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Sci di fondo, l’Italia maschile si aggrappa a Federico Pellegrino per rimandare una decadenza inesorabile

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L’edizione 2021-2022 della Coppa del Mondo di sci di fondo comincerà venerdì 26 novembre da Ruka, in Finlandia. Quali sono le aspettative dell’Italia per l’imminente annata agonistica? Diciamo che il movimento azzurro si aggrappa disperatamente alle sprint per restare a galla a livello globale.  Federico Pellegrino potrebbe trovarsi di fronte all’ultima occasione per lasciare il segno in una grande manifestazione, in quanto la sprint olimpica di febbraio sarà nel prediletto skating, mentre quella iridata di Pokljuka 2023 si terrà in alternato. Dopodiché il peso degli anni rischierà di farsi sentire anche per lui, venuto al mondo nel 1990.

Nelle prove veloci si può brillare anche a 31 anni, chiedere a Ola Vigen Hattestad per informazioni, quindi i Giochi cinesi sono ancora buoni per fare il botto, che nel suo caso significherebbe medaglia. Il valdostano al top della forma è un candidato al podio in ogni sprint a tecnica libera e rappresenta la principale alternativa alla Norvegia pigliatutto. Allo scopo di sparare al meglio le ultime cartucce olimpiche, Chicco si è “alleato” con gli acerrimi rivali degli scandinavi, ovvero i russi, secondo l’antico broccardo “il nemico del mio nemico è mio amico”. Pellegrino ha infatti chiesto e ottenuto di prepararsi con il tecnico Marcus Cramer, che lavora appunto per la Russia, allo scopo di non lasciare nulla di intentato in vista di Pechino 2022.

Assieme a Pellegrino e ai russi si è preparata anche l’altra punta di diamante azzurra, ovvero Francesco De Fabiani. Il ventottenne valdostano va alla caccia di una medaglia a Cinque cerchi che possa permettergli di scrollarsi di dosso l’etichetta di incompiuto. Il potenziale non è in discussione, ma i picchi di rendimento non sono quasi mai arrivati nel “momento giusto”, ovvero nei grandi appuntamenti. La speranza è che nell’inverno alle porte l’alpino di Gressoney Saint Jean riesca a esprimere una delle proprie fiammate sulle nevi cinesi, dove potrebbe recitare il ruolo di più classico degli outsider.

Al momento, sulla carta, non si vedono altri italiani in grado di lasciare concretamente il segno nel massimo circuito. L’obiettivo principe dei vari Davide Graz, Giandomenico Salvadori, Mirco Bertolina, Michael Hellweger, Maicol Rastelli e compagnia può essere, ora come ora, quello di fare saltuariamente ingresso in zona punti, sperando magari di ottenere qualche occasionale piazzamento vicino ai primi 15.

Graz è la cartina tornasole di quanto l’intero ambito italiano faccia acqua da tutte le parti. Non per colpa dell’atleta sia chiaro, bensì per via del modo in cui è stato fatto crescere. Il ventunenne friulano è l’ultimo esempio di azzurro molto competitivo a livello junior,  che però una volta giunto in Coppa del Mondo si è trovato a inseguire da lontano i coetanei. La prova? In età giovanile battagliava alla pari con Gus Schumacher e William Poromaa, mentre nel circuito maggiore sinora non ha minimamente replicato i risultati dello statunitense e dello svedese.

Come mai? Forse dovrebbe far riflettere il fatto che Graz sia stato schierato per la prima volta in una gara su 15 km quando era ormai prossimo al diciottesimo compleanno, mentre l’americano e lo scandinavo hanno fatto il loro esordio sulla stessa distanza rispettivamente a 15 anni e mezzo e a 16 anni appena compiuti. Il risultato è che l’azzurro, sinora, si è dovuto accontentare di raccogliere qualche episodico piazzamento in zona punti, mentre lo statunitense e lo scandinavo possono già vantare ingressi nella top-ten in Coppa del Mondo o ai Mondiali. Se le premesse sono queste, è l’intero sistema del Bel Paese che dovrebbe essere messo in discussione, non i singoli atleti. D’altronde, se i due uomini di punta devono “emigrare” e prepararsi assieme a chi sarà loro rivale, è evidente come vi sia qualcosa di maledettamente non funzionante nell’organismo dello sci di fondo azzurro. Se chi di dovere non si pone delle domande ora, quando lo farà?

Foto: La Presse

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