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Australian Open 2022, l’allarme vaccini Sputnik, la rinuncia di Natalia Vikhlyantseva e il dilemma di russi e non solo

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Un ulteriore problema, in termini di partecipazione agli Australian Open, potrebbe essere rappresentato dal controverso vaccino Sputnik, spinto a fondo dalla Russia, utilizzato in alcune decine di Paesi del mondo tra cui una parte dell’Est d’Europa e del Sudamerica. A lanciare la questione è Natalia Vikhlyantseva, giocatrice con un passato da numero 54 del mondo, ma ora appena dentro le 200.

Il suo tweet è il seguente: “Sfortunatamente, non potrò partecipare agli Australian Open di quest’anno. Sono molto felice del livello che ho raggiunto negli ultimi eventi e avrei voluto giocare in Australia, ma Sputnik non è ancora verificato. Buona fortuna a tutti i partecipanti e al team degli Australian Open, che ha sempre realizzato magnifici tornei“.

A questo punto la faccenda si tinge di un nuovo capitolo: com’è noto, Sputnik non è ancora riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della sanità e neppure dall’Agenzia Europea del Farmaco. Molti però sono i Paesi dell’Est e balcanici che possono somministrare dosi di tale vaccino, ma anche in Sudamerica, Asia bassa e insulare e parte dell’Africa è possibile riceverlo.

Sono dunque parecchie le probabilità che altri giocatori o giocatrici, oltre a Vikhlyantseva, abbiano ricevuto dosi del vaccino Sputnik. Si apre così un nuovo fronte, dal momento che una fetta piuttosto larga sia del circuito maschile che di quello femminile viene proprio da Paesi che hanno in Sputnik un’opzione, se non preminente, quantomeno molto consistente. In Australia, in particolare, è consentito l’ingresso a chi ha effettuato la vaccinazione con Sputnik nel caso in cui abbiano poi ricevuto una dose di richiamo con altri vaccini più noti, come Pfizer o Moderna.

Foto: LiveMedia/DPPI/Rob Prange – LivePhotoSport.it

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