pattinatrice di enorme prospetto ma che non riesce ormai da troppo tempo a incidere in maniera significativa. Da menzionare infine il valzer dei tripli axel, in questa tappa presentato da ben sei concorrenti (Valieva, Tuktamysheva, Kostornaia, Higuchi, Kawabe e Liu), dimostrazione del tentativo ormai acclarato di alzare sempre di più l’asticella.

In campo maschile non si è fatta attendere la risposta di Nathan Chen, tornato ai suoi standard dopo un problematico Skate America; una botta che sicuramente avrà scosso lo statunitense, corso ai ripari confezionando un libero ridimensionato sia negli elementi che in alcune sezioni della coreografia. Nello specifico l’allievo di Rafael Arutunian è passato dalla pianificazione di sei a quattro quadrupli, cassando il loop e optando per il salchow, per un bellissimo flip combinato con il triplo toeloop e per due toeloop in zona bonus, agganciati con euler/triplo flip e con doppio toeloop.

La curiosità sarà adesso vedere come si competerà il Campione Mondiale in occasione delle Finali, dove con tutta probabilità tenterà di aggiungere un altro mattoncino a quella che è la sua reale ambizione, eseguire un secondo segmento di soli quadrupli, entusiasmante quanto pericoloso. Poco da dire sul resto dei partecipanti, tutti molto fallosi, se non lodare la buona prestazione sia di Jason Brown che di Evgenii Semenenko, abile a mettersi in corsa per la Finale piazzandosi su un gradino più basso del podio non scontato.

Nelle coppie d’artistico abbiamo assistito alla vittoria sul velluto di Wenjing Sui-Cong Han, i quali hanno dato un’ottima dimostrazione di solidità in tutte le difficoltà, ad eccezione del reiterato errore nel triplo salchow in parallelo, elemento da sempre complicato per i cinesi che potrebbe rivelarsi l’ago della bilancia in chiave Olimpica. Seppur superiori sul secondo punteggio, i Campionissimi con un passaggio a vuoto nel salchow niente potrebbero fare se non subire la riscossa dei russi Anastasia Mishina-Aleksandr Galliamov, attualmente in possesso di addirittura di due tripli salchow in combinazione.

Hanno invece deluso le aspettative Daria Pavlichenko-Denis Khodykin, artefici di una gara a due facce, una positiva nello short – impreziosito con entrate ed uscite spettacolari dalle difficoltà anche se borderline con una dimensione meramente acrobatica – decisamente negativa nel libero, pregno di incertezze e defaillance che, unite a un pattinaggio per palati non particolarmente di classe, li ha posti virtualmente al momento sotto sia a Tarasova-Morozov che a Boikova-Kozlovskii. Ma la stagione è molto lunga. Nota di merito per lo short dei tedeschi Minerva Fabienne Hase-Nolaan Seegert, terzi e poi crollati nel libero, e per la discreta gara di Ashely Cain Gribble-Timothy Leduc, bravi ad approfittare dei disastri altrui. Fuori dal podio entrambe le coppie canadesi Vanessa James-Eric Radford e Kirsten Moore Towers-Michael Marinaro, per motivazioni molto differenti ancora non al top.

Il pubblico di casa ha però potuto gioire nella danza, con la vittoria scontata di Piper Gilles-Paul Poirier, apparsi in grande spolvero nella rhythm dance, forse la più interessante tra quelle che abbiamo visto fino a questo momento, e sciolti con una free dance più canonica ma efficace. Da considerarsi positivo poi l’esordio stagionale degli azzurri Charlène Guignard-Marco Fabbri, leggermente sotto la media nel segmento breve a causa di alcune chiamate del pannello ma in scia, cosa fondamentale, dei primi classificati nel libero.

Proprio in questa specialità si è registrata la sorpresa pià grande dell’intera competizione, ovvero il terzo posto di Olivia Smart-Adrian Diaz e il settimo di Lilah Fear-Lewis Gibson, rallentati da molteplici errori. Uno stravolgimento importante dal punto di vista gerarchico dei diretti interessati da una parte, un altro successo per il team di Montrèal che segna a ogni modo il quarto podio in appena due eventi della serie dall’altra.

La prossima tappa del circuito ISU Grand Prix si svolgerà dal 4 al 7 novembre in Italia, a Torino, presso il Palavela.

Foto: LaPresse

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